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Atomica: per molti, non per tutti

di Massimo Fini - 07/02/2006

Fonte: lineaquotidiano.it



Stati Uniti, Gran Bretagna,
Francia, Russia,
Cina si preparano a
deferire al Consiglio di Sicurezza
dell’Onu - cioè a se
stessi: l’Iran - “perché ha
ripreso le attività di arricchimento
dell’uranio che
possono innescare reazioni
nucleari utilizzabili per la
bomba atomica”.
C’è qualcosa di grottesco.
Perché Stati Uniti, Gran
Bretagna, Francia, Russia e
Cina sono arsenali pieni
zeppi di bombe atomiche. In
base a quale principio queste
Potenze, che hanno il
nucleare bellico che gli esce
anche dal naso, possono
negare a un Paese il diritto
di farsene uno proprio? Se
Stati Uniti and company
ponessero la questione sul
piano della forza io li capirei,
ma la mettono su quello
del diritto, della legalità,
della legittimità internazionale.
È questo che è intollerabile.
E grottesco vedere il
presidente Chirac dare
lezioni di morale nucleare
stando seduto su un arsenale
atomico. È questo che è
protervo.
In ogni caso il governo di
Teheran - pur essendo letteralmente
circondato da
potenze atomiche,
India, Pakistan, Russia, Israele,
e avendo quindi qualche legittimo
motivo di preoccupazione - ha sempre
dichiarato di voler utilizzare la
tecnologia nucleare esclusivamente a
scopi civili per diversificare le proprie
fonti di energia. È questo un suo
inalienabile diritto - come ha detto il
presidente Ahmadinejad - o no?
Finora l’Iran si è comportato con la
massima trasparenza e nel pieno
rispetto della legalità internazionale.
Ha annunciato pubblicamente di
voler riaprire i propri siti nucleari e
ha chiamato gli ispettori dell’Aiea ad
assistere all’operazione. Si è detto
disposto ad accettare il controllo di
questi ispettori o di quelli della Ue.
Cosa si vuole ancora?
Tutti i giornali occidentali sono usciti
a titoli cubitali. “L’Iran ha in mano
la formula per la Bomba”. Ma sottacevano
che è stato proprio il governo
iraniano a consegnare agli ispettori
dell’Aiea (Agenzia Internazionale
per l’energia atomica) i documenti
relativi.
Io credo che sarebbe più saggio per
l’Occidente dare un colpo di freno
alla propria aggressività. Perché mi
pare lampante che è essa che eccita
tutti i radicalismi, in Medio Oriente
come in America latina. Per restare
al primo è evidente che le vittorie di
Ahmadinejad nelle elezioni iraniane
e di Hamas in quelle palestinesi sono
una diretta conseguenza dell’aggressione
all’Iraq. Vogliamo continuare
così?