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Gas russo e sviluppo capitalistico: il realismo magico del professor Anders Aslund

di Carlo Gambescia - 03/02/2006

Fonte: carlo gambescia

 

A chi sia interessato a capire la forma mentis magico-realistica di certi professori che si occupano di problemi dello sviluppo capitalistico si consiglia la lettura dell'articolo di Anders Aslund apparso sul "Corriere della Sera - Magazine", del 2 febbraio 2006, come "documento" (pp.50-52).
Innanzitutto chi è l'autore? Il professor Aslund, svedese, è uno studioso di economia dello sviluppo, e in particolare di transizioni economiche (dal socialismo al capitalismo), tema su cui ha scritto numerosi libri a partire dagli anni Novanta. In particolare, ultimamente si è occupato della "rivoluzione arancione" ucraina. Ha studiato e insegnato in Svezia e Gran Bretagna. Attualmente è docente negli Stati Uniti presso la Georgetown University e direttore del Russian and Eurasian Program al Carnegie Endowment for International Peace (per ulteriori informazioni bio-bibliografiche su di lui si veda il sito Carnegie - experts) .

Nel suo saggio affronta la crisi del gas e difende a spada tratta i cosiddetti oligarchi. Mentre Putin, quale nemico del libero mercato e del capitalismo privato, è il principale bersaglio. Quel che però è interessante al di là degli aspetti "dietrologici" del testo di Aslund (come catteristico della contrarietà statunitense a ogni forma di nazionalizzazione che possa mettere in pericolo i ricchi profitti delle imprese petrolifere, e ovviamente le forniture all'Occidente) è appunto il modo di ragionare. Un caso paradigmatico di realismo magico: forma di mentalità oggi assai diffusa tra i difensori del "libero mercato". Di qui l'importanza di riflettere sul testo di Aslund.

La sua tesi è questa: il capitalismo è il migliore sistema economico in assoluto, e gli oligarchi russi, ne sono i principali veicoli. E per questo bisogna lasciarli "lavorare", e non mettere loro i bastoni tra le ruote, come tenta fare di Putin, che invece vorrebbe nazionalizzare, o comunque tenere sotto controllo una risorsa strategica per l'economia mondiale come il petrolio.

E per dimostrare questa tesi Aslund, paragona gli oligarchi russi di oggi ai "robber barons" americani della fine dell'Ottocento (una curiosità, nell'articolo il termine è tradotto, con "signorotti predatori", probabilmente per non rovinare il bel ritratto di famiglia del capitalismo Usa, tratteggiato dall'autore...): come i primi (i "robber barons"), che rubando, corrompendo e ordinando a guardie private e polizia di sparare sugli operai in sciopero, sono riusciti a costruire il più forte capitalismo del mondo, così i secondi (gli oligarchi russi), se lasciati liberi di affamare la gente, uccidere e corrompere, sicuramente riusciranno a condurre a termine la rivoluzione capitalistica. Dopo di che la ricchezza ricadrà sull'intera società russa... Dal male ( quello di un capitalismo necessariamente hobbesiano) nascerà (come per magia, grazie alla "mano invisibile" del mercato) il bene(ssere) per tutti. Basta saper attendere.
E le differenze sociali sempre più gravi? Ecco la risposta di Aslund: "E' difficile pensare di introdurre un'economia di mercato senza che si crei una classe di super ricchi Si possono accettare le persone molto ricche? In definitiva si tratta di una questione ideologica. La storia mostra che il capitalismo maturo accetta gli oligarchi, mentre i sistemi più deboli no" (p.51).

Per Aslund morire di freddo in mezzo alla strada, mentre c'è che si concede lussuosi viaggi ai tropici, è una "questione ideologica".
O comunque, un "giusto" tributo da pagare al progresso del capitalismo.