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Il libro della settimana: Arturo Colombo (a cura di), Il mondo di Sergio Romano

di Carlo Gambescia - 04/12/2008

Il libro della settimana: Arturo Colombo (a cura di), Il mondo di Sergio Romano, il melangolo, Genova 2008, pp. 134, euro 10,00 - www.ilmelangolo.com

Non amiamo i conservatori. Ma si deve pur distinguere tra i nostalgici dei tempi passati e i veri conservatori. Il nostalgico idealizza il buon tempo antico, fino al punto di rimpiangerlo, rischiando di trasformarsi in reazionario. In questo senso la storia viene usata per giustificare il passato. Un altissimo esempio di conservatore-reazionario è rappresentato da Joseph de Maistre.
Mentre il vero conservatore - e in Italia ne abbiamo avuti di eccellenti, si pensi solo a Pareto e Mosca - non idealizza il passato. E usa la storia come laboratorio per analizzare il presente e capire il futuro. E’ un conservatore-realista. Non mitizza, ma apprezza la storia come maestra, erudita, di vita.
Un ottimo esempio di vero conservatore è Sergio Romano, nato nel 1929, ex ambasciatore, giornalista e storico colto e indipendente. Come qui: “Capisco che l’indipendenza del Kosovo possa piacere agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. Mi è difficile capire perché piaccia alla Francia, alla Germania e all’Italia” (Corriere della Sera, 23 febbraio 2008).
Autore di ottimi libri su Gentile, Crispi, l’impresa libica, i falsi protocolli, gli Stati Uniti e l' Italia. Nonché di testi "metodologicamente" preziosi come La storia sul comodino (Greco & Greco 1995), Confessioni di un revisionista (Ponte alle Grazie 1998), e Memorie di un conservatore (Tea 2002).
Un ottimo strumento per approfondirlo è un libro fresco di stampa: Il mondo di Sergio Romano, il melangolo, Genova 2008, pp. 134, euro 10,00), a cura di Arturo Colombo.
Nel volume sono raccolti gli interventi di una giornata di studi a lui dedicata dall’Università di Pavia. E per una ragione particolare: Romano, come si legge nella presentazione del rettore Angelo Stella , “con un gesto di grande generosità" aveva in precedenza espresso "la sua volontà di lasciare al fondo Manoscritti le sue carte e il patrimonio della sua attività intellettuale” . Di qui la natura formale e celebrativa dell'incontro, avvenuto nel marzo del 2008. L’elenco del materiale archivistico donato è in calce al volume, e copre il periodo 1952-1991.
Il volume ospita tra gli altri interventi di Arturo Colombo (I Continenti del Mondo di Sergio Romano); Arianna Arisi Rota (Il Crispi di Romano. Appunti di lettura), Silvio Beretta (Sergio Romano e “La storia sul comodino”), Giampaolo Calchi Novati ( Un eurocentrico riluttante), Vittorio Dan Segre (Romano amico di Israele?), Salvatore Veca (Dell’ironia liberale. Prove per un ritratto). Oltre, dulcis in fundo, all' intensa Confessione di Sergio Romano. Dove, oltre a riconoscersi, con umiltà sconosciuta negli ambienti intellettuali italiani, storico per caso e diplomatico e giornalista per professione, Romano sottolinea che “un diplomatico e un giornalista non debbono soltanto diffidare di ogni notizia e dichiarazione che raccolgono nel corso del loro lavoro. Debbono anche diffidare di se stessi”.
Il che spiega, in modo icastico, la natura intelligente e critica del suo conservatorismo.