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L’ idea di città

di Nicola Piro - 08/10/2008

         

 

Può aiutare il Razionalismo architettonico italiano degli Annitrenta del 20. Secolo a trarre il “divenire-città” nel nostro Paese dalla impasse nella quale lo ha relegato un operare senza regole e senza morale degli ultimi 60anni ? Può il Razionalismo architettonico italiano recuperare la città italiana, storica per nascita e formazione, dal fondovalle per riconsegnarla ai canoni della città europea ? E, di conseguenza, ha ancora un senso parlare e scrivere sulla “città europea” ?

   I precedenti riconducibili agli assetti delle “Città di Fondazione” potrebbero farci sperare in un vero rinascimento della cultura urbana italiana, se…cosa ?...come ?...quando ? le istituzioni di una Repubblica nata nel segno della speranza avranno la forza di una catarsi da metabolizzare come superamento di un conflitto interiore attraverso la rievocazione dei traumi che l’ hanno causato.

   Sin dai primi decenni del secolo scorso  il Razionalismo architettonico è andato alla ricerca di quei principi secondo i quali l’ architettura si fonda su regole e leggi senza tempo. Riscoprire quel canone di vincoli trans-istorici ancorato nella disciplina dell’ architettura non può che essere considerato come ultima istanza capace di condurre l’ architettura fuori dalla crisi estetico- concettuale e dalla negazione del fenomeno urbano  alla  riscoperta dei canoni rinascimentali e delle radici del Razionalismo architettonico italiano ?

   La motivazione storica del progetto dell’ architettura razionalista nell’ era della globalizzazione si trova di fronte ad ansie ed interrogativi ruotanti attorno al fenomeno “città” in un contesto, l’ Europa, che lo ha visto nascere, crescere e trasformarsi – almeno sino all’ avvento della Rivoluzione Industriale – seguendo, in un certo senso, percorsi di coerenza e di  qualità recepiti dalla storiografia sia nella teoria che nella prassi.

   L’ intercambiabilità della produzione globale di architettura sembra concedere più nulla all’ identità ed alla peculiarità dei luoghi sino al punto di chiederci se un tale sradicamento (o negazione) non nasconda il rischio di una omogeneizzazione percettiva che annulla le differenze precipue dell’ ambiente costruito così come ci è stato consegnato dalla storia, dalla tradizione e dalla cultura. Inoltre i cambiamenti climatici in corso invocano una risposta di architettura ecologica da declinare in chiave tecnica la quale, conseguentemente, non poco influenzerebbe i presupposti estetici stessi del “fare” architettura.

   A fronte di questa realtà ancora tutta da interpretare constatiamo con smarrimento, specialmente nel nostro Paese, al di là dell’ assenza più incomprensibile delle istituzioni democratiche, la latitanza di quella entità o “esse”, di sublimazione e di coagulo di spiriti nobili ed eccelsi quale dovrebbe essere lo Stato, e l’ invadenza di una politica vieppiù incline alla rissa, al vaniloquio ed alla difesa di interessi personali e di casta, incapace di indicare possibili percorsi capaci di affrontare e risolvere i problemi di una società frammentata e deregolata all’ interno della quale si muovono con passo più o meno felpato forze disgregatrici, consorterie e lobby o, addirittura, il non-Stato.

   Alla luce di questa realtà, all’ “Idea di città” come vettore di pensiero, di ricerca e di cultura, viene sottratto non soltanto l’ humus nel quale dovrebbero germogliare i semi di una nuova visione cosmica della vita sociale, ma anche, e soprattutto, ogni proposito a garanzia di una pacifica coesistenza nel rispetto di quelle differenze senza le quali il “fenomeno-città” si appiattisce sino alla sterilizzazione di ogni impulso creativo, distruggendo, così, sul nascere i presupposti materiali ed immateriali del vivere la città e nella città.

   Visione, progetto e costruzione sono, pertanto, i tre stadi intermedi di quell’ iter che dovrebbe condurre alla definizione dell’ ambiente di vita: la casa, il quartiere, l’ isolato, lo spazio pubblico (la strada e la piazza come luoghi di socializzazione), la città. Visione come processo cosmico e spaziale, ma anche come punto di partenza, premessa, disegno preliminare o di massima, nelle sue coordinate  spirituali e materiche. Progetto come proposta aperta a tutte le variabili sino a quel disegno conclusivo,  che è il “Piano” nelle sue accezioni di Piano Regolatore Generale* (con le sue “indicazioni”) e, pertanto, nei caratteri specifici “soltanto” di pianificazione “preliminare” e di zonizzazione (giammai come strumento di pianificazione definitiva o esecutiva !), flessibile in relazione all’ adattamento a mutate circostanze di tempo e di luogo, con le necessarie “indicazioni” sulle destinazioni d’ uso delle aree del territorio comunale e, in assonanza con la normativa europea –  puntualmente e diligentemente  percepita ed inserita dal legislatore della Germania nei continui aggiornamenti della esemplare legge urbanistica nazionale. Costruzione come configurazione tridimensionale e per comparti del corpo urbano, vero ed esaltante studio di composizione che, nelle sue accezioni di Piano Particolareggiato**  (semplice o qualificato), con le sue “prescrizioni” e Norme di attuazione,  è preposto alla costruzione logica e razionale della città, nei suoi caratteri di pianificazione “vincolante” sia per la committenza pubblica e privata che per il Consiglio comunale (la “politica”), essendo stato adottato per deliberazione di questo dopo la sottoposizione di un dibattito democratico di base (partecipazione), altre istituzioni secondo i dispositivi della legge urbanistica naz. le (in Italia disattesa da 60anni) ed ai controlli degli organi tecnico-amministrativi competenti.  

   In tale contesto è opportuno porre in rilievo la “competenza” di ogni Comune (piccolo, medio o grande) in ordine all’ obbligo di dotarsi degli strumenti di pianificazione di base (PRG e PPi) anche in ragione del fatto che altri strumenti cui “erroneamente e sovente” viene fatto ricorso (Piano Quadro, Piano “Master”, Piani di lottizzazione, ecc.) non dispongono di alcuna forza giuridica. Per le città medie  (20-100mila ab.) e grandi (oltre 100mila ab.) sarebbe opportuno che tali strumenti urbanistici fossero redatti all’ interno della Amm.ne comunale dai tecnici del Dipartimento per lo Sviluppo e la Pianificazione urbana. Per  i Comuni al di sotto di 20mila abitanti, la redazione del PRG e dei PPi dovrebbe essere delegata ad appositi uffici di pianificazione inseriti nelle strutture organiche della istituenda Provincia “amministrativa”, posizionata tra l’ amministrazione regionale e il “Comprensorio” (di più Comuni), in sostituzione della attuale Provincia “politica”.

   Il carattere specifico di “vincolo” assegnato al Piano Particolareggiato – almeno per quanto attiene la prassi in Germania con il suo illuminato costrutto di Diritto urbanistico, edilizio, ambientale, contrattuale e professionale, discende dalla chiara suddivisione del territorio comunale in “aree”, assegnate alla  edificazione e “zone”, assegnate alle destinazioni d’ uso  o funzioni come: abitare e le relative sottocategorie, centri storici e urbani, industriali, commerciali, speciali, ecc.; dalla definizione degli “indici”, previsti dall’ Ordinamento sull’ uso dei suoli come: a. Indice superficie edificabile, riferita alla superficie del lotto sul quale sarà costruito l’ edificio; b. Indice di superficie lorda dei piani, riferita alla superficie del lotto sul quale sarà costruito l’ edificio; c. Indice di cubatura, al quale il pianificatore ricorre in casi eccezionali, al contrario della vergognosa prassi seguita in Italia, causa prima di una rapace speculazione edilizia, scandali e corruzione. (Il caso del PRG della capitale, la “cloaca” - in perfetta assonanza con l’ altro della “fogna” della Milano dei Moratti, Berlusconi, Lega, AN, e dei palazzinari-squalo, come i vari Salvatore Ligresti et similia  -  che ha dato la stura al terzo “Sacco di Roma” per mano degli ex sindaci Rutelli e Veltroni, grazie, anche, al silenzio  delle opposizioni e nella più vergognosa assenza di istituzioni di controllo. In alcun paese civile e virtuoso, dove il Diritto recita il ruolo che gli spetta e la giustizia è vigile e severa, tranne che in Italia, grazie ad una classe politica inefficiente, irresponsabile e parassita, si ricorre ad uno sgangherato PRG ed alla previsione e concessione di cubature fuori da ogni misura in aree non urbanizzate, funzionali soltanto agli appetiti di operatori che (inter)agiscono tra loro con il coinvolgimento delle istituzioni democratiche); d. Larghezza delle sedi stradali; e. Numero dei piani fuori terra; f. Linee di confine , a perimetrazione della superficie edificabile con tolleranze di +/-  0, 50 m;  g. Altezza di gronda; h. Forma dei tetti; i. Allineamenti stradali, ecc. Fermo restando il rispetto delle indicazioni/raccomandazioni contenute negli eventuali Statuti urbani dei quali dovrebbero disporre tutte le città storiche.

   Nella considerazione di questi brevi richiami, riferiti al complesso normativo d’ eccellenza della Repubblica Fed. le di Germania, tutti i PRGi redatti nel passato nel nostro Paese ed adottati dalle singole Amministrazioni comunali come strumenti regolativi e normativi della pianificazione urbana, sono privi di ogni habitus giuridico per le seguenti ragioni: 1. Tutte le Amministrazioni comunali hanno nel tempo (60anni !) disatteso, e pertanto violato, il dispositivo della Legge urbanistica naz. le ancora vigente, 17. Agosto 1942, n. 1150, e susseguenti modifiche, che prescrivono la redazione e l’ adozione dei due strumenti “canonici”, PRG e PP; 2. La eclatante violazione del Diritto urbanistico ha irrimediabilmente compromesso il territorio nazionale, il volto della città italiana e dato luogo ad una  speculazione fondiaria ed edilizia, unica nel suo genere nelle democrazie occidentali, con il consenso di una politica ed istituzioni  disoneste  e, dulcis in fundo,  nel silenzio più assoluto degli organi della Giustizia, civile, penale ed amministrativa. Tali modus cogitandi et operandi di istituzioni inette, oltre ad avere mortificato rispettivamente le culture urbana e giuridica, l’ identità e la dignità nazionali dell’ Italia, hanno tolto a quel poco di sano che era rimasto di istituzioni democratiche ogni possibilità di recupero morale.

   L’ azione di Rinascita, il Quotidiano della Sinistra Nazionale, è stata al riguardo puntuale e in tutte le occasioni espressa secondo un costante riferimento a parametri tecnici, a standards qualitativi e riferimenti internazionali in ogni momento verificabili e, pertanto, tali da attivare ogni azione di prevenzione  da parte delle istituzionali e degli organi di controllo.

   In particolare, a seguito delle inchieste della rete tv3, condotte dal team della rubrica “report” sugli scandali edilizi di Milano e Roma, oltre a rivolgerci direttamente ai sindaci Moratti e, all’ epoca, Veltroni, alla procura della Repubblica di Milano, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, abbiamo più volte sollecitato l’ azione del presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, sia nella sua veste di “giurista” che nella sua alta funzione istituzionale. Vox clamantis in deserto ! Tuttavia non demorderemo e continueremo la nostra azione negli ambiti delle istituzioni politiche comunitarie.

   Al nostro permanente richiamo ai contenuti seri e qualificanti del “Diritto urbanistico” (Legge urbanistica naz. le, Ordinamento sull’ uso dei suoli, Regolamento sulle distanze tra gli edifici, ecc) della Germania, facciamo seguire l’ altro, al “Diritto edilizio” (Regolamenti edilizi reg.li, e comunali per le “città-stato” di Berlino, Brema, Amburgo, e gli Statuti urbani per le città “storiche”).

   Per i Ioro riflessi  (ricerca, produzione di elementi e componenti per l’ edilizia, controlli di laboratorio e rilascio di certificati di ammissibilità, commercio di materiali il rigore del Diritto edilizio fa da irrinunciabile volano sia per la micro e macro-economia che per le esportazioni di un Made in Germany d’ eccellenza (per la terza volta consecutiva la Germania è stata il primo Paese esportatore del mondo industrializzata seguito da Usa, Cina e Giappone, ecc.), richiesto dalle più impensabili aree mondiali con conseguenti e positivi riflessi occupazionali (la disoccupazione nel mese di agosto ha segnato in Germania un calo di ca. 110.000 unità (- 450.000 riferita allo stesso mese del 2007), mentre una offerta qualificata e differenziata di opportunità di lavoro, estesa ai più (per l’ Italia) disparati profili artigianali, commerciali e professionali, confermano ancora una volta il ruolo preminente della formazione, delle Scuole superiori, degli Istituti di Ricerca, delle Università, dei Politecnici ed altre istituzioni.

   Una realtà oggettiva che, oltre a  porre le sedicenti istituzioni “democratiche” nostrane sul banco degli imputati, avrebbe dovuto allarmare, anche in ragione del pauperismo culturale e spirituale dilagante che vede l’ Italia fuori dal dibattito culturale internazionale, la politica.  

   In tutti gli anfratti della società si sono fatte strada frustrazione e rassegnazione; il “principio della speranza” ha abbandonato il cuore degli Italiani. Malavita organizzata, corruzione, istituzioni deviate – se non inesistenti -, città invivibili, periferie abbandonate, i più elementari diritti dei cittadini calpestati, hanno fatto dell’ Italia un paese del terzo o quarto Mondo.

   NO, una si incomprensibile perdita di ogni dimensione umana non può essere più tollerabile ! Inutili, diseducanti e fuorvianti sono, invece, le offerte di tutti i media-spazzatura: dai quotidiani interessati soltanto a rincorrere gossip, fatti di cronaca nera, cantanti e canzonette, sino alle reti televisive (pubbliche e private) con i loro nauseanti dibattiti politici ripetutamente moderati dalle stesse cariatidi (Vespa, Floris, Santoro, Mentana) di un sistema immobile.  Chi è interessato a sapere se la moglie del premier si avvicina all’ etica o cosa dice la figlia di Berlusconi del suo papà o del figlio di La Russa che presiede un circolo milanese o di Fini, la “terza” carica”, che va in giro bardato di marsupio e del suo desiderio di prole, di Veltroni che compra un loft a New York, della scimmia Santaché, che litiga con  giovani di colore, ma è dotata di una scorta, etc. Tutti i “piripillè”  hanno una scorta ! Mentre il presidente del Land della Baviera, dimessosi dalla carica a seguito della recente disfatta elettorale, come di consueto e sino alla consegna del mandato al successore, raggiunge il suo ufficio in metrò, prima, e con il bus, poi, senza scorta ! No, nel paese della cuccagna, invece, i rappresentanti della “classe” sono saldatamene incollati alle loro poltrone e non c’ è un dio-Brunetta che li faccia lavorare seriamente  ed a tariffa dimezzata.

   GIÀ, i sondaggi dei quali il premier va fiero poiché vengono dal “popolo” che lo ha (ri)eletto, gli danno ragione. Su cosa ? Cos’ ha fatto il suo esecutivo di eroico o di innovativo se non a continuare nello sfascio di un Paese disorientato ? I sondaggi sono seri e attendibili, in quanto e soltanto se espressi da cittadini liberi, non in un permanente e stressante stato di necessità; cittadini dotati di una minima formazione politica e ben  informati sul funzionamento delle istituzioni e sull’ offerta di servizi in altre società ad un tiro di schioppo da casa nostra. Diversamente il tutto si riduce a quella farsa che, in realtà è.

     

  

Richiami

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Per competenza del Comune in materia di Pianificazione urbana s’ intendono le prerogative del Consiglio Comunale in ordine alla deliberazione ed approvazione di tutti gli strumenti urbanistici elaborati all’ interno dell’ Amm. ne comunale e integrati da pareri ed osservazioni di istanze superiori.

   La redazione degli strumenti di base, Piano Regolatore Generale e Piano Particolareggiato, gli unici dotati di forza giuridica, deve essere preventivamente concordata con autorità ed istituzioni che hanno interessi  e competenze su tutto il territorio sottoposto al processo di pianificazione.

   In un Paese ordinato come la Germania, p.e.: autorità centrali come l’ Ufficio “Strade” e l’ Ufficio per le Acque e le Ferrovie;  le Amm. ni delle confessioni religiose;  le Camere dell’ Industria e dell’ Artigianato; i Sindacati, soltanto per i settori di loro competenza da definire preventivamente; le Associazioni degli industriali e professionali, ecc. Tutte le istituzioni sono comprese nella dizione: “Autorità ed Enti di Diritto pubblico”. Il loro parere è “indispensabile” anche se, talvolta, taluni interessi o posizioni non possono essere tenuti nella dovuta considerazione. Anche con i cittadini i due strumenti pianificatori devono essere preventivamente dibattuti, secondo modalità e procedure indicate dalla legge urbanistica naz. le.

   La sola pubblicazione di avvisi nell’ albo pretorio del Comune non è più consentita. La procedura prevista non è limitata soltanto all’ offerta dei progetti di piano (PRG e PP). Essa deve prevedere l’ offerta di proposte alternative di sviluppo e composizione urbana, specialmente quando si tratta di Piani Particolareggiati per aree o comparti urbani (§ 3 della Legge urbanistica naz. le). Particolare rigore è assegnato ai Piani Particolareggiati dei centri urbani e dei centri storici.

   Inoltre il legislatore ha regolato il ricorso all’ uso delle tecnologie informatiche (§ 4°, Comma 4 della Legge urbanistica naz. le). La procedura è estesa anche ai casi di progettazioni speciali (p.e.:  Localizzazione degli spazi urbani destinati alla raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani; Piano della Mobilità e Traffico urbano, etc.). Un pro-memoria per i sindaci di Milano e della Capitale, in particolare.       

 

Collateralità

 

Considerata la mutazione politica della Capitale a seguito della trasformazione da comune normale in ente territoriale con speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria, sarebbe a nostro avviso proponibile l’ opportunità di elevare la stessa al ruolo di “città-stato” con il Consiglio comunale istituzionalizzato a “Senato” e, contemporaneamente, valutare la possibilità di un “gemellaggio” con “città-stato” come Berlino o Amburgo, instaurando, così, un proficuo lavoro di collaborazione e scambi  di esperienze.

Recentemente il sindaco Alemanno ha insediato una commissione di 15 (!) esperti (?) con l’ incarico di elaborare proposte in materia di Mobilità e Trasporti Urbani. Alcuni chiarimenti di merito. Intanto le strade sono le “arterie” del “corpo” urbano. Il “traffico” è la trasformazione realizzata da persone, beni ed informazioni in un sistema definito del contesto antropizzato. Il “traffico” rende la mobilità spaziale visibile e, pertanto, è una parte di questa. È attraverso il traffico che la mobilità diviene possibile. E se dal punto di vista della mobilità le scienze sociali indagano ed analizzano le ragioni ed le finalità del traffico, al concetto di traffico (di sosta, penetrazione, distribuzione, individuale e collettivo del trasporto pubblico) vanno riferite le  considerazioni delle scienze ingegneristiche. I fabbisogni o gli interessi legati al traffico hanno all’ origine la separazione “sociale” di attività e funzioni come l’ abitare, la formazione, il tempo libero.

   Nella regola tutti i mezzi di trasporti utilizzano le arterie del traffico. Si tratta, pertanto, di una disciplina la quale soltanto nel contesto della ricerca e della didattica negli ambiti della interdisciplinarietà  degli studi superiori (universitari, politecnici e specialistici) e dei contatti internazionali può conseguire la necessaria maturazione. Non è il caso delle istituzioni universitarie del nostro Paese nelle quali, in genere, sovrane regnano improvvisazione, faciloneria e scarso senso di responsabilità.

   Così, a primo acchito, ci sembra opportuno richiamare l’ impegno e la specificità dei politecnici della Germania con i loro “Istituti geografici” (v., p.e.: la Scuola Superiore Superiore (HfV) di Dresda, una delle istituzioni d’ avanguardia della ex-DDR,; l’ Istituto per il Traffico e la Pianificazione urbana delle Università Tecnica di Monaco,  le cattedre delle stesse discipline nel Politecnico di Aachen e nelle Università tecniche di Stoccarda, Darmstadt, Dortmund, Braunschweig, ecc., ; i Dipartimenti nelle università di Olanda, Giappone, Cina, Usa, ecc.

   Il sindaco Alemanno - in quanto ingegnere, sia pure di discipline ambientali – dovrebbe pertanto inquadrare ogni sua iniziativa nel sano contesto precipuo del rigore della scienza e della tecnica, con l’ esortazione, inoltre, alla consultazione del “Libro Verde” sul traffico urbano curato dalla Commissione Europea e datato 25. Settembre 2007.

   Per evidenti ragioni di profilassi richiamiamo il concetto di “Mobilità sostenibile” in tutti i suoi riferimenti in ordine ai gradi di mobilità urbana e territoriale, in guisa che le proposte da adottare - siano esse pricing, park pricing, park and ride, car sharing, car pooling, ecc. - rientrino in un quadro di un mobility management, anticipato da seri monitoraggi locali in grado di garantire una ottimale gestione dei sistemi ed il risparmio di risorse economiche,  tale da non gravare eccessivamente sul sistema sociale in chiave di esternabilità negli aspetti di: inquinamento atmosferico ed emissioni di gas serra; inquinamento acustico; congestione dovuta al traffico veicolare e incidentalità (elemento di crisi del sistema stradale italiano).

   Mai come ora ognuno è chiamato a dare del suo affinché politiche urbane, politiche abitative, mobilità, ecc.., nella Capitale seguano quel percorso ispirato da professionalità e rigore nella tutela degli interessi dei cittadini e dei visitatori dell’ Urbe e, soprattutto, nel rispetto della storia, della tradizione (Annitrenta e del passato storico) e di quella cultura “urbana” della Città “Eterna”, mortificati da 60anni di crescente degrado morale.   

   Donde: Sulla base di quali criteri è stato articolato il disciplinare d’ incarico e secondo quali modalità verranno rimborsati spese ed onorate le prestazioni professionali degli esperti (sic) ? Inoltre: quale organo tecnico o istituzioni sono preposti al controllo (ed all’ approvazione) delle proposte ? È stato sottoposta la delibera del mandato all’ approvazione del Consiglio comunale o si è trattato di una semplice deliberazione di Giunta ? Perché un numero sì sproporzionato di “esperti” per due settori con riflessi in ambiti di altre discipline ? Perché ai fini di una tanto necessaria quanto efficace razionalizzazione burocratica non affidare ricerca e proposte – che  nella normalità dovrebbero essere pertinenza di un Dipartimento per la Viabilità ed il Traffico della struttura amministrativa comunale, diretto da un ingegnere esperto di Trasporti -  ad uno studio professionale interdisciplinarmente strutturato ?  Sono stati eseguiti viaggi preliminari di studio e di ricerca in città europee nelle quali i  complessi problemi del traffico urbano sono stati affrontati e risolti con professionalità (Berlino, Amburgo, Francoforte a.M, Monaco di Baviera, Stoccolma, Londra, Parigi, Barcellona, ecc.), tenuto conto delle carenze di formazione a tutti i livelli nel nostro Paese ?

   È impressione comune che il sindaco Alemanno incominci già a deludere le aspettative di quanti ( e non sono pochi) hanno a cuore le sorti della Capitale, nei suoi valori di “urbanità” e di cultura che hanno fatto (e fanno) di questa un “inicuum”. O, forse, non ha ancora percepito la dimensione dei guasti irreparabili ereditati dalle malsane gestioni delle politiche urbane attivate da tutti i suoi emeriti predecessori e, in particolare, dagli ultimi, Rutelli e Veltroni, in quella Urbs che già in epoche lontane ha segnato il percorso dell’ urbanistica del mondo occidentale e fondato, tra l’ altro, una certa “Londinum”, la odierna Londra ?

   Ma non è tutto se non volgessimo furtivamente l’ attenzione a quei gioielli di proposte o generosa offerta di milioni di cubature in versione di centralità urbane, in aree prive delle più elementari infrastrutture primarie e secondarie, per un fabbisogno abitativo segnato da un generalizzato fenomeno urbano di “contrazione”, anticipato com’ è stato da espansioni ed implosioni gestite nell’ assenza totale di principi, regole, norme etiche e morali, nelle modalità denunciate dalle inchieste di “report”, funzionali soltanto agli appetiti ed all’ ingordigia dei palazzinari-squalo romani e milanesi. Il tutto grazie ad un sedicente PRG dai costi esorbitanti, costituito di quattro tavole colorate, condito dalla sapienza di esperti clientelari, illuminato dalla luce dell’ “urbanista” (così si chiamanao in Italia gli emuli di Ippodamo da Mileto), prof. Giuseppe Campos-Venuti, e corredato da una vuota, quanto provocante, relazione (dallo stile enfatico tutto veltroniano) che esprime  magistralmente le lacune culturali, politiche e specialistiche, di dimensioni oceaniche, del nostro Paese alla soglia del Terzo Millennio.

   Le aree interessate dal “nuovo-PRG”, erano da tempo in “mani sicure”. E, in proposito, un certo Roberto Morassut - per meriti speciali elevato poi al rango di “onorevole” del Pd, certamente su sollecitazione del rappresentante del neo-kennedyanesimo made in Italy – in una intervista concessa ad uno dei giornalisti del team di “report” ebbe irresponsabilmente ad affermare che a lui interessavano poco o nulla le speculazioni fondiarie attivate dai meccanismi del PRG. Dichiarazioni da gogna !

   Intanto da qualche tempo si sussurrano alcune ipotesi: 1a. L’ ex ministro “Robespietro”, il leader dell’ uDC, imparentato con uno dei palazzinari capitolini (se non è questo conflitto d’ interessi !) sottoporranno all’ attenzione dell’ esecutivo una proposta di iniziativa parlamentare tesa ad inserire nella Carta (l’ amerei di più anch’ io se fosse più “umana”) tanto amata dal presidente Napolitano, proposte di “esproprio per pubblica utilità e di socializzazione dei mezzi di produzione”, sulla falsariga della Carta costituzionale della Repubblica Fed. le di Germania; 2a. Ad aggiornamento della Carta costituzionale avvenuto, il premier-quater, su sollecitazione della “terza” carica istituzionale, invocherà i lumi del ministro “competente” per materia, Umberto Bassi; 3a. A conclusione dell’ iter e istituzionalizzazione degli istituti di esproprio e di socializzazione avvenuta, si agiterà l’ assessore all’ Urbanistica capitolino (che, secondo la prassi corrente, “tecnico” non è). A questo punto giuoco è fatto: il bianco muove e vince con 5 mosse. Tutte le aree edificabili del Comune di Roma verranno espropriate e il Dipartimento Sviluppo e Pianificazione urbana, in sinergia con i Dipartimenti Mobilità e Trasporti, Strade e Fognature, Parchi e Giardini, redigerà il “vero” Piano Regolatore Generale ed i “verissimi” Piani Particolareggiati. Bando a casermoni anonimi per miserabili appartamenti soggetti a tutte le forme di inquinamento, bensì l’ offerta di tipologie residenziali alternative (p.e.: case urbane a schiera su lotti minimi, case unifamiliari “trigenerazionali” per il recupero sociale della  famiglia, case ad atrio e doppie, palazzine residenziali dell’ altezza massima di 3 piani, ecc.

   E sul versante milanese dove regna indiscussa la regina delle regine, Signora Letizia Moratti, sotto l’ occhio vigile – ma paterno – del consigliere di FI, Silvio Berlusconi, con l’ assistenza amorevole dalle due ancelle, la Lega e  AN ? Beh, lì, all’ ombra della “Madunina”, gli avvenimenti seguono i percorsi di una certa discrezione. I cittadini partecipano attivamente e democraticamente al processo pianificatorio  per le aree interessate dall’ Expo 20… E dire che la città di Milano è gemellata con la città di Francoforte a.M., della quale la Signora Petra Roth (un vulcano di energie) è borgomastro. Chissà se alla sindachessa  Moratti fosse mai balenata l’ idea di inviare una delegazione in quella città per apprendere seriamente il mestiere di amministrare una metropoli all’ insegna di un alto senso di responsabilità, dell’ efficienza e, soprattutto, della competenza.

   Però le torri gemelle, grazie al decisionismo del consigliere comunale e premier-quater Berlusconi, sono state sì ben “raddrizzate” da porsi come vergogne-gemelle, masse amorfe con scelte formali e volumetrie che, oltre a far girare e rigirare nelle tombe  grandi maestri come Pier Luigi Nervi, Giò Ponti, i BBPR, Ignazio Gardella, per citare i più rappresentativi, solleciteranno certamente lo sconcerto degli architetti Vittorio Gregotti, Renzo Piano e Giorgio Grassi, il canto del cigno di quel Razionalismo italiano “Annitrenta”, snobbato dal culturame del sinistrismo nostrano, prima, rispettato dalla saggistitica internazionale, poi, e, ora, dopo le orgie postmoderniste, decostruttiviste e salottiere, prodotto delle correnti dell’ architettura globalizzata, riscoperto e “quasi” invocato come  richiamo all’ ordine ed alla disciplina formale. Domande ed interrogativi tutti che, tenuto conto dei poteri illimitati che in Italia si concede la politica (ed i sindaci sono il prodotto di quella che spesso, e a ben ragione, è stata bollata come “malapolitica” o politica delle comparanze. Vedi Napoli e puoi muori !) sono più che legittimi.

   Come  più che legittimo è  chiedersi del significato e della funzione di quegli elenchi di “collaudatori” che si possono estrapolare dai siti delle grandi città italiane per un istituto tecnico-giuridico, il “collaudo”, il quale, oltre a dover essere, in un paese come l’ Italia che  è stato la culla del Diritto, parte integrante dei contenuti di un agile e moderno Codice Civile, dovrebbe regolare la legislazione sui capitolati d’ appalto e, nei costrutti del Diritto contrattuale e del Diritto professionale, porre in primo piano la responsabilità civile del progettista e/o direttore dei lavori, unico responsabile dei necessari collaudi in corso d’ opera e finale per tutte le categorie dei lavori a tutela degli interessi della committenza (pubblica e privata).