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Vandana Shiva: il cibo è democrazia

di Luca Celada - 13/09/2008

 
Il «successo del movimento Slow Food è stato di saper unire molteplici problematiche legate al cibo e all'alimentazione equa in un paradigma unitario, capace di affrontarle in maniera politicamente propositiva. Con Terra Madre e il congresso in Messico dell'anno scorso, Slow Food ha fatto dell'impegno sul sud del mondo una priorità con la filosofia di usare un'evoluzione illuminata dei consumi nel mondo sviluppato per incidere sulle realtà produttive del terzo mondo perché, nelle parole di Wendell Berry, decano e antesignano del movimento, anche lui presente a San Francisco, "mangiare è un atto agricolo"». Vandana Shiva, scienziata indiana e militante contro la fame, nel movimento esprime in modo forte il punto di vista del mondo in via di sviluppo.

Perché è importante occuparsi di alimentazione?

La ragione per cui il cibo ha assunto un'importanza così cruciale è che poteri enormi stanno decidendo della vita e della morte dei contadini. Se noi abbiamo o meno diritto a cibi sani, è diventato una problematica centrale della democrazia. E anche se può essere comodo ignorare questi fondamentali equilbri geopolitici e rinchiudersi nella propria orto, questo movimento dovrà sapere farsi carico diretto di queste problematiche. Pena, la perdita di efficacia come forza democratica.

In che senso è centrale per la democrazia?

E' una tematica centrale della democrazia a partire dalla constatazione che in quaranta paesi quest'anno ci sono state sommosse direttamente attribuibili al controllo monopolistico esercitato sulla produzione alimentare da una manciata di grandi comglomerati. Eventi che hanno costretto molti governi a fare un passo indietro dalle politiche liberiste che erano state imposte loro. E' una questione di democrazia per gli agricoltori che non sono più in grado di scegliere le sementi da piantare perché sono legati da contratti capestro a multinazionali come la Monsanto, che controlla oggi il 90% dei semi geneticamente modificati e il 70% delle sementi del mondo. Quando esiste questo tipo di monopolio sul primo anello della catena alimentare non è possibile che ci sia libertà nel resto della catena. Dobbiamo influenzare governi e parlamenti ma questo vuol dire anche far pressione sulle lobby commerciali che ne determinano le politiche. Molto dipenderà se gli Stati Uniti sapranno e vorranno modificare l'attuale modello di business agrolimentare, imponendo le proprie norme al resto del mondo per agevolare le operazioni di mercato delle proprie corporation. E' questa la sfida.

Lei critica i programmi di alimentazione delle grandi organizzazioni mondiali. Perché?

La catena del cibo risale a ritroso dalle nostre fattorie e dai contadini il cui lavoro determina la quantità di cibo disponibile, che si coltivi per sussistenza o per profitto. Il modello economico decide altresì se i produttori di cibo possano sopravvivere o meno. La fame oggi è un prodotto diretto dell'imposizione ai contadini di cosa possono coltivare, obbligandoli a vendere i raccolti per reinvestire in fertilizzanti. Il World Food Program è utilizzato sempre più da un sistema di ingiustizia globale che usa il cibo per "l'alimentazione d'emergenza", ma questo travisa del tutto il ruolo del cibo che non è fatto per supplire alle emergenze ma per l'alimentazione, la sicurezza e, sì certo, il piacere quotidiano. E' una tragedia aver permesso di trasformarla nello strumento di un sistema globale che spende 700 miliardi di dollari in derrate d'emergenza e dà altri 400 miliardi di dollari in sussidi alle corporation che distruggono l'ambiente e creano le emergenze.

E l'argomento per cui passare a una economia agricola biologica e sostenibile non potrebbe supplire al fabbisogno alimentare del mondo? Che gli Ogm sono ormai necessari a sfamarci?

Io vengo da quella parte del mondo in cui la fame è risultato diretto proprio delle politiche di conglomerati come la Carglill e la Archer Daniels Midland, che obbligano il nostro governo ad aprire al mercato globale e usano i sussidi che ricevono dal governo americano per invadere il nostro mercato con prodotti industriali Ogm di cui detengono i brevetti. Cosi l'invasione del cotone Ogm della Monsanto ha portato al suicidio di oltre mille contadini indiani. E' vero che un cambiamento nelle abitudini dei consumatori dei paesi avanzati ha un ruolo importante nel modificare questo quadro ma più in generale dobbiamo ricordare che i principi di sostenibilità e di agricoltura secondo precetti naturali, della localizzazione invece della globalizzazione e del rispetto dovuto al cibo sono diritti dovuti anche all'ultimo bambino dell'India.