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Olimpiadi, l'Italia diserti la cerimonia

di Umberto Di Giovannangeli - 11/07/2008

 

 

Cavaliere resti a casa. La Commissione Esteri della Camera frena la smania di Silvio Berlusconi di presenziare all’apertura, l’8 agosto, dei Giochi Olimpici di Pechino.« Si impegna il governo a non partecipare con i suoi massimi rappresentanti politici alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi». È il testo della risoluzione dell’opposizione approvata ieri mattina dalla commissione Affari esteri della Camera. Presenti in commissione 8 deputati della maggioranza e 10 dell’opposizione (sui 45 componenti totali), il testo presentato dal radicale Matteo Mecacci (Pd) è stato approvato nonostante la contrarietà del Pdl e con la sola astensione di Ferdinando Adornato (Udc). Nessuna controversia e voto all’unanimità sulla prima parte della risoluzione, che chiede al governo un’attenzione costante nel chiedere alla Cina il rispetto dei diritti umani.

 

Sulla seconda parte, invece, che contiene l’impegno a non partecipare alle cerimonie delle Olimpiadi, la maggioranza, che si era opposta, è stata battuta. Il parlamentare del Pdl Marco Zacchera, che aveva inizialmente appoggiato la risoluzione di Mecacci, ieri mattina ha chiesto che si Gli «smemorati di Pechino». Coloro che prima si indignano e poi ci ripensano. Ci ripensano e si accodano all’uomo che non ha mai dubitato: George W.Bush. Lui, il presidente degli Stati Unti, ha sempre detto e ripetuto, anche nel vivo della sanguinosa repressione in Tibet, che per nulla al mondo si sarebbe perso non solo l’apertura dei Giochi Olimpici di Pechino, ma neanche le gare, tanto da chiedere al suo omologo cinese di rimediargli i biglietti per le partite di basket del «dream team» a stelle e strisce. Gli «smemorati» sono altri. Quelli più illustri albergano a Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi, e all’Eliseo, Nicolas Sarkozy, e possono contare su altri importanti «compagni di stadio», tra i quali il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda, il presidente sudocoreano Lee Myung-Moon e il presidente russo Dirnitri Medevedev. Per quest’ultimo manca ancora il timbro dell’ufficialità del Cremlino ma, visti i rapporti strategici tra Mosca e Pechino, la sua presenza pare certa. Il «Cavaliere smemorato», aveva preso tempo, consigliato al basso profilo dal suo ministro degli Esteri, Franco Frattini. Ma la vicinanza dell’«amico George» al Vertice G8 in terra nipponico, ha portato Berlusconi a rompere ogni indugio: «Penso di andare, anche se devo verificare l’agenda», dichiara il premier. Ma l’8 agosto la sua agenda ha già un impegno cerchiato in rosso: Pechino, inaugurazione delle Olimpiadi. D’altro canto, a fargli da partner c’è il capo dell’Eliseo. «Nicolas lo approvasse un nuovo testo, meno vincolante per il governo: «si impegna il governo a valutare di non partecipare» alle cerimonie olimpiche, con una decisione «concordata con i colleghi europei». Ma i deputati del Pd si sono opposti, perché, come spiega Mecacci, «non esiste una posizione comune europea e richiamarsi ad essa sarebbe stato come non vincolare il governo a nessun impegno» La richiesta formale approvata ieri mattina dalla Camera, perché il presidente Berlusconi e i suoi ministri non presenzino all’inaugurazione di Pechino 2008, «è un atto politico importante - dice Matteo Mecacci - in un momento in cui il dialogo tra il governo cinese e quello tibetano in esilio sembra giunto a un punto morto». Abbiamo impegnato il governo italiano - spiega - a subordinare la sua presenza a una verifica di apertura della Cina nei confronti del Dalai Lama e di rispetto dei diritti umani. Mi auguro che Berlusconi voglia tener conto di questo atto di indirizzo del Parlamento».

 

L’indicazione è chiara. La risposta spetta ora al premier. «Berlusconi dovrà mettere in discussione la partecipazione alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi». Così i deputati del Partito democratico componenti della commissione Esteri, hanno commentato l’approvazione della risoluzione che impegna il governo a non partecipare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino. «Solo pochi giorni fa - dicono i deputati - il premier aveva dichiarato che era orientato a partecipare ma dopo aver "sentito" gli altri, in particolare i presidenti Sarkozy e Bush. Ecco, adesso c’è un pronunciamento del Parlamento che non potrà essere ignorato». La risoluzione è, secondo gli esponenti del Pd, «un chiaro atto di indirizzo politico», che arriva in un momento in cui «il governo cinese continua a rifiutare aperture nei confronti delle richieste della comunità internazionale. Il contenuto dell’atto di indirizzo al governo - ricordano - è analogo a quello di una risoluzione del Parlamento europeo, approvata lo scorso 10 aprile con il consenso di tutti i maggiori gruppo politici».

 

In attesa del Cavaliere, una prima risposta viene dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. «Il presidente Berlusconi sembra propenso, così come Sarkozy, a presenziare direttamente» alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino, afferma il titolare della Farnesina in un’intervista a Repubblica Tv. «La posizione dell’Italia è quella di facilitare e incoraggiare il dialogo con il Dalai Lama, ma credo che nessuno immagini che il problema del Tibet si risolva da qui all’apertura dei Giochi», spiega Frattini, aggiungendo che «la cosa che molti non sanno è che gli inviti alle Olimpiadi non li fa il governo cinese ma il Cio». 

 

Tra questi, però, non ci saranno due «pesi da Novanta» dell’Europa politica: la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier britannico Gordon Brown: quest’ultimo parteciperà però alla cerimonia di chiusura, quando raccoglierà simbolicamente la fiaccola olimpica per i Giochi del 2012 che si svolgeranno a Londra. E come loro, saranno assenti, il presidente della Repubblica Ceca Vaclav Klaus e il premier polacco Donald Tusk: «La presenza dei leader occidentali all’inaugurazione dei Giochi non è appropriata», ha ribadito nei giorni scorsi Tusk. Assente per conclamati motivi politici è anche il presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Poettering, deciso assertore del boicottaggio della cerimonia di apertura dei Giochi, perché l’Europa «non può essere d’accordo» con la repressione in Tibet e deve mandare un «segnale forte» a Pechino. Altre poltrone saranno vuote quel giorno allo stadio di Pechino. Vuoti pesanti. Non ci sarà il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon (ufficialmente «per ragioni di agenda»). E a disertare l’inaugurazione saranno i leader di mezza America Latina. Non ci sarà il presidente brasiliano Ignacio Lala Da Silva, come pure «diserteranno» i capi di Stato o di governo di Argentina, Cile, Colombia, Ecuador, Messico e Uruguay. Questi Paesi hanno già chiarito che invieranno solo una delegazione sportiva (argentini e cileni manderanno i sottosegretari allo Sport).