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Consumismo economico, sessuale e decrescita

di Carlo Gambescia - 02/12/2008

Il no della Chiesa cattolica al progetto di depenalizzazione dell'omosessualità che la Francia a nome della Ue presenterà allOnu merita una riflessione.
Secondo padre Federico Lombardi, il quale ricorda come altri centocinquanta paesi non abbiano aderito alla proposta, “nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali (…), ma la proposta cerca di introdurre una dichiarazione di valore politico che si può riflettere in meccanismi di controllo in forza dei quali ogni norma che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale, può venire considerata contraria al rispetto dei diritti dell'uomo ''.
In pratica il rischio paventato è che gli Stati contrari alle unioni gay vengano "messi alla gogna"(
http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/benedetto-xvi-27/vaticano-omosessualita/vaticano-omosessualita.html ).
Mentre a parere dell’ Arcigay invece, il no della Chiesa sarebbe di “una gravità inaudita che il Vaticano, e quindi, la Chiesa cattolica tutta, si adoperi affinché questa richiesta non passi e, si prefigura come un vero e proprio atto di condanna a morte contro i milioni di gay e di lesbiche che hanno la sfortuna di abitare in paesi sanguinari (…). La scusa per cui la richiesta francese non dovrebbe passare perché da quel momento gli stati che non riconoscono le unioni gay sarebbero messi all'indice (…) non solo non ha alcun senso, ma è una studiata e cinica bugia per nascondere ciò che realmente il Vaticano vuole: mantenere la pena di morte e il carcere per le persone omosessuali“(
http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/benedetto-xvi-27/vaticano-omosessualita/vaticano-omosessualita.html ).
Chi è più vicino alla verità? Difficile dire. Che si debba essere messi in prigione e condannati a morte per le proprie preferenze sessuali, come avviene tuttora in moltissimi paesi, è inaccettabile. Ma, come sembra indicare il progetto, trasformare la preferenza sessuale in diritto universale di libertà dell’uomo, pare altrettanto non condivisibile. E non tanto per una questione religiosa, ma per ragioni, diciamo così, ideologiche e di tecnica giuridica. Facciamo un esempio.
Come stabilire ciò che è lecito o meno sotto il profilo del comportamento sessuale? Se non su base culturale. Ma le culture non sono profondamente diverse? E come trovare un minimo comune denominatore, se non puntando su un’ astratta uniformità giuridica? Che, una volta trasformatasi in legge, inevitabilmente rischia di scontentare gli uni e accontentare gli altri? E soprattutto di essere messa a profitto dal più forte. E forza e giustizia spesso seguono strade diverse...
Certo, ci si può rispondere che la violenza, anche se legalizzata, va sempre combattuta e che dunque la depenalizzazione dell’omossessualità rappresenta un altro passo verso la liberazione dell’umanità da ogni ingiusta costrizione fisica e morale. Però, sembra, non tutti siano d’accordo… Centocinquanta paesi, come abbiamo visto, sono contrari alla proposta.
In realtà si tratta di una tesi che assomiglia molto a quella che viene invocata per difendere i valori del mercato, dello sviluppo e del consumismo. Anche qui si parla della sacra libertà economica dell’uomo e del suo diritto universale a produrre, vendere, consumare.
Ma chi ha fissato concretamente fino ad oggi i limiti del retto comportamento economico? Nessuno. I codici civili, commerciali e i trattati economici sono interpretati e reinterpretati sulla base del diritto del più forte e del più ricco. E, comunque sia, si tende a dare per scontato il fatto che la libertà universale di mercato sia un altro passo decisivo verso la giusta liberazione dell’uomo da ogni costrizione. Tuttavia anche qui non tutti sono d’accordo.
Ma allora se le cose stanno così - e ci rivolgiamo ai contrari al consumismo economico - perché favorire il consumismo sessuale? Solo per non combattere la stessa battaglia della Chiesa cattolica? Se si crede nella decrescita economica, che vi può essere di sbagliato nel credere - in un mondo schiavo economicamente dell' artificiale bisogno di sesso - anche nel valore per così dire della "decrescita sessuale"?