Trentatrè trentini...
di Paolo Emiliani - 12/11/2008
![]() Le elezioni provinciali in Trentino vanno considerate per quello che sono, consultazioni amministrative numericamente poco rilevanti, ma il risultato rappresenta lo stesso un interessante elemento politico. Ha vinto il centro-centrosinistra e questo non può considerarsi in assoluto una sorpresa, perché il centrosinistra aveva la giunta uscente e perché in terra storicamente diccì l’alleanza con l’Udc di Casini aveva sicuramente un peso elevato. Le dimensioni della sconfitta del Pdl sono state però eclatanti, soprattutto dopo che a lungo i sondaggi avevano previsto un testa a testa tra il presidente uscente Dellai (nella foto, ndr) e il leghista Divina, appoggiato da tutto il centrodestra più La Destra di Storace e Fiamma Tricolore. Alla fine la partita per la presidenza si è chiusa con ben venti punti percentuali di scarto (56 a 36), ma ancora più clamoroso è il risultato per le singole liste di partito. Il Pd, ma solo sommando ad esso la lista civica per Dellai, diventa primo partito della provincia con il 40% di voti, 8% in più rispetto alle politiche di meno di un anno fa; il Pdl, invece, viene più che dimezzato e dal 27,4% delle politiche precipita ad appena sopra la soglia del 12%, potendo al massimo sommare un ulteriore 4% della lista civica per Divina. La Lega resta stabile intorno al 14%, Di Pietro resta fermo sotto il 3% superato anche dai redivivi Verdi. Disastroso il risultato per le “ali” degli schieramenti: La Destra e Fiamma Tricolore rimangono incatenate intorno allo 0,6%, dall’altra parte “La sinistra”, con dentro Rifondazione, non conquista più dell’1,2% e i Comunisti Italiani fanno ancora peggio con un miserrimo 0,5%. L'Udc non ha potuto essere presente con la propria lista poiché escluso dal Consiglio di Stato per vizio formale nell'ambito della presentazione delle liste, ma ha appoggiato il centrosinistra; in questo modo, però, non è stato possibile pesare né la reale consistenza del Pd né l’apporto dell’Udc. Naturalmente Veltroni ha subito annunciato che “il vento sta cambiando”, ma è difficile misurare la forza di questo vento: uragano o brezza? Soprattutto: è finita l’inerzia a favore di Berlusconi oppure si è trattato solo di un incidente di percorso, magari sotto la spinta delle contestazioni studentesche e della crisi finanziaria generale? Qualcuno ha addirittura individuato la causa di tutto questo all’elezione americana di Obama, ma ci sembra veramente fantapolitica. Molto più semplicemente gli italiani tutti, non solo i trentini che hanno votato, sono stanchi, ma non riescono a trovare vere alternative tra le liste sulle schede elettorali e questo spiega lo stagnamento centrista e i flussi tra formazioni l’una clone dell’altra. Certamente è stata ancora sconfitta in modo evidente la sinistra cosiddetta radicale, proprio per i suoi atteggiamenti collaborazionisti e la sterilità della sua proposta, sia quando si presenta “unitaria” sia, come questa volta, quando è in ordine sparso. La verità è che in Italia manca un partito “italiano”, che non sia al servizio degli atlantici e dei poteri forti internazionali e, soprattutto, che faccia gli interessi dei cittadini italiani. Fin quando non ci sarà sulla scheda un simbolo con queste caratteristiche continueremo a vedere i soliti minuetti. Proprio per questo gli eterni falsi litiganti su una questione sono sempre più che d’accordo: una legge elettorale che tenga fuori dal Palazzo una forza socialista e nazionale. Questa è la democrazia, garante solo delle opposizioni che non si oppongono. da www.rinascita.info |