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La corruzione nella sanità uccide più delle malattie

di Sabina Morandi - 03/02/2006

Fonte: Il Manifesto

 
Rapporto sullo stato dei sistemi sanitari nel mondo


«Ogni anno vengono spesi nel mondo più di 3 mila miliardi di dollari in servizi sanitari, per la maggior parte pagati dai contribuenti. Un enorme flusso di denaro che alimenta gli abusi. La posta è alta e le risorse preziose: i soldi perduti nella corruzione potrebbero servire per acquistare farmaci, equipaggiare ospedali o assumere nuovi medici. Senza intervenire sulla corruzione la speranza di sconfiggere l’epidemia di Aids o di raggiungere gli Obiettivi del millennio stabiliti dalle Nazioni Unite, resta remota». Non ci potrebbero essere parole più chiare per spiegare perchè Transparency International, storica organizzazione indipendente con segretariato a Berlino e sedi indipendenti in più di 85 paesi, quest’anno abbia deciso di dedicare il rapporto sulla corruzione proprio alla sanità. Non esiste forse altro settore in cui la classica mazzetta faccia più danni, perché non si traduce soltanto nel furto di beni collettivi ma comporta dirette conseguenze sulla salute delle persone, dal malfunzionamento degli ospedali all’eccesso di prescrizioni di alcuni farmaci come gli antibiotici, resi inefficaci da simile pratica, fino al lucroso giro dei farmaci fasulli che, l’anno scorso, ha ucciso nella sola Cina quasi 200 mila persone.

Il fenomeno corruzione pervade il settore sanitario coinvolgendo tutti gli attori, dai medici alle aziende farmaceutiche passando per gli organismi di controllo, e si articola in modi differenti a seconda del grado di sviluppo dei singoli paesi dove, naturalmente, i più penalizzati sono i poveri - quando per esempio sono costretti a pagare per ricevere cure che dovrebbero essere gratuite come accade in Russia e di molti paesi africani dove gli stipendi dei sanitari sono irrisori - ma può danneggiare pesantemente anche i cittadini dei paesi ricchi ai quali vengono prescritti farmaci pericolosi o di dubbia efficacia. E’ il caso ad esempio del Vioxx e del Bextra, i due farmaci antiartrite ritirati dal mercato perché provocano danni cardiaci, una controindicazione nota prima della commercializzazione ma che la Food and Drugs Adminstration americana aveva sottovalutato. Si è scoperto poi che almeno 10 dei 32 “esperti” chiamati a valutare i prodotti avevano legami finanziari con le due case produttrici, la Merck e la Pfitzer, che ora devono affrontare parecchi problemi legali.


In effetti, come evidenzia il Global Report 2006 (scaricabile da
www. transparency. org), la corruzione ha costi altissimi sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. Se in Cambogia almeno il 5% del budget sanitario sparisce ancor prima di lasciare gli uffici del governo centrale, non va molto meglio negli Stati Uniti che, con il suo sistema privato riesce a spendere più di tutti gli altri paesi industrializzati, ovvero il 15,3% del Pil. Secondo quanto registrato dagli osservatori indipendenti di Transparency i due programmi di salute pubblica statunitensi, Medicare e Medicaid, si vedono risucchiare fino al 10% delle proprie risorse in bustarelle. Peggio ancora succede in Nigeria dove, a causa della corruzione dei pubblici funzionari o delle autorità sanitarie, gli ospedali si trovano a corto di medicine efficaci. Al loro posto, secondo il gruppo di sorveglianza appositamente istituito dal governo nigeriano, i dottori somministrano fiale d’acqua e pillole di zucchero, con conseguenze facilmente prevedibili. Ma la corruzione drena risorse importanti anche nella vecchia Europa. Basti pensare che l’unità anti-frode del sistema sanitario britannico, istituita nel 1999, è riuscita a recuperare alla collettività circa 300 milioni di dollari che sarebbero finiti nelle tasche dei privati, e ha consentito risparmi quattro volte maggiori: abbastanza per costruire 10 nuovi ospedali.

La corruzione danneggia la politica sanitaria di interi paesi - nel rapporto sono citati i casi del Messico e del Kenya, con gli amministratori che preferiscono elargire ampie donazioni ai propri amici piuttosto finanziare programmi sanitari urgenti - e falsa i dati sull’efficacia dei sistemi pubblici portando acqua al mulino dei privatizzatori. Se a tutto ciò si aggiunge anche la diffusa pratica dei medici ospedalieri di dirigere i pazienti delle strutture pubbliche nei propri studi privati e di prescrivere interventi medici non necessari a puro scopo di profitto, ecco che si comincia ad avere un quadro realistico della situazione. Quadro che peggiora nelle situazioni d’emergenza, come dimostra il capitolo dedicato allo Sri Lanka, esemplificativo di quanto è accaduto in altri paesi colpiti dallo tsunami e beneficiati da un’improvvisa pioggia di soldi.

Ma Transparency International non si limita a bacchettare i colpevoli, suggerisce anche la cura individuando nella disparità di accesso alle informazioni il vero punto debole del sistema. «Sulla malattia gli operatori sanitari hanno più informazioni dei pazienti» scrivono gli autori «e le compagnie farmaceutiche sanno dei loro prodotti molto più degli amministratori pubblici chiamati a prendere decisioni di spesa». Ogni tentativo di colmare questa disparità rendendo pubbliche informazioni normalmente tenute nascoste può abbattere, da solo molti dei costi considerati normali.

Fra le misure proposte dalla ong spiccano infatti le iniziative volte a coinvolgere la società civile nella funzione di controllo, senza dimenticare quel che si può fare a livello governativo, ad esempio «istituendo dei sistemi nazionali che rendano trasparenti le controindicazioni dei singoli farmaci» ma anche allestendo dei «database pubblici sui protocolli medici e sulle sperimentazioni dei nuovi composti. La pubblicazione dei trials clinici dele industrie farmaceutiche dovrebbe essere obbligatoria, così come vanno resi noti i contributi delle compagnie private alle singole ricerche».

Al centro della questione c’è il problema del conflitto d’interesse in medicina, materia scabrosa e non ancora regolata in un momento in cui il disimpegno dei governi nella ricerca scientifica e nella formazione dei medici ha finito con il coinvolgere il settore privato in campi tradizionalmente di pertinenza del pubblico. E’ infatti ai governi che Transparency chiede di «spingere per la trasparenza del processo di valutazione dei farmaci e per la riduzione dell’eccessiva promozione delle medicine» e sono sempre i governi che devono «introdurre maggiori restrizioni sull’eccesso di prescrizioni da parte dei medici e sorvegliare più da vicino le relazioni fra dipartimenti sanitari e industria farmaceutica».