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Una Banca per il Popolo, la banca etica JAK

di Gino Salvi - 20/09/2008

Fonte: ginosalvi.blogspot

 
 “E’ meraviglioso perché ho visto come i miei debiti si sono ridotti ogni mese. Nella banca tradizionale non si riduceva il debito, pagavo l’interesse e solo una piccola somma andava a ridurre il debito. In questo modo invece abbiamo sostenuto meno spese e ora mio marito è andato in pensione, 16 mesi prima del previsto”
BRITT ANDERSSON - SOCIA BANCA JAK

Gli interessi? Oggi una nuova economia che non si basi su questo meccanismo bancario è possibile. Come ha detto Milena Gabanelli, “la buona notizia di oggi viene dalla Svezia, ed è rivoluzionaria”. La banca etica JAK (JAK Medlemsbank) è una banca cooperativa con sede a Skovde, Svezia. È una banca realmente “differente” perché non c’è “nessun grosso azionista che chiede profitto” e la banca è posseduta dai suoi soci: ciascuno detiene 1 sola azione e ha lo stesso peso decisionale nell’annuale votazione del consiglio direttivo. JAK è un acronimo che sta per Jord Arbete Kapital, in svedese Terra Lavoro Capitale. Per Terra si intendono le risorse della natura, per Lavoro la risorsa data dal lavoro umano, per Capitale le infrastrutture create dall’uomo che permettono di potenziarne l’efficienza. Sono i 3 principi chiave dell’economia reale. Su queste 3 fondamenta si basa JAK, una banca che cerca di proporre un’alternativa concreta “al servizio delle persone e delle piccole realtà imprenditoriali”all’economia speculativa contemporanea, “secondo un idea di economia libera dal concetto d’interesse”. Infatti, Marten Hermansson (Socio Banca Jak) ci spiega che “Jak è molto concentrata sulle economie locali, non siamo interessati ad andare in Cina, e investiamo qui il nostro denaro. Per esempio facciamo investimenti che si svilupperanno su 2 generazioni, non solo per un paio di anni e poi sparire. Questo è quello che io chiamo economia sostenibile”. Dunque, Jak sarebbe la scelta migliore sia per il popolo italiano che per le medie e le piccole imprese. Vediamo l’esempio di Mellanfiarden, un piccolo paese di pescatori nel nord della Svezia. Eva Eriksson è un’imprenditrice e si occupa di turismo e della produzione di reti da pesca. Ha avuto un prestito da Jak per l’acquisto di un motore per la barca. Se non avesse preso contatto con JAK avrebbe dovuto sospendere l’attività. Perché tutte le altre banche le hanno detto: “No, non metteremo una corona svedese per loro”. Jak è stata l’unica via d’uscita. Eva Eriksson ci spiega che “è’ molto difficile oggi in Svezia avere piccole aziende. E devi avere risultati molto, molto buoni se vuoi che le grandi banche credano nella tua azienda. Noi viviamo nel Nord della Svezia, questa è una piccola comunità…. Ed è molto importante che Jak decida di venire qui e di aiutarci ad avviare aziende così che i giovani possano rimanere a vivere qui e trovare lavoro”. Per speculazione si intende una rendita parassitaria derivante dalla matematica moltiplicazione del denaro grazie al meccanismo dell’interesse, scollegando quindi l’arricchimento dai concetti di Terra-Lavoro-Capitale. JAK propone in alternativa un modello finanziario e un servizio di risparmio e prestito libero dal concetto di interesse speculativo, raccogliendo 35.000 soci distribuiti su tutto il territorio svedese che si prestano denaro tra di loro bypassando il sistema bancario tradizionale. Attualmente i soci hanno risparmiato 97 milioni di euro dei quali 86 milioni sono dati in prestito a chi ne ha fatto richiesta (dati aggiornati al 2008). Obiettivo della banca è di non trarre profitto dal suo servizio. Come le Banche Islamiche la banca JAK non carica o paga interessi (considerati Usura nell’accezione primigenia del termine) sui suoi prestiti/rispami. Tutte le attività della banca avvengono fuori dal mercato finanziario poiché i suoi prestiti sono finanziati solamente dai risparmi dei soci. I costi amministrativi e di sviluppo sono pagati dalla quota associativa e dalla tassa sul prestito, che è pari ad un Indice Sintetico di Costo (tasso annuo effettivo di interesse che comprende tutte le spese accessorie) mediamente del 2,5% fisso. Il meccanismo del prestito è basato sul concetto dei punti di risparmio, punti che vengono accumulati nei periodi di risparmio e consumati nei periodi in cui si accede al prestito. L’idea di base che rende sostenibile l’intero sistema è che i punti di risparmio guadagnati debbano per forza eguagliare i punti di risparmio spesi. Per realizzare questo equilibrio, se all’accensione del mutuo i punti di risparmio consumati sono maggiori di quelli accumulati, bisogna obbligatoriamente continuare a risparmiare durante il periodo di ripagamento del prestito, così da continuare ad accumulare punti di risparmio. Alla fine del periodo di ripagamento del mutuo, quando i punti di risparmio presi in prestito eguaglieranno quelli guadagnati, si potrà riprelevare la somma totale dei risparmi “obbligatori” versati, che nel frattempo sono stati prestati ad altri soci. Il confronto della restituzione di un prestito di 200.000 corone svedesi (SKR) a 25 anni tra una banca normale e la banca cooperativa JAK, mostra come funziona un prestito in quest’ultima. Mentre la banca normale carica in media l’8% di interesse che ammonta a rate mensili di 1.568 SKr, la banca cooperativa JAK carica (una rata mensile di 667 SKr più una commissione del 2% - per il lavoro da essa svolto - di 190 SKr, con un risparmio su base mensile di 654 SKr, che complessivamente raggiungono) quasi lo stesso importo, 1.511 SKr al mese. Inoltre il totale da pagare in 25 anni di 453.300 SKr nel sistema JAK è paragonabile ai 470.000 SKr nella banca tradizionale. La grande differenza, tuttavia, arriva alla fine dei 25 anni, quando nella banca normale non c’è nessun risparmio mentre nella banca JAK c’è un risparmio pari al 90% del prestito originale di 200.000 Skr, cioè 196.200 SKr. A copertura del rischio i richiedenti del prestito devono acquistare quote societarie, per una somma pari al 2% del prestito, nella cooperativa JAK. Esse possono essere rimborsate, se il prestito viene completamente pagato nello stesso anno. Tuttavia, una delle caratteristiche più attraenti rispetto al presito di una banca normale, è il fatto che nel sistema JAK l’interesse o le commissioni non si alzano durante il periodo di rimborso. L’interesse dell’8%, in un prestito di una banca normale, per esempio, è formato da quattro componenti differenti: commissioni per il lavoro svolto dalla banca (solitamente intorno all’1,7%), un premio di rischio (o un’assicurazione, nel caso il prestito non può essere rimborsato, di circa lo 0,8%), un premio di liquidità (come ricompensa per le persone che richiedano la “liquidità” del denaro depositato, in questo caso del 4%) ed un aggiustamento inflazionistico (come riequiibrio della perdita da parte dei prestatori a seguito dell’inflazione - variabile a secondo il tasso di inflazione - in questo caso l’1.5%). Se adottassimo un incentivo di circolazione o un costo di appropriazione, per esempio una tassa sul denaro che non viene usato, potremmo eliminare il premio di liquidità del 4% e dimezzare i costi per i prestiti e la quota di interesse qualunque sia l’ammontare del prestito e per tutta la sua durata. Se potessimo adottare un sistema JAK, tuttavia, si potrebbe ulteriormente dimezzare l’interesse - che in questo sistema sarebbe soltanto del 2% perchè il lavoro effettuato dalla banca va pagato. Perché, come afferma Frank Magnus (direttore della Banca Jak), “l’interesse trasferisce il denaro dalla parte sbagliata, perché chi ha già molti soldi può accumulare più denaro mentre chi ne ha poco ne avrà sempre meno, perché se vuole comprarsi la casa o qualunque altra cosa dovrà chiedere un prestito e pagare interessi” Un confronto tra i costi del credito nel normale sistema bancario, nel sistema a demurrage o a incentivo e nel sistema JAK, indica che una famiglia tedesca media con 30.000 euro di reddito all’anno, pagherebbe oggi 12.000 euro di interessi (il 40%), 6.000 euro nel sistema di demurrage e soltanto 3.000 euro, se il sistema JAK fosse applicato all’economia. A seguito di ciò i prezzi potrebbero andare considerevolmente giù, la ridistribuzione del costo nascosto dell’interesse in tutti i prezzi sparirebbe; l’80% della gente che ora perde nel sistema sarebbe così ricca quasi due volte o potrebbe lavorare la metà del tempo; ed infine potremmo finalmente avere un sistema monetario sostenibile, in cui il valore della relativa valuta rimarrebbe stabile col tempo. Un aiuto per la grande maggioranza della gente. Inoltre significherebbe che tutti i progetti sociali, culturali o ecologici, che possono rimborsare appena i loro investimenti, diventerebbero “economicamente possibili”. Una cultura completamente nuova potrebbe evolversi ed il gap fra ricchi e poveri diminuirebbe gradualmente. Ed inoltre se i paesi e le regioni più povere creassero le proprie valute anziché prendere in prestito i soldi dai centri altamente industrializzati e dalle altre nazioni ad alto tasso di interesse, potrebbero prosperare velocemente. La Jak Bank si rifàalle teorie dell’economista tedesca Margrit Kennedy che spiega quali sarebbe le conseguenze dell’interesse nella nostra economia: “la maggior parte delle persone pensa di pagare l’interesse solo quando chiede un prestito in banca, non è cosi. In genere chi produce beni di consumo paga interessi alla banca e poi li scarica sui prezzi. Se facciamo i conti su quello che si compra per vivere la gente paga in media sui prezzi di beni di consumo circa il 45% di interesse”. Secondo le ricerche effettuate da Margrit Kennedy in media il 45% di ciò che spendiamo per vivere è interesse nascosto che paghiamo alle banche: “l’80% della popolazione tedesca paga più interesse in ciò che compra rispetto all’interesse che guadagna dai propri conti correnti o dagli investimenti finanziari. Poi c’è un 10% che guadagna tutta la rendita di interesse che ha perso quell’80% della popolazione e solo il rimanente 10% va in pareggio”. L’associazione cooperativa Jord Arbejde Kapital è stata fondata in Danimarca durante la Grande Depressione nel 1931. L’associazione mise in circolazione una Valuta locale che è stata successivamente dichiarata fuori legge dal governo Danese nel 1933. Nel 1934 la JAK danese fondò un sistema di risparmio e prestito senza interesse e un sistema locale di commercio e scambio di beni (LETS). Sebbene entrambi i sistemi furono costretti a chiudere, il sistema di prestito e risparmio riemerse nel 1944. L’esperimento della banca JAK Danese ispirò un gruppo in Svezia che fondò un’ associazione no-profit chiamata Jord Arbete Kapital - Riksförening för Ekonomisk Frigörelse (Associazione Nazionale per l’Emancipazione Economica) nel 1965, che sviluppò il sistema matematico basato sui punti di risparmio chiamato “sistema di risparmio bilanciato”. L’associazione crebbe lentamente all’inizio e ricevette la licenza bancaria dall’Autorità di Vigilanza Finanziaria Svedese solo alla fine del 1997. Il marketing di JAK è fatto principalmente dai volontari mediante il passaparola. Circa 550 soci organizzati in 28 circoscrizioni locali prestano servizio volontario per promuovere l’idea finanziaria di JAK e per trovare nuovi soci. I depositi e i prestiti sono fatti in Corone Svedesi (SEK). Ipoteche o garanzie personali possono essere date solo se la proprietà o il garante è Svedese. Per poter accedere ad un mutuo con JAK bisogna risiedere in Svezia. I risparmi dei soci sono coperti dalla garanzia di deposito del sistema bancario Svedese.
In accordo con la filosofia JAK, l’instabilità economica è la diretta conseguenza di un’economia basata sulla rendita da interesse.
JAK opera in base alle seguenti premesse:
· La rendita da interesse è nemica di un’economia stabile
· L’interesse causa disoccupazione, inflazione e distruzione dell’ambiente
· L’interesse sposta matematicamente denaro dai poveri verso i ricchi
· L’interesse favorisce progetti che tendono a raggiungere alti profitti in poco tempo
Il fine ultimo di JAK è l’abolizione dell’interesse speculativo e la creazione di una società interest-free. Nell’attuale sistema l’interesse è sostituito da un sistema di pagamento del servizio del prestito, con lo scopo di creare uno strumento finanziario vantaggioso per i propri soci, sostenibile per l’ambiente e al servizio delle economie locali.
Sulla base di questa filosofia sono nate un paio di banche in Danimarca ed un organizzazione in Germania con sede a Stoccarda. Anche in Italia sta iniziando a formarsi un’Associazione culturale che avrà il compito di procedere verso la costituzione della JAK Bank vera e propria (maggiori informazioni sono reperibili all’indirizzo internet www.jakbankitalia.it/index.htm), una banca etico-solidale sul modello della JAK Bank svedese, perché le banche JAK hanno aumentato la prosperita’ in tutti i luoghi in cui sono state introdotte. Le banche tradizionali fanno di tutto per eliminarle, perché il movimento minaccia la sorprendente concessione che la societa’ fa alle banche: quella di creare denaro e tenere per se’ gli interessi. Ma la banca svedese JAK ha escogitato una formula che si sta diffondendo e che il sistema difficilmente riuscirà a fermare. Perché la Banca JAK è più di una semplice banca. E’ un’idea. E’ una speranza. E la banca che voglio per l’Italia. La banca che voglio per il popolo italiano non usa gli hedge funds o altri fondi speculativi, aiuta più delle altre banche le imprese e le persone, anche quelle più povere, e sta lontana il più possibile dal mondo virtuale dell’alta finanza, più vicina ai cittadini e a chi produce vera ricchezza. Ricchezza reale e non virtuale.