Si del partito unico al trattato di Lisbona
di Marco Cedolin - 01/08/2008
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dichiarato “è un titolo di onore per il Parlamento italiano”, il Presidente della Camera Gianfranco Fini l’ha definita “una bella pagina parlamentare”, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha parlato di “un risultato particolarmente importante”, il ministro degli Esteri Frattini ha detto che si tratta “di un bell’esempio che l’Italia dà al resto d’Europa”. I deputati del PD di Veltroni, dell’UDC di Casini, e dell’IDV di Antonio Di Pietro hanno votato alla stessa maniera dei loro colleghi della maggioranza e insieme a loro si sono spellati le mani in un lungo caloroso applauso liberatorio. I deputati della Lega che da sempre cavalcano l’euroscetticismo, facendo incetta di voti tramite slogan come “paroni a casa nostra” e hanno chiesto più volte fosse indetto un referendum, non hanno preso parte al battimani ma diligentemente hanno espresso il proprio voto favorevole nei confronti di un documento che di fatto tarperà le ali a qualunque proposito di autonomia ed è stato approvato senza consultare i cittadini.
Il controverso trattato di Lisbona, già respinto a giugno dal popolo irlandese, è stato definitivamente ratificato dall’Italia, senza che gli italiani siano stati chiamati a pronunciarsi in merito a questa sorta di Costituzione europea che inciderà profondamente nel loro futuro, ottenendo l’approvazione alla Camera (al Senato l’aveva già ottenuta) con 551 voti favorevoli e nessuno contrario.
Occorre pertanto constatare e prendere atto del fatto che nessun parlamentare italiano si è sentito in dovere di contrastare l’approvazione di un trattato che renderà l’Europa un’entità astratta sempre più lontana dai suoi cittadini e sempre più succube dei grandi interessi economici, nonché ancora più prona e servile nei confronti “dell’alleato” americano. Così come nessun parlamentare italiano ha ritenuto fosse necessaria una consultazione referendaria per ottenere il consenso del popolo (dopo averlo debitamente informato riguardo al contenuto di ciò che s’intendeva ratificare) in merito ad una nuova Costituzione europea che andrà a sovrapporsi a quella del nostro Paese.