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La sostanza non il suono dei bytes

di Ralph Nader - 21/07/2008

 

Nella campagna presidenziale di quest'anno, i media principali voglio evidenziare le gaffe dei candidati, le loro tattiche riguardo a quelle dell'altro, i flussi di gossip politici e 4 bytes del suono secondario.

Ancora una volta questo è il modello noioso. Obama è un elitista per quello che dice sulle piccole città della Pennsylvania? Perché Hillary e Bill esagerano? L'eloquenza di Bill trascinerà giù Hillary? Il parroco di Barack lo trascinerà giù? Che dire del fattore del genere? Del fattore della razza? Funzioneranno?

Chi ha più esperienza il 1° giorno? Quale è la stregoneria di McCain sui reporter che seguono la sua campagna? Egli può progettare un calore umano? Quali stati deve vincere Hillary e con che margine per continuare la corsa?

 

Alle discussioni domenicali partecipano gli stessi membri dell'oligopolio dell'opinione. C'è Bill Kristol che porta a casa la pancetta neocom con una frequenza desolante. C'è lo spettacolo della sposa di  James Carville/Mary Matalin che mostra il loro litigio oltre l'ideologia.

Contemporaneamente la lotta quotidiana degli americani che assorbe i risultati degli abusi del potere di ricchi, potenti e dei corporativi, continua al di fuori di questo campo di forza innato alla trattazione e della cronaca insipida.

La gente non sa nulla su ciò che McCain, Obama e Clinton faranno contro la droga, sull'aumento dei prezzi di petrolio e gasolio, per non dire quello che essi non fecero in queste aree della protesta pubblica.

La disintegrazione è dappertutto. I lavori pubblici crollano - le scuole, le cliniche, i trasporti pubblici, le librerie, l'acqua potabile e i depuratori. I dollari delle tasse furono usati per distruggere l'Iraq e per sussidiare o promuovere le imprese mal amministrate da CEOs strapagati. I deficit pubblici lievitano.

 

I criminali corporativi ridono sempre alle spalle del banco. L'80% del lavoratori sono vicini al fallimento mentre la crescita dell'economia, fino allo scorso Ottobre, arricchiva i ricchi e i super ricchi uscivano dalle statistiche.

Un lavoratore su tre vive con un salario uguale a quello di Wal-Mart. Quasi 50 milioni di americani non hanno l'assicurazione sanitaria. 18.000 americani muoiono ogni anno perché non possono pagare le spese mediche, secondo l'Istituto di Medicina. La recessione s'aggrava.

I giganti corporativi abbandonano milioni di lavoratori americani quando spostano industrie intere nei regimi dittatoriali stranieri dove le elites politiche impongono i salari, vietano le unioni sindacali indipendenti, e se ben oliati, riducono gli altri costi di queste imprese. Soltanto i CEOs americano sono esclusi da questo precipizio folle dell'avidità e dei profitti.

Tutte le nostre istituzioni democratiche - corti, agenzie, parlamenti - sono sottomesse dai trattati commerciali autocratici "distruttivi" come la riservata World Trade Organization e il NAFTA.

Gli operatori di Wall Street s'agitano per i rischi sconsiderati e aspettano che Washington li soccorra. Certo, perché no? Esso è pressato dai dirigenti di Wall Street che vogliono una nomina per un'alta posizione governativa. Le grandi corporazioni sono il governo.

I consumatori affrontano il rapido incremento dei prezzi del cibo, perdono il diritto alla casa, e aumentano gli affitti. Hanno perso il controllo sulla loro moneta, come dimostra il logorio quotidiano degli istituti delle carte di credito, degli operatori telefonici e delle migliaia di onorari, penalità e spese, ben descritte nel nuovo libro /Capitalismo Gotcha/ del reporter del MSNBC Bob Sullivan. La povertà cresce.

Ogni anno, quasi 58.000 americani muoiono a causa dell'inquinamento dell'aria (fonte EPA), e 100.000 pazienti perdono la vita a causa della negligenza medica e molti altri dalle infezioni contratte durante i ricoveri ospedalieri. Avete udito qualche grande compagnia che denunci questi livelli del disastro così gravi?

I lavoratori si sentono esclusi - sono umiliati, i reclami negati, licenziati arbitrariamente e abbandonati senza un aiuto nelle sabbie mobili e nei mari della globalizzazione corporativa.

L'81% pensa che la nazione stia andando nelle direzioni sbagliate. Molti ritengono che le corporazioni abbiano troppo controllo sulle loro vite. E il 61% degli intervistati dice che i grandi partiti stanno fallendo.

Adesso tornate alla copertura radio e televisiva della campagna presidenziale. Quanto di quello che ho detto si riflette nelle distrazioni incessanti delle tattiche, gaffe e nella corsa fervida a raccogliere fondi?

Possono la stampa e gli esperti essere seri una volta se la gente non sostiene i politici e li vorrebbe seri verso le loro richieste, le loro condizioni e le loro reazioni? Se gli elettori vogliono un rendiconto conciso, leggano il preambolo della Costituzione che inizia "Noi il Popolo…" non "Noi le Corporazioni…"

C'è una responsabilità attaccata a quelle parole.

FINE

 

Tradotto il 20/07/2008 da F. Allegri per Futuroieri

http://digilander.libero.it/amici.futuroieri