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Crisi russo-occidentale: prossima fermata Ucraina

di Sergio Romano - 22/09/2008

Sono cittadina ucraina di etnia russa e pertanto non pretendo di essere obiettiva.
Le scrivo per avere un commento in relazione a una vera e propria bomba a orologeria. Mi riferisco alla non lontana scadenza del trattato che regola la presenza della flotta russa nella base di Sebastopoli. Un eventuale rifiuto di rinnovo da parte dell'Ucraina, magari preceduto dall'ingresso della medesima nella Nato, potrebbe scatenare dinamiche incontrollabili. Per ovvi motivi geostrategici Mosca sarebbe obbligata a reagire replicando, su vasta scala, l'intervento in Georgia. In effetti, la Crimea (abitata esclusivamente da russi e tatari e ceduta ex imperio da Kruscev all'Ucraina) potrebbe essere indotta a proclamare la propria indipendenza e a chiedere l'aiuto della Russia.
Per scongiurare questo scenario apocalittico (ma non impossibile) vedo solo due opzioni: la prima, da lei auspicata, è quella di una forte integrazione della Russia nella Nato; per quanto seducente questa ipotesi, vista la politica statunitense e dopo quanto successo in Georgia, non mi sembra realizzabile nell'immediato. La seconda opzione presupporrebbe uno scatto di reni dell'Ue che tagliando fuori se necessario gli Usa, potrebbe negoziare con Russia e Ucraina l'adesione di quest'ultima all'Ue a patto che essa rinunci all'ingresso nella Nato e si impegni a mantenere lo status quo nel Mar Nero. Secondo lei sarebbe una pista da esplorare?


Yulia Yakusha,


Il problema della Crimea, di Sebastopoli e della flotta russa del Mar Nero fu affrontato e temporaneamente risolto con il Trattato di amicizia e cooperazione firmato fra Russia e Ucraina nel 1997. Fu deciso allora, tra l'altro, che le installazioni portuali della città sarebbero state per vent'anni un condominio russo-ucraino e che la questione sarebbe stata riaperta nel 2018. Ma l'accordo fu firmato quando l'Ucraina era presieduta da Leonid Kuchma e la Russia da Boris Eltsin, due personaggi che avevano appartenuto alla nomenklatura sovietica ed erano egualmente consapevoli della necessità di non spingere i loro dissensi sino al punto di una insanabile rottura. Il contesto internazionale, d'altro canto, era favorevole a un'intesa e l'America di Bill Clinton non soffiava sul fuoco lasciando intravedere a Kiev la prospettiva dell'adesione alla Nato.
Aggiungo che un precedente accordo fra Russia e Ucraina, stipulato nel novembre del 1990 (quando l'Urss non era ancora defunta) impegnava i due Paesi a riconoscere l'integrità dei rispettivi territori nell'ambito dell'Unione Sovietica. Nel dicembre del 1991, dopo il referendum con cui l'Ucraina proclamò la sua indipendenza, il giurista Anatolij Sobchak, maestro di Putin all'università di Leningrado, fece una dichiarazione che il suo allievo, probabilmente, non ha dimenticato. Sobchak ricordò che la Russia aveva ceduto all'Ucraina, in passato, molti territori popolati da russi, e aggiunse: «Questo non significa che la Russia debba avanzare pretese territoriali. Ma, come è detto nell'accordo del 1990, riconosciamo tutto questo nell'ambito dell'Unione, nell'ambito delle relazioni che esistevano fra di noi». La Comunità degli Stati Indipendenti, creata al momento della dissoluzione, è stata fino a qualche tempo fa la casa comune di cui Russia e Ucraina erano egualmente inquilini.
Dopo la rivoluzione arancione del dicembre 2004 e l'evoluzione dei rapporti russo- ucraini negli anni seguenti non esiste più di fatto una grande cornice all'interno della quale i due Paesi possano considerarsi membri di uno stesso Commonwealth. Lei ha ragione quindi, cara signora, quando osserva che Sebastopoli e più generalmente la Crimea potrebbero essere il più pericoloso casus belli dei prossimi anni. Se provocata da una spericolata mossa di Kiev o di Washington, la Russia non mancherebbe di argomenti. I russi ucraini sono circa il 17% della popolazione. I russi della Crimea sono grosso modo la metà della popolazione (un quinto è tataro). I russi di Sebastopoli sono i tre quarti di una popolazione che conta 340.000 anime, e i militari della base navale russa sono 14.000. Troppe «quinte colonne » perché la Russia accetti di assistere passivamente allo scivolamento del-l'Ucraina nell'area d'influenza americana.
Le sue proposte sono interessanti. Ma l'America (né questa né probabilmente la prossima) è pronta a trasformare la Nato in una organizzazione per la sicurezza collettiva dell'intero continente; mentre l'Unione europea, dopo l'indigestione dell'ultimo allargamento, non può offrire un seggio a Kiev. Possiamo però promettere una stretta associazione all'Ue, come è stato fatto negli scorsi giorni, e fare capire all'Ucraina che i suoi rapporti con noi saranno tanto più utili al suo futuro quanto più eviterà di apparire a Mosca come una pedina della politica americana nella regione.