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Il demone e il Dalai Lama

di redazionale - 14/10/2008

Fonte: Baldini Castoldi Dalai editore



Un lama e due monaci suoi collaboratori vengono uccisi a poche centinaia di
metri dalla residenza in esilio del Dalai lama. I tre stavano traducendo in
cinese un testo del Buddha sull'Origine dipendente dei fenomeni. L'indagine
sul brutale omicidio apre al commissario indiano Singh le porte di un
universo a lui sconosciuto. Con il suo vice Amithaba, Singh ricostruisce i
fatti e identifica i colpevoli del delitto in alcuni seguaci del culto di
Dorje Shugden, uno spirito dai temibili poteri mondani. Ma i presunti
assassini sono fuggiti in Tibet, e i giudici non ritengono le prove raccolte
sufficienti a punire i mandanti, tra cui figurano i vertici di una società
ispirata a Shugden che ha sede nel quartiere degli esuli di Delhi. Partendo
dai risultati di Singh, un giornalista investigativo, l'autore, cerca allora
di imboccare un percorso alternativo, ricostruendo la mistica che si cela
dietro il crimine. L'indagine lo porta indietro nel tempo fino all'epoca del
Quinto Dalai lama e di un suo contemporaneo morto in circostanze mai
chiarite nel grande monastero di Drepung, alle porte di Lhasa. Come si
scoprirà, la leggenda della scomparsa di quest'ultimo e della sua successiva
trasformazione nell'essere demoniaco oggetto del culto ha attraversato la
storia tibetana, riaffiorando nei suoi momenti cruciali. Anche l'attuale
Dalai lama ha onorato per anni il culto di Shugden, ma progressivamente se
n'è distaccato, creando le condizioni per una sorta di scisma dagli esiti
imprevedibili. Deciso a combattere lo spirito settario coltivato da una
parte del clero della sua scuola Gelupa, il leader tibetano rivela
all'autore i propri timori, che sembrano trovare conferma negli eventi più
recenti, poiché i seguaci di Shugden sono entrati nell'area di influenza
delle autorità cinesi. Il rapporto tra lama dissidenti e regime comunista si
fa ogni giorno più stretto, ponendo le basi per un'alleanza che punta a
eliminare dal futuro del Tibet ogni traccia del lignaggio dei Dalai lama. La
sfida è iniziata, e coinvolgerà ancora parecchie generazioni di tibetani e
cinesi, ma anche di occidentali interessati ai segreti delle civiltà
dell'Asia.

«Decine di lama, geshe, medium, studiosi e semplici praticanti, ai quali ho
chiesto informazioni e pareri sul caso Shugden, mi hanno indistintamente
pregato di raccontare i fatti con un atteggiamento imparziale perché ognuno
potesse farsi da solo un'idea delle conseguenze cui potrebbe portare
l'acuirsi dell'attuale tensione. In cima ai loro pensieri, la paura di veder
accelerare attraverso le divisioni scolastiche la scomparsa di una cultura
così particolare e profonda.»