Vent'anni nel 2008. Il "nero"
di Luca Telese - 31/10/2008
Abbiamo scelto loro due, perché sono due delle anime più rappresentative del movimento che si oppone alla Gelmini. Davide vive a Casapound, ed è uno dei leader della destra che combatte contro il progetto del ministro. Lorenzo, pur giovanissimo, ha già una lunga gavetta, ed è uno dei giovani più attivi e in vista nel Pd. Se li vedeste vicini, in un bar, non notereste grandi differenze di look: jeans e felpa, capelli corti, nessun simbolo. Quando poi li senti parlare, qualche sorpresa c’è: Davide è molto più radicale di Lorenzo, ma ci sono momenti in cui i due sembrano scambiarsi i ruoli: Davide in fondo dice cose più rispettose su Berlinguer che su Almirante (!). Lorenzo apprezza più Fini della Gelmini (!!). Quando parlano del ministro e della riforma (malissimo) ogni differenza sembra annullarsi.
Davide di Stefano, quanti anni hai?
«Ventidue».
Sei uno dei leader degli studenti di sinistra?
«Sono uno dei tre coordinatori. Non abbiamo figure monocratiche».
Hai partecipato agli scontri?
«Ovviamente si, insieme agli altri».
Eravate aggressori?
«Ci sono ore di video che dimostrano il contrario! Due dei nostri ragazzi sono finiti all'ospedale, io sono stato denunciato per possesso di oggetto contundente».
La tua famiglia è politicizzata?
«In qualche modo... Mia madre era una hippie, mio padre socialista».
Come sei entrato in politica?
«Ho un fratello maggiore impegnato a Casapound. Il resto lo hanno fatto quelli del Liceo Socrate».
In che senso?
«Prima erano gemellati con l'Urss, oggi con il Chiapas. Un giorno mi hanno cacciato da una occupazione accusandomi di essere fascista. La storia evidentemente si ripete».
Le prime dispute politiche?
«Cose di ragazzi: mi accusavano di essere nazionalista, o di esaltare l'Impero romano, pensa te...».
Perchè in piazza con i bastoni?
«Ci aspettavamo un'aggressione. la manifestazione di Piazza Navona l'avevamo promessa noi, ma quelli dell'Università ci volevano cacciare»
Cosa pensi di quelli con cui avete fatto a botte?
«Che sono stati usati come utili idioti per un obiettivo: rompere l'unità degli studenti. Così ora la Gelmini potrà dire che ha contro solo quelli del PD».
Siete contro il governo?
«non pregiudizialmente».
Il vostro slogan?
«Né rossi né neri, solo liberi pensieri. Bello, no?».
Ma tu pensi di poter sfilare anche con uno dei centri sociali?
«L'ho già fatto, con molti ragazzi di sinistra. Se non mi chiedono di essere antifascista: senno è il preludio di una aggressione».
Mussolini per te chi è?
«Il Duce».
E Togliatti?
«Una figura importante della storia italiana. Di cui non posso condividere i legami con l'Urss di Stalin».
E Berlinguer?
«Ti rispondo con un verso dei Modena City Ramblers: i nemici lo rispettano, i compagni lo piangono».
Cosa non perdoni alla Gelmini?
«Di essere parte di un processo di distruzione dello Stato sociale».
Sei per il pubblico o per il privato?
«Sanità e scuola pubblica sono il fondamento della società. Quindi il pubblico».
Ti senti ideologico?
«Per il potere oggi tutto quello che è pubblico è inefficiente e negativo, tutto quello che è privato è magico ed efficace».
E della Gelmini come persona?
«Insignificante e impreparata. Tutto è deciso dai tagli di Tremonti».
Di Fini cosa pensi?
«Una nullità, è un cameriere».
Il tuo film preferito?
«Fight club: uno dei pochi che attualizza il tema della battaglia con se stessi».
Uno scrittore?
«Il Mishima di Sole e acciaio».
Un personaggio della storia?
«Giuseppe Mazzini, perchè ha portato nella nostra storia l'idea di Patria».
Sei ricco, benestante o povero?
«Guadagno 500 euro al mese consegnando pizze, vivo in una casa occupata».
Cosa pensi di Berlusconi?
«Lui e Bossi sono due capi veri. Non sono antiberlusconiano, ma non condivido la sua politica liberista».
Sei violento o non violento?
«Nè l'uno né l'altro. Non aggredisco nessuno, ma attaccato mi difendo».
Pensi che la tua scuola ti possa far diventare più ricco?
«Sicuramente no. Anche perchè di diventare ricco non me ne frega un cazzo. Non mi manca nulla».
Sei riformista o rivoluzionario?
«Come diceva Mao? Che la rivoluzione "non è un pranzo di gala". Ma io aggiungo che quello che importa a me non è un concetto astratto, ma solo come arrivare alla giustizia sociale».