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In Inghilterra la prima turbina che ricava energia dalle correnti marine

di Laura Stinner - 01/07/2008

 
 

 

Il mondo ha sempre più fame di energia, il ricorso alle fonti tradizionali - petrolio, gas naturale e carbone - non basta a soddisfare la domanda e il prezzo della benzina va alle stelle. Sul nucleare ci sono molte resistenze, e non solo in Italia. Lo sfruttamento dell’energia idroelettrica prodotta dalle dighe è ormai arrivato quasi al limite del potenziale, il ricorso ai biocarburanti sta provocando più danni che benefici (deforestazione, aumento del prezzo dei cereali, ecc.) e, per finire, le altre fonti energetiche pulite, come il sole o il vento, per quanti sforzi si possano fare per migliorare gli impianti e renderli più efficienti e redditizi, non potranno mai soddisfare che una parte marginale della richiesta globale. Si guarda altrove, dunque. Cercando di sfruttare ogni altra possibile fonte di energia prodotta dalla natura. Comprese le onde marine, le maree o le correnti. E non parliamo solo di progetti più o meno fantascientifici. Ma di sistemi già in uso.

 

La Gran Bretagna già da qualche settimana ha realizzato un megaimpianto che sfrutta proprio l’energia delle correnti sottomarine. Si chiama "SeaGen Tidal", si trova nelle acque di Strangford Narrows, fra l’Irlanda del Nord e l’Inghilterra, ed è stato realizzato dalla "Marine Current Turbine". E costituito da una grande turbina da 1000 tonnellate che sfrutta le correnti esistenti a circa venti metri di profondità. Le due enormi pale che l’azionano sono in grado di assicurare una potenza di circa 600 kw ciascuna: complessivamente 1.2 Mw.

 

Sebbene la velocità del vento sia decisamente superiore a quella delle correnti sottomarine, in pratica il complesso di Strangford Narrows produce complessivamente l’equivalente di un impianto eolico classico. La scarsa velocità delle correnti è infatti compensata dalla densità dell’acqua che è mille volte superiore a quella dell’aria. 

 

Naturalmente non tutte le correnti sottomarine sono sfruttabili per la produzione di energia. Secondo gli esperti, occorre che la loro velocità sia almeno di due metri al secondo perché possano essere pienamente utilizzate. Nelle acque che separano la Gran Bretagna dall’Irlanda però il problema non esiste: questa velocità è ampiamente superata. Per questo motivo il Paese ha deciso di allestire entro il 2012 altri sette impianti analoghi a quello di Strangford Narrows.