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Grano cangerogeno

di greenplanet - 16/01/2006

Fonte: greenplanet.net

Il ministero chiede la lista dei clienti (il prodotto sarebbe rimasto in Puglia -dove scoppia la psicosi del pane e della pasta-, ma mancano all'appello 50.000 tonnellate su 58.000). Il gip: “Condotta spregiudicata, noncurante e anzi sprezzante per la vita altrui”. Il sospetto di un intreccio internazionale. Secondo le autorità canadesi, il sequestro è guidato da motivi politici e la Guardia di finanza non è attendibile.


GRANO CANGEROGENO, ADUC: "E' CALATO IL SILENZIO E LA CENSURA"
 
(Sesto Potere) - Roma - 13 Gennaio 2006 - "Le indagini sul grano inquinato con la cancerogena Ocratossina faranno la stessa fine del latte adulterato?": a porre la domanda è Primo Mastrantoni, segretario Aduc, Associazione per i diritti degli utenti e consumatori.
"Ricordiamo - aggiunge - che lo scorso febbraio un'indagine della magistratura porto' alla scoperta di un traffico di latte contraffatto con aggiunta di sale, permeato, proteine, latte scaduto e in polvere e ammoniaca che veniva trattato e commercializzato. Da allora non abbiamo piu' saputo nulla. Dopo il sequestro, a Bari, di partite di grano duro all'Ocratossina A, e dopo le notizie relative all'arresto dell'importatore Francesco Casillo, il silenzio
e' calato sulla vicenda. Il grano duro viene utilizzato principalmente per la produzione di pasta e di particolari tipi di pane".

L'Aduc, anche oggi, rilancia l'allarme ed alle autorità pubbliche e alle imprese del settore, ciascuno per la propria competenza, chiede nuovamente: l'elenco dei prodotti alimentari contenenti la partita di grano in
questione; l'individuazione dei lotti e la quantita' dei prodotti alimentari gia' venduti e il ritiro dei prodotti alimentari in vendita o venduti.

Ricordiamo che l'Ocratossina A e' una
micotossina (sostanza tossica) prodotta da muffe (funghi). Puo' essere presente in cereali, spezie, caffe', cacao, frutta secca, olive, mele, fichi, latte (anche umano) e derivati, carne e derivati.
Quando un prodotto contaminato entra in una preparazione alimentare contamina tutto l'alimento. Le micotossine sono:
* genotossiche (danneggiano il materiale genetico);
* cancerogene (provocano il cancro);
* mutagene (inducono mutazioni genetiche)
* nefrotossiche (danneggiano i reni)
* teratogene (inducono malformazioni);
* immunotossiche (danneggiano il sistema immunitario).
La quantita' massima assumibile di Ocratossina A e' di 5 nanogrammi (5 miliardesimi di grammo) per kg di peso corporeo di una persona.

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GRANO, CASILLO  RESTA IN CELLA. IL MINISTERO CHIEDE LA LISTA DEI CLIENTI

Il percorso del grano cancerogeno è stato individuato.
La Procura di Trani ha inviato al ministero della Salute, che ne aveva fatto richiesta, la filiera parziale delle vendite del grano che sarebbe risultato contaminato da ocratossina.
In questo modo la Procura ha rinunciato al segreto istruttorio sull´atto d´indagine.
A quanto pare il grano contaminato sarebbe rimasto quasi tutto in Puglia.
«La situazione si è cristallizzata» dicono gli inquirenti. L´indagine nel frattempo prosegue: Francesco Casillo rimane in carcere. Il pm che sta conducendo le analisi, Antonio Savasta, ha dato parere negativo ai domiciliari.
Continua anche la querelle sulle analisi.
Secondo la difesa di Casillo l´inchiesta è basata «su una sbagliata impostazione della campionatura».

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LA PROCURA: IL GRANO TOSSICO È IN PUGLIA

Domani la decisione sulla scarcerazione di Casillo. Martedì nuovo interrogatorio

TRANI — Il grano contaminato da ocratossina sarebbe rimasto quasi tutto in Puglia.
È quanto la procura di Trani ha comunicato al ministero della Salute, che aveva chiesto di sapere dove fosse finito il prodotto.
L'elenco dunque si compone presumibilmente di parte dei clienti di Casillo, molti dei quali in Puglia ma qualcuno anche fuori.
Qualcuno anche in Emilia Romagna, almeno stando a quanto risultava già al ministero della Salute sulla base di propri accertamenti illustrati venerdì al Corriere del Mezzogiorno dal ministro Storace.
Domani il gip Michele Nardi potrebbe esprimersi in senso favorevole ai domiciliari e quindi, il nuovo interrogatorio di Casillo, già fissato per martedì, potrebbe svolgersi fuori dal carcere di Trani.
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L'AMBASCIATA DEL CANADA A GREENPLANET: IL NOSTRO GRANO È SICURO, IN GIOCO "ALTRI INTERESSI"

Caro direttore (...)

I fatti sono che il grano canadese è assolutamente sicuro I campioni dei carichi sequestrati a Bari erano stati prelevati ed analizzati in Canada confermando la piena conformità del grano ai requisiti internazionali e dell'Unione europea in materia di sicurezza alimentare.

Il Canada si è comportato in maniera più che trasparente, offrendo la sua collaborazione al magistrato ed alle altre competenti autorità italiane sin dall’inizio di questa vicenda.

I risultati ufficiali canadesi sui test effettuati sui carichi in questione sono stati forniti all'Italia nel mese di dicembre.
Le autorità canadesi sono tuttora in attesa di ricevere una risposta, anche in merito alle importanti richieste di chiarimenti circa le procedure di campionamento e delle analisi ordinate dal Sostituto procuratore di Trani.
 
Esistono delle direttive dell'UE, nonché degli obblighi internazionali, che stabiliscono il controllo ed il trattamento del grano.
Il Canada protesta contro il modo in cui vengono trattate le proprie esportazioni che sono sicure ed a norma di legge. Nell'assenza di trasparenza, non si può non prendere nota delle preoccupazioni espresse da alcune delle imprese italiane danneggiate le quali sostengono che sono in gioco altri interessi che non sono quelli della sicurezza del consumatore italiano.
 
Le esportazioni dall'Italia verso il Canada sono il triplo di quelle dal Canada verso l'Italia.
Molte di queste esportazioni sono di prodotti alimentari.
E' interesse comune degli agricoltori e dei produttori italiani di generi alimentari, nonché dei produttori di grano canadesi, che le regole internazionali e gli standard di controllo siano rispettati nella loro totalità.
Questa Ambasciata si augura che le nostre relazioni commerciali, reciprocamente proficue, non siano soggette a disinformazione.
Ribadisco: il grano canadese è sicuro.
 
Voglia gradire i miei migliori saluti.
 
Robert R. Fowler
ambasciatore

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IN PUGLIA PSICOSI DEL PANE E DELLA PASTA

Consumi scesi del 50%. Si cercano gli acquirenti della partita contaminata da ocratossina (al momento sconosciuta la destinazione di 50.000 su 58.000 tonnellate)

Mentre il re del grano Francesco Casillo è stato interrogato dai pm di Trani, in Puglia si è scatenata una vera e propria psicosi da ocratossina. Il fungo sconosciuto ai più, ieri e soprattutto mercoledì, è stato al centro delle preoccupazioni dei consumatori pugliesi e in particolare della provincia di Bari.
Soprattutto nel capoluogo, dove a sede il molino di Casillo e ad Altamura, molte partite di pane sono rimaste invendute nei negozi e nei supermercati e gran parte della pasta non si è mossa dallo scaffale.
E’ difficile calcolare la percentuale reale delle mancate vendite anche se in molti punti vendita hanno superato il 50% tanto da costringere i pastai a scendere in campo con dichiarazioni rassicuranti.
Ma in atto c’è pure una sorta di scaricabarile su dove possa essere depositata l’ocratossina. Infatti, se gli industriali della pasta pugliesi, che, Barilla esclusa, sono tra i maggiori produttori italiani e mondiali di questo prodotto, assicurano sulla salubrità della loro produzione e sui controlli, le voci che si sono subito diffuse anche tra i media locali cercavano di spostare l’attenzione dalla pasta e dal pane ai mangimi animali che sono spesso composti con la parte esterna del grano.
A illustrare la reale situazione del momento, ci prova Vincenzo Divella, titolare del pastifico Divella, secondo produttore nazionale con 1,2 milioni di quintali di pasta prodotta all’anno e 185 milioni di euro di fatturato nel 2005.
«Non si può dire che fila tutto liscio. C’è paura tra i consumatori e non solo tra quelli pugliesi. A me, dopo che Rai International ha mandato il servizio negli Stati Uniti, sono arrivate telefonate e mail perfino da New York dove la pasta Divella è ben conosciuta».
E cosa gli ha risposto?
«Li abbiamo rassicurati e abbiamo fatto una circolare per i nostri clienti e per i consumatori finali, dove spieghiamo che non abbiamo mai utilizzato il grano di quella partita, né quello dei Casillo».

Nel frattempo, i magistrati stanno cercando di accelerare l’inchiesta per scoprire dove sia finito il grano contaminato e cercare di arginare la psicosi.
Il sostituto procuratore di Trani, Antonio Savasta ha dichiarato infatti «che una piccola parte del grano è stata rintracciata» e adesso insieme al suo team e al Gruppo Repressione Frodi della Finanza sta facendo eseguire verifiche e controlli, sia sui quattro acquirenti del grano canadese contaminato che su tutti i clienti delle società.
Ad aver acquistato la partita canadese contaminata infatti oltre alla «Molino Casillo» che si è tenuta per se ben 48 mila tonnellate, ci sono per le restanti 10 mila, la «Louis Dreyfus Italia spa» di Ravenna, la «Candeal Commercio srl» di Foggia e la «Agriviesti srl» di Altamura (Bari).
Secondo indiscrezioni all’appello mancherebbero ben 50 mila tonnellate sulle 58 mila totali.

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Grano tossico, oggi i primi interrogatori

Il gip Nardi: “Condotta spregiudicata, noncurante ed anzi sprezzante per la vita altrui”
Il procuratore capo Barbera: “Successi basati anche su truffe”

TRANI Una famiglia finita nel mirino della magistratura. Stessa sorte, due anni e mezzo fa, toccò, per altre ragioni, alla famiglia Ferri. Ora le campane, o meglio le sirene, suonano per i Casillo. Corato, fiore all'occhiello dell'economia del nord barese, accusa un secondo duro colpo.
Gli arresti Forse è proprio vero che non è tutt'oro ciò che luccica, ed il procuratore capo di Trani Nicola Barbera non va leggero, affermando che “evidentemente alcuni degli altisonanti successi imprenditoriali della zona si sono basati anche sulle truffe”.
A differenza dei Ferri, l'azienda dei Casillo prosegue l'attività. Non è finita, come accadde invece per i Ferri, nelle devastanti sabbie mobili del fallimento.
Tuttavia l'arresto, in due giorni, di quattro componenti della famiglia Casillo, non è poco per un'azienda leader internazionale nel settore cerealicolo.
Martedì l'arresto di Francesco Casillo, “coamministratore e gestore di fatto della Molino Casillo Francesco srl” per il grano cancerogeno giunto dal Canada il 23 settembre. Ventiquattr'ore dopo stessa sorte per altri tre familiari.

Le porte del carcere si sono aperte per Pasquale, Beniamino e Gardenia Casillo: non solo truffa aggravata e falso ideologico ma anche associazione per delinquere finalizzata al conseguimento di contributi comunitari in frode alla legge.
Accuse mosse allo stesso Francesco Casillo, a cui la, seconda, voluminosa ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere.
I Casillo saranno interrogati oggi dal gip Michele Nardi che nella tarda mattinata di ieri ha tramutato in arresti domiciliari la carcerazione preventiva di Gardenia Casillo per problemi di salute.

Oggi Francesco Casillo è atteso da un duplice interrogatorio. Da un lato potrà difendersi dalle accuse contestate anche ai familiari, dall'altro potrà spiegare la commercializzazione e l'adulterazione della partita di grano giunta dal Canada nel porto di Bari a bordo della nave “Lock Alyn”, nonchè la commissione di certificati di comodo a due nuovi analisti: Alessio Di Maggio, dirigente della Samer accreditata presso la Camera di Commercio di Bari, e la farmacista Caterina Serino.
 
L'indagine
I due il 31 dicembre, dopo il fermo, confessarono l'inaffidabilità dei loro certificati, poi utilizzati da Casillo per ottenere il dissequestro della sua partita. Il sequestro del grano nocivo partì proprio dall'indagine “Apocalisse”, sfociata nell'immane operazione di ieri. Il pm Antonio Savasta, infatti, stava indagando sullo spietramento della Murgia e sulle conseguenti truffe alla Comunità Europea per ottenere le cosiddette “quote grano”. Tra i soggetti indagati anche i Casillo che, secondo l'accusa, in pochi anni hanno acquistato nella Murgia 1000 ettari di terreno di natura pietrosa e destinati a pascolo. Terreni nell'agro di Corato e Minervino comprati a basso costo e trasformati in “fruttuosi” seminativi; inidonei, però, alla coltivazione del grano e che perciò indussero gli inquirenti ad estendere il raggio d'indagine sulle forniture dei Casillo.
“Spregiudicata ed occulta”. Così il gip Nardi definisce la gestione di fatto della “Molino Casillo” ad opera dell'ormai 40enne coratino Francesco Casillo, ritenuto il numero uno dell'azienda di famiglia nata nel 1957 come impresa individuale del commendator Francesco Casillo che rilevò la “Molini e Pastifici Coratini”.
 
La società
“Una società - secondo quanto si legge nell'ordinanza di mercoledì - formalmente amministrata dai genitori: Vincenzo Casillo e Lucia De Bellis”.
Dopo l'ormai famoso 23 settembre è stato nominato coamministratore Pasquale Casillo. “Appare evidente che la compagine degli amministratori appare poco idonea - scrive il gip - alla gestione di un intero complesso aziendale così articolato con tutte le società partecipate”.
Duro il profilo fornito dal dr. Nardi nel provvedimento d'arresto di mercoledì: “Francesco Casillo ha deliberatamente acquistato e messo sul mercato un partita di grano e quindi di farina, finita in chissà quali lavorazioni ben sapendo della sua contaminazione da ocratossina ed assumendosi, noncurante ed anzi sprezzante per la vita altrui, il pericolo di danni gravissimi alla salute umana per una moltitudine indeterminabile di soggetti: l'ocratossina è altamente cancerogena - chiosa Nardi - e provoca, nella migliore delle ipotesi, gravissime intossicazioni”.

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L’alimentazione italiana è sempre più a rischio?
La domanda, che può sembrare retorica, crediamo sia passata per la testa di moltissimi dei nostri connazionali. Il Bel paese, noto per le prelibatezze e per i prodotti tipici protetti, è da qualche mese al centro di scandali proprio in merito alla qualità dei suoi prodotti.
Tutti ricorderanno infatti il susseguirsi di notizie allarmanti: prodotti di stampa presenti nel latte di proseguimento e in alcuni derivati; uova avariate con conseguente rischio per – prevalentemente - i prodotti di pasticceria; da due giorni anche la semola di grano, prodotto “principe” delle nostre tavole è al centro di uno scandalo.
Avrete letto i dettagli dell’inchiesta, che non staremo qui a ripetervi, se non per ricordarvi che parliamo del sequestro di 58mila tonnellate di grano contaminate da Ocrotossina, una tossina altamente nociva sia se assunta in maniera diretta che indiretta (come il consumo di carni di animali nutriti con alimenti contaminati).
Nonostante i ripetuti appelli di una vasta parte della società civile, ancora oggi non siamo in grado di darvi notizie circa i prodotti e le aziende che hanno utilizzato il grano contaminato canadese, importato da Casillo.
Indiscrezioni ci segnalano che anche uno dei marchi leader dell’alimentazione made in Italy facesse uso di prodotti provenienti da Corato, proprio la zona dei Casillo. Ed è facile notare come questa stessa azienda avesse tenuto a sottolineare la propria estraneità dall’uso delle uova marce, mentre ad oggi assistiamo ad un silenzio assordante sul tema semola.
Ma, come voi ben sapete, noi tendiamo sempre a pensare a male.
Un altro punto che vale la pena di sottolineare, in tutta la vicenda Casillo, è la sofisticata trama di rapporti che l’imprenditore aveva intessuto con alcuni dei pezzi più importanti di controllo della filiera: si va dai laboratori di analisi sino a funzionari pubblici cui competeva la verifica delle certificazioni.
A questo aggiungiamo una piccola nota di colore: il grano sequestrato che ha portato all’arresto di Casillo era già stato posto sotto sequestro nel mese di settembre, e successivamente rimesso in circolazione (ad ottobre) proprio grazie a delle false analisi prodotte, a quanto ci è possibile sapere, da laboratori evidentemente compiacenti.
E al danno si è aggiunta la beffa: sino a ieri, infatti, campeggiavano sul sito dei Molini Casillo i loghi di certificazioni di qualità, slogan inneggianti alla sicurezza alimentare, e il vanto di essere “leader della semola”.
A quanto detto sin’ora vale però la pena di aggiungere che il grano sequestrato era di origine canadese, come tutti sanno. Ma non tutti, invece, sanno che nel paese del nord america lo Stato è coinvolto nella commercializzazione del grano.
Infatti, come apprendiamo dal blog canada.blogosfere.it, il Canadian Wheat Board è un organismo composto da 85.000 coltivatori di grano.
Il Consiglio dello stesso è composto da 15 membri: 10 nominati dagli agricoltori e 5 dal governo federale, a cui spetta inoltre la definizione delle norme di sicurezza e altri passaggi importanti per la lavorazione del prodotto.
Il dubbio quindi sorge spontaneo: poiché le certificazioni iniziali sostenevano che la quantità di agente tossico fosse nei limiti previsti (mentre è stato successivamente verificato che fosse tre volte superiore a quel livello), l’organismo canadese sapeva e ha fatto finta di niente?
O anche qui si possono pensare cointeressenze di funzionari?
A noi non resta che aprire il nostro bel pacco di pasta e sperare che tutto ci vada bene.
Ci fa piacere ricevere notizie rassicuranti in tal senso dall’Unione Pastai Italiani che ci informa di aver dato il via a centinaia di analisi in tutta Italia, e che i prodotti risultano sicuri.
Ma ci piacerebbe che, una volta tanto, il Governo mettesse da parte l’interesse delle aziende, spaventate dal ritorno negativo di tali notizie, e ci informasse sui nomi di chi ha fatto uso di quelle semole, e se tali prodotti siano ancora in circolazione.
D’altronde alcuni mesi fa Report aveva già sottolineato l’assoluta mancanza di informazione circa la provenienza delle semole utilizzate dalle industrie italiane.
Non sarebbe il caso di saperlo, così come già avviene per polli, carni, etc?
Forse il consumatore in questo caso, così come per l’olio extravergine di oliva, potrebbe dare segnali chiari all’industria.
Strano comunque che, nel Paese che ha dato vita allo scandalo metanolo nel vino, non siano ancora state varate leggi che permettano imputazioni per strage a chi, nonostante i chiari rischi per la salute pubblica, immetta sul mercato prodotti sofisticati, contaminati o pericolosi.

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L'INDUSTRIA: "COSTRETTI A IMPORTARE"

L'industria molitoria italiana è costretta ad importare circa il 30% di grano duro sia per l'insufficenza di prodotto nazionale che per carenze qualitative della produzione italiana.
Lo dichiara l'Italmopa, associazione che rappresenta l'industria molitoria italiana.
«L'approvvigionamento dell'industria molitoria è coperto in misura del 70% circa, dalla produzione nazionale di frumento duro. Il deficit quantitativo della produzione nazionale rispetto al fabbisogno dell'industria molitoria italiana, destinato ad incrementarsi nel corso dei prossimi anni , determina il ricorso all'importazione di ingenti quantitativi di materia prima sia da Paesi comunitari, sia da Paesi terzi. L'approvvigionamento da Paesi terzi è inoltre motivato da alcune carenze qualitative della produzione nazionale che rendono indispensabile l'importazione di alcune tipologie di frumento provenienti, in particolare, dal Canada, dagli Stati Uniti e dall'Australia».
L'associazione, nel sottolineare la complementarietà del frumento di importazione per la copertura del fabbisogno nazionale di materia prima, ricorda di essersi resa promotrice con alcune componenti del mondo agricolo della realizzazione di un contratto di filiera, approvato ai primi di dicembre dal Cipe, che prevede l'acquisto di un significativo quantitativo di frumento duro nazionale su base annuale, secondo un sistema di qualità finalizzato a stimolare un rinnovato interesse agricolo verso tale coltura.
L'Italmopa inoltre dichiara di aver presentato al tavolo di filiera istituito al ministero delle Politiche agricole e forestali, una propria proposta in merito all'intesa di filiera e alla ristrutturazione della filiera cerealicola.

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INTERROGATO CASILLO, NEGA TUTTO

TRANI (Bari) – Ha respinto tutti gli addebiti l'imprenditore Francesco Casillo, amministratore della Molino Casillo di Corato (Bari), arrestato tre giorni fa nell'àmbito di un'inchiesta della procura di Trani sulla vendita di grano contaminato da ocratossina, una tossina cancerogena.
Nell'interrogatorio di garanzia tenuto dinanzi al gip Michele Nardi e al pm Antonio Savasta, Casillo ha negato le sue responsabilità in relazione alle accuse di avere trasformato, mediante miscelazione con altro grano, grano duro importato dal Canada e contaminato da ocratossina, in semole destinate all'alimentazione umana e al consumo, adulterando e corrompendo in tal modo il prodotto, in violazione alle norme comunitarie.
Casillo è stato interrogato contestualmente anche in relazione all'inchiesta sui danni ambientali provocati al parco della Murgia condotta dallo stesso Pm e nell'àmbito della quale avantieri a Casillo e ad altre ventinove persone (tra cui alcuni suoi parenti) sono state notificate ordinanze di custodia cautelare.
Nell'àmbito di questa vicenda, a quanto si è appreso, Casillo si sarebbe detto disponibile a risarcire il danno ambientale eventualmente procurato. Per quanto riguarda la diffusione sul mercato del grano contaminato, secondo gli inquirenti, solo una minima parte sarebbe stata effettivamente messa in vendita.
Infatti – ha detto Savasta – dopo il primo sequestro di grano contaminato avvenuto il 23 settembre (58 mila tonnellate) cui ne è seguito un secondo a novembre di 27 mila tonnellate, molte aziende che si approvvigionavano dalla Molino Casillo hanno ritirato il prodotto per sicurezza.
In ogni caso, si stanno compiendo accertamenti per cercare di tracciare il percorso seguita dal grano contaminato eventualmente venduto. Intanto, sono state 145 le analisi eseguite dalla procura di Torino per verificare se in Italia siano circolati, nel 2004 e nel 2005, cibi con ocratossina (la sostanza cancerogena al centro dello scandalo che ha portato all'arresto dell'imprenditore pugliese Francesco Casillo) superiore ai limiti consentiti.
Tutte hanno dato esito negativo. L'ocratossina si trova in numerosi alimenti e, a livelli elevati, può provocare tumori ai reni e all'apparato urinario. L'inchiesta torinese, coordinata dal pm Raffaele Guariniello, si è svolta di concerto con l'Ispettorato centrale repressione frodi. I campioni erano stati prelevati in ogni parte d'Italia.

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Dopo il sequestro del grano cancerogeno a fine settembre 2005 e mentre erano in corso accertamenti nelle quattro società importatrici del carico contaminato, l’imprenditore coratino, secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, si era rivolto a laboratori chimici indipendenti per ottenere, con raggiri e false promesse di future commesse, una certificazione della assoluta salubrità del cereale e della totale assenza in esso di sostanze tossiche quali la Ocratossina, e quindi ottenere il dissequestro.

Gli investigatori sostengono che l’ imprenditore coratino fosse in possesso sin dal momento dell'acquisto concluso in Canada, di una certificazione della competente Autorità di controllo canadese attestante la presenza, seppur nei limiti previsti dalla normativa comunitaria, di una contaminazione da Ocratossina del prodotto da importare.

Presentata questa la documentazione delle “false analisi”, Casillo ha quindi ottenuto a inizio ottobre 2005 il dissequestro da parte della magistratura dell’ intero carico contaminato: ha così continuato il ciclo commerciale, introducendo in commercio un prodotto acquistato a prezzi di gran lunga inferiori a quelli tariffari e realizzando, secondo la guardia di finanza, “spregiudicati margini di guadagno” destabilizzando l’equilibrio dell’intero settore.

Nella clamorosa faccenda che ha avuto inizio a fine settembre è stato svelato un retroscena.
La sera del 30 dicembre scorso i due analisti a cui Casillo si era rivolto, Alessio Di Maggio dirigente della «Samer» e Caterina Serino, furono arrestati con l'accusa di favoreggiamento.
Il giorno seguente, il 31 dicembre, nel corso degli interrogatori di garanzia i due affermarono «che di fatto non avevano svolto le indagini analitiche e che di questo era a conoscenza Casillo».

Dopo la confessione i due analisti furono rimessi in libertà essendo cessate le esigenze di custodia cautelare.
Dalle confessioni di Di Maggio emerge che Casillo avrebbe preteso i risultati delle analisi in sole 6 ore, quando invece quel particolare tipo di indagini chimiche occorrevano 18 giorni. Inoltre, rispetto alla tipologia di analisi, sia Di Maggio che la Serino avrebbero ammesso a Casillo la loro mancanza di mezzi e competenza specifica.

Ma di fronte alla risolutezza dell’imprenditore nell’ottenere quei “buoni”risultati, Di Maggio cedette, distruggendo però i campioni per eliminare ogni traccia e la Serino, che non aveva mai avuto precedenti rapporti con Casillo, acconsentì a quelle analisi parziali non sapendo a cosa servissero.

«Entrambi gli analisti - scrive il gip Nardi – hanno svolto per la prima volta analisi per Casillo, entrambi affascinati dalla possibilità d'intraprendere un rapporto duraturo con la sua azienda. Casillo aveva scelto questi soggetti proprio per la difficoltà che i due avrebbero avuto per effettuare dati attendibili. È evidente, quindi, la ricerca di soggetti che potessero presentare certificati compiacenti, sminuendone il rischio».

Ora per chiudere, proponiamo le domande di un nostro lettore:
1) una corsa all'oro a discapito della nostra pelle, per arrivare dove?
2) pochi imprenditori sono padroni di mezza Corato, case...terreni etc, se vogliono le nostre vite possono pure comprarsele visto che adesso valgono poco o niente?
3) che pasta mangiano oggi i Casillo?
(Vivicorato.it)


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GRANO, GUERRA ITALIA/CANADA

Dopo il sequestro dei carichi contaminati le autorità di Ottawa all'attacco: «Inattendibili gli esami della Guardia di Finanza»
L'arresto dell'imprenditore Francesco Casillo e il sequestro da parte della magistratura italiana di un carico di grano canadese ritenuto contaminato dalla ocratossina, una tossina cancerogena, sta creando serie difficoltà tra Roma ed Ottawa con le autorità canadesi che hanno accusato l'Italia di analisi non attendibili e di non troppo velati motivi politici quale motivo del sequestrato.

Ed addirittura l'ambasciata canadese a Roma ha presentato formale protesta presso il governo italiano e l'Unione europea arrivando quasi a minacciare le esportazioni italiane verso il Canada.
«Le analisi condotte in Italia su ordine della magistratura di Trani non sono state effettuate dall'agenzia italiana preposta a tali controlli e riconosciuta a livello internazionale, per questo non possiamo considerare attendibili i risultati che hanno portato al sequestro del grano canadese».

Maureen Fitzhenry, portavoce del Canadian Wheat Board, spiega al Corriere la posizione ufficiale del monopolio canadese per il commercio delle granaglie: la Guardia di Finanza per il Canada non è attendibile.

E ancora più dure sono le parole di Jim Stuart, direttore del servizi all'industria della Canadian Grain Commission, l'agenzia del governo di Ottawa che si occupa appunto di grano: «Da quello che ho visto e sentito sui media il tutto potrebbe avere dei motivi politici, probabilmente dettati dai produttori italiani di grano duro che non vedono di buon occhio le importazioni dal Canada».

Nel merito della questione entra poi il comunicato diramato dall'ambasciata canadese a Roma: «L'Ambasciata si rammarica che il commercio legittimo venga ostacolato e che la reputazione del grano canadese venga ingiustamente messa in discussione in base ad analisi effettuate ben tre mesi dopo l'arrivo, quando sarebbero state sufficienti solo dodici ore. Non ci è dato sapere in quali condizioni i campioni siano stati conservati durante questi mesi. Inoltre, le autorità italiane preposte non hanno eseguito queste discutibili e tardive analisi e, malgrado ripetute richieste, i risultati non sono mai stati comunicati alle autorità canadesi».

 «L'Ambasciata - prosegue il comunicato - protesta contro questa procedura presso il governo italiano e presso l'Unione Europea e chiede il rispetto delle regole internazionali al fine di favorire un ambiente stabile e sicuro per il libero scambio di merci. Il Canada è un mercato importante per le esportazioni italiane di pasta ed altri prodotti alimentari. Di fatti, le esportazioni dell'Italia verso il Canada sono tre volte superiori a quelle del Canada verso l'Italia».

Un'escalation che per il momento viene seguita con attenzione dall'ambasciata italiana ad Ottawa: «Stiamo seguendo passo passo l'evolversi degli eventi rimanendo in contatto con Roma - ci spiega il ministro consigliere Alessandro Cortese -. In Italia, però, la vicenda è per ora in mano alla magistratura e quindi non possiamo esprimerci in merito alla questione».

La Canadian Grain Commission ha confermato ieri che i test effettuati in Canada sul carico "incriminato" avevano rilevato tracce di ocratossina, ma ben al di sotto dei limiti dettati dall'Unione europea cosa che le autorità italiane avevano sottolineato fin dall'inizio.

L'arresto di Casillo è avvenuto martedì scorso, ma fino a ieri i media e le autorità canadesi avevano ignorato la cosa. Poi è partito il fuoco di fila probabilmente teso a difendere la reputazione internazionale del grano canadese che ora, però, sta scaldando non poco la situazione.

Ieri intanto Francesco Casillo, amministratore della Molino Casillo di Corato (Bari), è stato sottoposto all'interrogatorio di garanzia tenuto dinanzi al gip Michele Nardi e al pm Antonio Savasta del tribunale di Trani.

Casillo ha negato le sue responsabilità in relazione alle accuse di avere trasformato, mediante miscelazione con altro grano, grano duro importato dal Canada e contaminato da ocratossina, in semole destinate all'alimentazione umana e al consumo, adulterando e corrompendo in tal modo il prodotto, in violazione alle norme comunitarie.

Per quanto riguarda la diffusione sul mercato del grano contaminato, secondo gli inquirenti, solo una minima parte sarebbe stata effettivamente messa in vendita.
Infatti - ha detto Savasta - dopo il primo sequestro di grano contaminato avvenuto il 23 settembre (58.000 tonnellate) cui ne è seguito un secondo a novembre di 27.000 tonnellate, molte aziende che si approvvigionavano dalla Molino Casillo hanno ritirato il prodotto per sicurezza.

In ogni caso, si stanno compiendo accertamenti per cercare di ricostruire il percorso seguito dal grano contaminato eventualmente venduto.

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Vedi anche:

GRANO CONTAMINATO: ARRESTATO CASILLO 
L'accusa è avvelenamento, adulterazione e contraffazione di alimenti: aveva acquistato a prezzi stracciati, cereali con un potente cancerogeno (ma gli industriali della pasta rassicurano sulla qualità del made in Italy)
10/01/06 

LA MEGATRUFFA DELLO SPIETRAMENTO DELLE MURGE
Trenta persone in manette. Giro da dieci milioni di euro. un sistema di frodi ai danni dell'Unione Europea che ha danneggiato irrimediabilmente l'altopiano diventato Parco. Legami con la questione del grano cadanese all'ocratossina
12/01/06

GRANO PERICOLOSO, ALLERTA NAZIONALE
21/12/05

GRANO CONTAMINATO, INDAGINI IN CANADA
20/12/05

BARI, GRANO CONTAMINATO: NUOVI SEQUESTRI E PERQUISIZIONI
12/12/05
 
 
Sesto potere, 13 gennaio 2006
Repubblica, 15 gennaio 2006
Corriere del Mezzogiorno, 15 gennaio 2006
Ambiasciata del Canada, 13 gennaio 2006
La stampa, 15 gennaio 2006
Gazzetta del mezzogiorno, 13 gennaio 2006
Aprile, 13 gennaio 2006
Gazzetta del mezzogiorno, 12 gennaio 2006
Gazzetta del sud, 13 gennaio 2006
Vivi Corato, 12 gennaio 2006
Corriere Canadese, 12 gennaio 2006