Cina: retata di monaci per le manifestazioni in favore del Tibet
di Valerio Pugi - 12/03/2008
Fonte: Il secolo d'Italia
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Contemporaneamente a Dharamsala, la cittadina indiana dove vivono il Dalai Lama e decine di migliaia di rifugiati del Tibet, la polizia ha cercato di bloccare la marcia di cento esuli che hanno deciso di tornare in patria, arrivando al confine con la Cina fra sei mesi, in coincidenza con l'apertura dei Giochi olimpici di Pechino, 1' 8 agosto prossimo. La polizia indiana ha comunicato ai marciatori che non potranno superare ì confini del distretto di Kangra, quello nel quale si trova Dharamsala. «I rifugiati tibetani hanno diritto di tornare in Tibet - ha reagito Tsewang Rigzin, uno degli organizzatori della marcia -Questo è il primo grosso ostacolo che incontriamo ma noi continueremo a marciare». Ieri sera i partecipanti alla marcia hanno comunque deciso di continuare. Sono partiti dalia Sarah School in direzione di Kangra, il capoluogo distrettuale che dista qualche chilometro e dove, è praticamente certo, la polizia cercherà di fermarli. All'iniziativa aderiscono tre esponenti del Partito radicale, Matteo Mecacci, Sergio D'Elia e Marco Perduca, secondo i quali nella serata di lunedì le autorità di polizia locale indiana hanno comunicato, agli oltre 100 partecipanti alla marcia del 10 marzo, "un ordine di detenzione" con il quale si intima di non proseguire la marcia oltre il distretto di Kangra, dove attualmente si trovano. L'ordine sarebbe motivato dalla violazione di un'intesa tra il governo indiano e il Dalai Lama sulla non conduzione di attività anticinesi sul suolo indiano. A questo proposito Mecacci, D'Elia e Perduca hanno dichiarato: «L'iniziativa del governo indiano di vietare la continuazione della marcia rappresenta una gravissima violazione della libertà di manifestazione e speriamo sia smentita al più presto dalle autorità governative. Per quanto ci riguarda - hanno aggiunto - in accordo con gli organizzatori, continuiamo a marciare a fianco dei monaci e degli attivisti tibetani anche nei prossimi giorni, e siamo pronti ad azioni dirette di disobbedienza civile per la difesa dello Stato di diritto, a questo punto non solo in Cina, o in Italia, ma anche in India, dove continua il Satyagraha mondiale per la pace, la libertà e la democrazia». |