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Qualcosa da obiettare

di Massimo Gramellini - 30/10/2008

 
 
 
Pur non avendone mai fatto parte, e forse anche per questo, alla diversità morale della destra ex missina io un po’ ci credevo. Fino a ieri. Quando sul Corriere della Sera ho letto l’articolo di Fabrizio Roncone sull’epopea dei biglietti omaggio alla Fiera cinematografica di Roma. Un arraffa arraffa che ha impegnato strenuamente la giunta del sindaco puritano, né più né meno di quel che accadeva ai tempi delle amministrazioni di sinistra, ma con un’aggiunta di bulimia dettata dalla fame arretrata. L’alfiere di questa campagna all’ultimo scrocco si chiama Umberto Croppi, sodale di Alemanno negli anni della Nera Gioventù e perciò nominato assessore alla Cultura. Il Groppi assessore alla Cultura (lo ripeto per convincermene) si presenta all’ingresso della sala con due biglietti e quattro persone, e all’inserviente che gli fa notare la sfasatura aritmetica risponde seccato: «Vabbè, dov’è il problema? Ne mancano due? Facciamo che non mancano più. Entrano tutti. Qualcosa da obiettare?»

Sì, Groppi, qualcosa da obiettare. Facciamo che con due biglietti si entra in due, e ci si mette pure in coda. Facciamo che chi dice con arroganza «facciamo che non mancano più» vuol far pesare la propria influenza su una persona che reputa inferiore. Facciamo che se lo venisse a sapere Aragorn, l’eroe buono della vostra giovinezza tolkieniana, vi rinchiuderebbe nella caverna degli orchi buttando via la chiave. Facciamo che, se voi non siete più diversi e la sinistra non lo è più da un pezzo, ci toccherà chiedere di diventare diversi ai democristiani.