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Padre Pellegrino Ernetti e il cronovisore, la macchina per registrare le immagini del passato

di Francesco Lamendola - 27/10/2008


Quella di padre Pellegrino Ernetti è stata - se lo è stata: tale è il mistero che regna intorno ad essa - la più sconvolgente scoperta scientifica di tutti i tempi: una «macchina», denominata "cronovisore", mediante la quale sarebbe possibile visualizzare e ascoltare scene del passato, come se si svolgessero davanti ai nostri occhi.
Nemmeno gli scrittori di fantascienza avevano osato spingersi tanto in là.
Herbert George Wells, nel suo La macchina del tempo, aveva avuto semplicemente l'idea - molto più convenzionale - di costruire una macchina mediante la quale muoversi liberamente nella dimensione del nel tempo, trasportando uomini del presente sia nel passato, sia nel futuro. E l'altro padre nobile di questo genere letterario, Jules Verne, nel suo romanzo Il castello dei Carpazi, immaginò un dispositivo capace di ridare una parvenza di vita, ma puramente illusoria (una specie di ologramma, diremmo oggi), alla donna amata dal protagonista, che non sa rassegnarsi alla morte di lei.
La macchina ideata e, forse, realizzata da Padre Ernetti, invece, sarebbe in grado di restituirci scene di vita passata come se si svolgessero di nuovo davanti a noi, fin nei minimi particolari. Essa nasce da una intuizione profonda, ma relativamente semplice: tutto ciò che esiste sul piano fisico, emette energia; questa energia è indistruttibile; dunque, tutte le cose e le persone, tutti i gesti e le parole, tutte le situazioni, i luoghi e le vicende del passato, non sono scomparsi nel nulla, ma continuano ad esistere allo stato latente.
I nostri sensi ordinari non li possono cogliere; tuttavia, così come esistono animali dotati di sensi più sviluppati dei nostri, e così come esistono individui eccezionali, capaci di vedere a distanza e di "leggere" nel futuro, è possibile immaginare un dispositivo capace di registrare queste onde di energia e di riprodurle a piacere, proprio come un grammofono o un registratore riproducono i suoni, senza alcuna possibilità di errore.
Questa teoria, della quale abbiamo altrove più volte accennato, è legata a quella che ipotizza l'esistenza di un a sorta di enorme "deposito" di tutto ciò che esiste - immagini, suoni, pensieri -, le cosiddette "cronache dell'Akasha", nel quale ogni ente e ogni evento vengono registrati in maniera indelebile, e cui i medium, in particolari circostanze, sono in grado di accedere, per rivelare cose nascoste del passato o anche del futuro (cfr., tra gli altri, F. Lamendola, «Alcune ipotesi sull'Altro mondo e sulla mente non localizzata» e «Da dove vengono le materializzazioni del pensiero?», consultabili sui siti di Edicolaweb e di Arianna Editrice).

Ma chi era Padre Ernetti, l'ideatore del "cronovisore"?
Pellegrino Alfredo Maria Ernetti nasce a Rocca Santo Stefano, in provincia di Roma, nel 1925, e muore nell'isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia, nel 1994.
Uomo di vasta cultura e di mente estremamente aperta, è stato monaco benedettino presso il convento di san Giorgio Maggiore e ha insegnato musica polifonica (ossia la musica sacra anteriore alle notazioni) nell'Istituto omonimo, l'unico al mondo - fino a qualche ano fa - nel suo particolare genere.
Oltre che musicologo, egli è stato anche filosofo ed esorcista, nonché - ciò che a noi, qui, maggiormente interessa - inventore geniale, pur essendo di carattere estremamente riservato e modesto. Fra le altre cose, è stato collaboratore di Padre Agostino Gemelli preso il Laboratorio di Fisica dell'Università Cattolica del sacro Cuore, a Milano.
E proprio nel corso di alcuni esperimenti condotti con lui, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, Padre Ernetti avrebbe avuto la prima intuizione del suo "cronovisore", allorché gli accadde di essere testimone di un fatto estremamente singolare: sul nastro di un registratore era rimasta impressa la voce del defunto genitore di Padre Gemelli, in risposta ad una invocazione inconsapevole da parte di suo figlio.
Poco o nulla sappiamo delle tappe che lo hanno condotto a realizzare, in collaborazione - si dice - con Enrico Fermi e Werner von Braun - alla costruzione del "cronovisore". Sembra che i lavori si siano svolti nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento; di certo, solo a partire dai primi anni '70 la notizia ha cominciato a trapelare sui media, attirando - come è comprensibile - l'a curiosità di un pubblico molto vasto.
In una rarissima intervista alla stampa, Padre Ernetti raccontò di aver potuto assistere, grazie all'apparecchio realizzato dalla sua équipe, alla rappresentazione della tragedia «Tieste» del poeta latino Ennio, andata perduta; e di averne annotato il testo. Ma l'applicazione più stupefacente del "cronovisore" sarebbe stata quella che gli avrebbe permesso di assistere alla passione e morte di Gesù Cristo sulla croce, a Gerusalemme.
Nel 2002 è apparso un libro del teologo François Brune, intitolato «Il nuovo mistero del Vaticano. La macchina del tempo», in cui si afferma che il Vaticano sarebbe stato tempestivamente informato delle ricerche e degli esperimenti di Padre Ernetti e che il "cronovisore" si troverebbe colà, coperto dalla massima segretezza, date le conseguenze imprevedibili di una sua pubblica diffusione.
Se così fosse, sarebbe la prova del fatto che solo una superiore istanza etica, in una cerchia ristretta, è in grado di porre dei limiti, se non alla ricerca scientifica, almeno alla diffusione dei suoi risultati potenzialmente più pericolosi: una remora che la scienza "laica" non si è mai posta e che, di certo, non possiede.

Gabriella Alvisi, studiosa del paranormale e specialmente delle «voci» di ipotetiche entità spirituali, molto nota fra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, ha narrato l'incontro con padre Pellegrino Ernetti nel suo libro «Le voci dei viventi di ieri» (Sugarco Editori, Milano, 1976, pp. 137-140), che qui riportiamo.

«L'uomo ha sempre sentito la necessità di ampliare il suo sistema sensoriale. Molte volte le sue scoperte sono avvenute per ragioni di indole pratica, come quella del microscopio, inventato, in maniera rudimentale ovviamente,  da un tessitore di Delft. La scienza ufficiale
,ce allora era ancora meno scienza, non lo prese in considerazione, poiché non era un 'dotto'. Solo in seguito si accorse, grazie a quel sistema, che esisteva l'infinitamente piccolo. Ai nostri giorni, un microscopio elettronico è in grado di ingrandire un oggetto un milione di volte. L'uomo è arrivato a distinguere con questo mezzo le molecole germinali della vita, l'ormai famoso DNA, l'elemento programmatore dell'individuo.
Il telescopio gli permise di vedere, ravvicinati, quei pianeti e quelle stelle che gli astrologi babilonesi contemplavano dalle loro fantastiche ziggurat e ai quali la creatura umana si sentiva misteriosamente legata fin dalle sue lontane origini.
I raggi X gli diedero la possibilità di vedere attraverso i corpi solidi, attraverso il 'suo' corpo.
Radio e televisione fanno sì che possa sentire e vedere avvenimenti che si svolgono a migliaia di chilometri.  In diverso modo, il radar sostituisce l'occhio umano.
Il registratore consente di udire l'inudibile.
L'uomo, in sostanza, ha creato artificialmente percezioni extra-sensoriali già esistenti in natura presso certi esseri eccezionali ed anche presso certi animali.
Perfino il fatto che al momento della morte l'uomo abbia la visione panoramica  di tutta la sua esistenza, riveda in un lampo mnemonico tutto il suo passato (è questa una delle teorie del Bozzano) è stato confermato, sotto un certo profilo, dalle esperimentazioni di Penfield. Si è avuto cioè la prova che tutto viene memorizzato nei minimi particolari. Impiantando dei micro-elettrodi nel cervello di un paziente e per mezzo di exeresi chirurgiche, l'individuo sottoposto a simile stimolazione elettrica si trova ad essere la sede la sede sincronica di due coscienze: quella del presente e quella del passato che risorge integralmente.
La più recente scoperta in ordine di tempo è la macchina che fotografa il passato, la 'cronovisione', un apparecchio ideato da Padre Ernetti e dalla sua équipe.  Attualmente è allo studio in vari Paesi, quali America e Russia. In Inghilterra, in un istituto di ricerca di Bristol, il dottor Carter sta per mettere a punto una macchina che, rilevando le onde cerebrali sarà in grado di leggere nel pensiero.
Ci avviciniamo dunque al momento in cui la scoperta dell'équipe che lavora con padre Ernetti non sarà più tenuta nascosta, non sarà più un segreto di stato e verrà resa di pubblico dominio: si tratta di un'apparecchiatura che consente la cronovisione, che fotografa, per così dire, il passato.
Ho conosciuto Padre Ernetti e sono convinta che furono le 'voci' a favorire il mio incontro con lui.
Da parecchi giorni trovavo inciso [sul nastro del registratore] il nome di Cini… Giorgio Cini Avevo anche udito la voce di mia figlia dire: "Grazie, Giorgio, gentile…" Sapevo che Giorgio Cini era morto giovanissimo in seguito a un incidente aviatorio. Faccio una digressione per esporre il fatto. Alla vigilia della fatale partenza, il dottor Rol, un uomo che in altri tempi sarebbe stato definito un "mago" per i suoi inconcepibili poteri, aveva consigliato Cini di non partire. Egli trascurò l'avvenimento, e morì, essendo il suo destino segnato. Il fatto era avvenuto molti anni fa. Mi aveva sempre colpito il caso dei genitori che venivano crudelmente privati di un figlio. Probabilmente , inconsciamente 'sapevo' che sarei passata attraverso una così dura prova.
Il nome 'Cini' si ripeteva in quei giorni di sovente, e io continuavo a domandarmene il motivo.
Cito tutto questo perché è strettamente legato al mio incontro con Padre Ernetti che avvenne in modo del tutto… fortuito e casuale.
Mio marito, dovendo recarsi a Venezia per affari, mi offerse di andare con lui. Mi balenò subito la possibilità di raggiungere Padre Ernetti al quale avevo scritto tempo addietro.  Possedevo due numeri telefonici: uno del Conservatorio benedetto Marcello dove insegnava, l'altro corrispondente al suo luogo di residenza sull'isola di San Giorgio Maggiore. Immaginavo che si trattasse di un convento, dato che Padre Ernetti appartiene all'ordine dei Benedettini. Era sera inoltrata, feci il numero. Una voce femminile rispose: - "Qui fondazione Giorgio Cini". "Temo di aver sbagliato - dissi - dovrei parlare con Padre Ernetti". "Glielo chiamo subito".
È inutile che mi dilunghi in ulteriori particolari. Tutto andò a posto come in un gioco a incastro. Ebbi un interessante colloquio con lui. La prima cosa che mi disse spontaneamente fu che nin si rendeva conto del fatto che, come l'avevo chiamato al telefono,  gli fosse balenato subito alla mente il mio scritto, quando erano migliaia le lettere che gli erano pervenute in seguito agli articoli riguardanti la sua scoperta apparsi sui giornali.   "Inoltre - disse - non so come lei abbia potuto raggiungermi a Venezia, poiché in questi giorni faccio la spola tra questa città e Roma: è il periodo degli esami.". Gli risposi che non ne ero meravigliata dato che, probabilmente, tutti era stato predisposto.  Una delle tante circostanze che immaginiamo essere fortuite.  Ci sorridemmo con l'aria di due cospiratori.
Padre Ernetti è un uomo di una modestia e semplicità eccezionali, dalla fisionomia intelligente, aperta, gioviale.  Naturalmente tutti si chiedono perché la sua scoperta non venga divulgata.
Sarebbe "il suicidio dell'umanità" mi rispose il benedettino.  "Questa scoperta è pericolosa. Toglie la libertà di pensiero" e, conseguentemente, di parola e di azione,  in quanto è in grado di catturare le onde emesse dalla nostra mente.  L'umanità, per attuarla, dovrebbe capovolgere la propria etica. Di conseguenza autorità religiose e civili non ne permettono per ora la divulgazione.  Si attende, per farlo, una conferma ufficiale da parte degli scienziati di altri paesi. In America stanno mettendo a punto questa ricerca. A tale scopo esiste un numero ingente di antenne che coprono circa trenta chilometri.
Quando parlai a padre Ernetti degli animisti che pongono in dubbio un fenomeno tanto oggettivo, come quello delle 'voci' che si manifestano per mezzo di una fredda macchina amorfa, sbottò: "Non mi parli dei parapsicologi…". Proseguì poi con intonazione decisa e un po' polemica, riferendosi alla sua scoperta: "Se vedo una persona che su una collina della Galilea predica in aramaico il discorso delle beatitudini, mentre la gente accorre per ascoltarla, che motivo avrei per mettere in dubbio che si tratti del Cristo?".
Le onde sonore e visive che noi emettiamo - mi spiegò - non si distruggono, ma si trasformano e restano eterne ed onnipresenti; di conseguenza, con apparecchiature adatte, si possono ricostruire, come avviene con altre energie. Per mezzo dell'oscillografia elettronica è possibile dimostrare che la parola è musica ritmata in ogni suo elemento, non solo, ma che il grafico delle vocali, delle sillabe e delle parole pronunciate è diverso in ciascuno di noi.. è così possibile ricostruire la personalità di ogni singolo individuo.
Queste onde, dunque, emesse dall'uomo, sono trasformabili, ma ricaptabili e ricostruibili dagli apparecchi.
Mi colpì soprattutto la sua affermazione che l'onda visiva e sonora che ognuno lascia dietro a sé, come una immateriale carta di identificazione, è energia, e come ogni elemento è formata di luce e si dissolve in luce.
Non posso dare ragguagli più precisi  sulla misteriosa macchina non avendola vista perché, tra l'altro, non si trova a Venezia ma in un'altra città.
Padre Ernetti mi fece la descrizione dell'immagine che si presenta sullo schermo con un terrificante boato, occorre disporre di un saldo sistema nervoso. Personaggi morti recentemente di cui si ha un'ampia documentazione sia visiva che auditiva, sono stati riconosciuti perfettamente senza possibilità d'equivoci.»

Che dire di tutto questo?
Dal punto di vista filosofico, l'ipotesi di una permanenza di tutti gli eventi del passato, sotto forma di onde di energia, è - a nostro avviso - perfettamente plausibile. Altrettanto plausibile è il fatto che tali onde siano suscettibili di essere individuate e registrate, così come si fa con le immagini del televisore o con le normali riprese cinematografiche.
Altro discorso, evidentemente, è se sia ammissibile, oltre alla possibilità teorica, anche la capacità  pratica di realizzare un apparecchio del genere; il che, allo stato attuale dello sviluppo tecnologico (almeno per quanto è dato sapere al pubblico), sembrerebbe doversi escludere.
Davvero il Vaticano custodisce un segreto del genere, impedendone la divulgazione? E, più in generale: è materialmente possibile custodire un segreto di questo tipo, nell'ambito della odierna comunità scientifica internazionale?
Non abbiamo la risposta a simili domande, per cui non sarebbe serio speculare ulteriormente su delle mere ipotesi, prive di riscontri verificabili.
Questo, però, non significa chiudere la porta in modo definitivo e irrevocabile sulla eventualità che il "cronovisore" di Padre Ernetti sia stato effettivamente realizzato.
Nel campo della scienza - e specialmente della scienza odierna, che procede a balzi giganteschi, superiori alla nostra stessa capacità di adeguamento psicologico - dovremmo ormai sapere molto bene che non bisogna pronunciare con disinvoltura la parola "mai", neanche davanti a ciò che neppure gli scrittori di fantascienza osano immaginare nelle loro più accese fantasie.