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Il Kosovo è Serbia, la Serbia è Europa

di Dragan Mraovic - 22/05/2008

 

Il Kosovo è Serbia, la Serbia è Europa


L’imperatore Marco Aurelio Probo (276-282), celebre vincitore di barbari e usurpatori, nato nel 232 in una tenuta poco distante da Sirmio in Serbia, piantò personalmente delle viti di alta qualità sui vicini colli di Fruska gora (Alma Mensa) a nord-ovest da Belgrado e poi presso Smederevo (Mon Aureus) a est dalla capitale. Nacquero così le prime vigne in Serbia.
Constantino il Grande, senza dubbio il più grande e importante imperatore mai nato in Serbia (il 27 febbraio 280 d.C, a Niš - Naisus, nella Serbia del sud-est), ricostruì l’Impero Bizantino trasformando l’Impero Romano in monarchia assoluta, fondò Costantinopoli e riconobbe al cristianesimo libertà di culto. Numerose chiese ortodosse in Serbia sono consacrate al santo imperatore Costantino e sua madre Elena che scoprì la santa croce.
La Serbia è stata la patria di ben sedici imperatori romani: Traiano Decio (Caius Messius Quintus Decius), Claudio II il Gotico (Marcus Aurelius Claudius), Aureliano (L. Domitius Aurelianus), Probo (M. Aurelius Probus), Massimiliano Erculio (M. Aurelius Maximianus), Costanzo Cloro (Caius Flavius Valerianus Constantinus), Galerio (Gaius Valerius Maximianus Galerius), Massimino Daia (Galerio Valerio Daia), Flavio Severo (Flavio Severo), Constantino il Grande (Flavius Valerius Constantinus), Licinio (Valerius Licinianus Licinius), Costanzo II (Iulius Flavius Constantinus), Vetranione, Gioviano (nato a Belgrado), Graziano, Costanzo III. Questi imperatori nacquero nelle province romane della Pannonia Inferiore, della Mesia superiore, della Dacia Ripense e della Dacia Mediterranea che si trovano all’interno dei confini della Serbia odierna.
Questi imperatori, che hanno instillato lo spirito mediterraneo e romano nella mente dei serbi, erano soliti chiamare Dacia Mediterranea una parte del territorio della Serbia attuale.
Nel III secolo a.C Belgrado portava il nome celtico Singidunum. La prima fortezza fu costruita dai romani all’inizio del primo secolo a.C. e fu la sede di due famose legioni romane, la Quarta e la Quinta. Poi i romani costruirono tutto un sistema di fortificazioni, un colosseo, il foro, le case, le terme e trasformarono l’antico insediamento celtico Singidunum in una vera città. La prima menzione del nome slavo di Belgrado (città bianca) risale all’878, anno della bolla del papa Giovanni VIII.
Quasi cinque secoli di massacrante e distruttiva occupazione islamica non sono riusciti a soffocare lo spirito cristiano, le tradizioni europee e antiche nel popolo serbo, che nel 1389 ha svolto la funzione di ultimo baluardo contro la penetrazione degli ottomani e si è sacrificate a difesa dell’Europa nella famosa battaglia del Kosovo. La penetrazione ottomana nell’Europa occidentale fu definitivamente fermata nelle due battaglie in Serbia, a Petrovaradino nel 1716 e a Belgrado nel 1717. I serbi hanno lottato allora contro gli ottomani insieme agli austriaci capitanati dall’Eugenio di Savoia, ma anche oggi, sugli stessi campi di battaglia, i serbi difendono i valori europei e cristiani dagli stessi antichi invasori e da quello nuovo atlantico.
La Serbia ha attinto le sue basi culturali e cristiane non solo dall’Impero romano, ma anche da quello che è rimasto dell’impero romano dopo Constantino il Grande dopo la suddivisione dell’impero romano in impero d’oriente e impero d’occidente. Inoltre ha attinto dal grande pozzo della Grecia antica, infatti l’alfabeto cirillico serbo, si basa sull’alfabeto greco.
L’impero serbo si estendeva dal Danubio al Peloponneso nel XIV secolo e la nazione serba era una delle più floride del primo medioevo, ma è poi svanita nel nulla dopo la plurisecolare occupazione turca.
Si narra che Federico I Barbarossa, attraversando la Serbia per fare la I crociata, e sostando a Niš, fu ospite del re serbo e pare che mangiasse ancora con le mani mentre alla corte serba erano in uso ormai da tempo le posate d’oro.
I serbi ereditarono così le due grandi culture antiche, mediterranee e mondiali: quella greca e quella romana. Oggi sono un po’ più vicini a quella greca per motivi storici e geopolitici. Gesù Cristo è comunque il Signore di entrambi mondi cristiani. Gli affreschi cristiani più belli del mondo si trovano proprio nei monasteri della Serbia meridionale, soprattutto in quelli costruiti tra l’XI e il XIV secolo nel Kossovo e Metochia. Sono stati realizzati secondo i canoni bizantini e ortodossi.
Il re serbo Milutin è noto anche per aver donato, nel 1319, alla basilica di S. Nicola di Bari un altare d’argento che faceva parte di un dono ancor più grande, costituito da un’intera cappella in argento. Si trattava di circa 600 chilogrammi d’argento puro proveniente dalle miniere serbe di Novo Brdo nel Kosovo e Metochia, il luogo ora occupato dagli atlantici.
La grande icona di San Nicola con la riza d’argento situata dietro la tomba del Santo nella Basilica a lui dedicata, è un dono di re serbo Stefano Uros III di Deciani (1326-1331).
Altrettanto preziosa è la piccola pergamena, tuttora decorata dal sigillo d’oro del 1346, con la quale l’imperatore serbo Stefano Duscian stabilì che dal suo tributo annuo i Ragusini avrebbero dovuto trattenere duecento perperi e consegnarli ai canonici della basilica dii San Nicola a Bari. Questa pergamena fu firmata da Dusan come segue: “Per grazia di Dio, Stefano in Cristo Dio, fedele zar dei Serbi, della Costa, dei Greci e del Territorio occidentale”.
La prima regina serba ad essere incoronata da un papa è la veneziana Anna Dandolo (“O Serbia, che avesti regina/di grazia Anna Dandolo e desti/del ceppo regale di Orosia/a un Buondelmonte la sposa…” cantava D’Anunzio nella sua “Ode alla nazione serba”), mentre l’ultima regina italiana è stata una serba, Elena Petrovic. La sua famiglia venne nel Montenegro dall’Erzegovina dell’est, una zona serba dove si parla la più pura lingua serba.
La cultura e la civiltà serba sono nate nel sud della Serbia. Il sud della Serbia è la provincia del Kosovo e Metohia. In quella piccola provincia c’erano più di 1300 chiese e monasteri cristiano-ortodossi costruiti sopratutto dall’XI secolo in poi. C’erano perché dopo l’occupazione della Nato, dopo il 1999, la maggior parte di questi templi sono stati distrutti dai secessionisti e terroristi albanesi del Kosovo con la benedizione della Nato stessa. Il Vaticano e il papa non si sono mai espressi contro queste distruzioni dei templi cristiani.
Nel Kosovo si trovano le riserve di borite, un minerale rarissimo che serve per costruire le navi spaziali, di un valore di 250 miliardi di dollari, poi le riserve di carbone stimate in oltre 300 miliardi di dollari, le miniere di oro, argento di Novo Brdo che nel medioevo rappresentavano il 20% di tutto oro ed argento in Europa. Poi ci sono piombo, zinco, nichel, un minerale rarissimo bor, ecc. Con l’occupazione del Kosovo la Serbia è stata saccheggiata dell’80 per cento delle sue risorse minerarie.
Ma Kosovo e Metochia è anche la Terra sacra, Terra-chiesa, Terra della crocifissione e della risurrezione per i serbi. È il territorio dove nacque e si sviluppo la Serbia postcostantiniana, postromana e postbizantina, quella cristiana che raggiunse l’apice nell’Impero serbo dell’imperatore Dusciano il Potente che ebbe la sede nel Kosovo e Metochia nella città di Prizren ed il suo trono nel monastero di Santi Arcangeli presso la stessa città oggi raso al suolo dagli schipetari protetti dalla Nato.
Chi non capisce queste cose, non ha capito nulla della Serbia.
Dunque, i serbi hanno attinto al pozzo dell’antica Roma, al pozzo dell’antica Grecia e del Bisanzio. Perciò, oggi in Serbia si studiano ancora il latino e il greco antico, non solo le lingue moderne. Attraverso queste lingue, attraverso i pensieri delle grandi menti della storia europea non solo dell’antichità ma anche delle epoche successive, i serbi si sono impregnati della cultura antica romana, greca e della civiltà europea moderna. Sono certamente più europei di chi li sta maltrattando oggi.
Victor Hugo scrisse per la Serbia anche i seguenti versi:
“Uccidono un popolo./ Dove?/ In Europa./Ci sono testimoni?/ Il mondo intero”.
Pare che niente sia cambiato da allora.