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Sky, pay tv e libertà d'espressione

di Manuel Zanarini - 04/12/2008

 


Ci risiamo, il Governo prende un provvedimento e l’Opposizione attaccando agitando il conflitto di interessi e la libertà di espressione, per non parlare delle solite urla per la scomparsa della democrazia in Italia e l’instaurazione di un regime fascista.

Il provvedimento in questione è l’elevazione al 20% dell’I.V.A. per le tv a pagamento. Premetto che sono un abbonato SKY, quindi presumibilmente a breve dovrò pagare più soldi per vedere i miei canali preferiti, oppure disdire l’abbonamento. Dovrei quindi essere contrario al provvedimento? Io No! Sono assolutamente favorevole, per due buoni motivi: primo, la televisione a pagamento non è un bene primario, quindi chi vuole avere un di più paghi come per tutti gli altri beni, per i quali l’I.V.A. è al 20%; secondo, il Governo Berlusconi ha finalmente preso un provvedimento che causerà perdite a Mediaset, l’azienda di Berlusconi stesso. Infatti, cosa abilmente trascurata dalla stampa del “vero regime”, la nuova quota I.V.A. colpirà anche le tv digitali, quindi anche Mediaset, con la conseguente deduzione, che la censura a SKY non c’entra proprio nulla.

Purtroppo, il guaio di questo Paese è che abbiamo una politica che non si occupa minimamente dei problemi della gente, ma vive di ripicchiane da condominio, per tutelare il proprio posticino da 14mila e passa Euro al mese. Infatti, mentre si grida al regime per l’innalzamento dell’aliquota I.V.A., non si parla di come entrambi gli schieramenti tentino realmente di censurare le opinioni contrarie al sistema. Porterò due esempi.

Il primo riguarda l’editoria. Come tutti sappiamo, viviamo un periodo di particolare crisi economica, ed il settore dell’editoria ne è colpito particolarmente, soprattutto in Italia dove il quotidiano maggiormente letto è “La Gazzetta dello Sport”. Fortunatamente, la tecnologia viene in soccorso, almeno per pareggiare i danni che ci causa. Infatti, ora è possibile produrre gli “E-books”, o libri elettronici, i quali, grazie al fatto che non vengono stampati su carta dalle case editrici, hanno costi di produzione bassi, in modo che le piccole realtà editoriali possano mettere sul mercato libri con poco appeal sui mercati (giovani autori, temi delicati, opere di nicchia, ecc.). Peccato, che secondo l’attuale normativa, gli “E-Books” non siano considerati libri, quindi non possono contare sull’aliquota I.V.A. agevolata prevista per i libri. Col risultato di rendere difficoltoso il diffondersi di questa nuova via comunicativa a basso costo, a tutto vantaggio dei colossi dell’editoria che ci forniscono la solita informazione omologata di regime.

Il secondo caso riguarda Internet. La libertà, pur con tutti i limiti che ne derivano, fornita dalla “Rete” rappresenta un caso unico di potere, quasi illimitato, nelle mani del Popolo e impossibile da bloccare per il Potere. Almeno in teoria; infatti in diverse parti del Mondo (anche nel “democraticissimo” Canada) stanno provando a limitarla. Volete forse che l’Italia non sia in prima fila nei tentativi di sottomettere il Popolo al Potere? Certo che no! E anche stavolta che si tratti di Centro-Destra o di Centro-Sinistra nulla cambia. Nell’anno e mezzo di durata, il disastroso governo Prodi aveva elaborato la legge “Prodi-Levi”, volta a far chiudere la stragrande maggioranza dei blog presenti sulla “rete”. Infatti il disegno del governo precedente, prevedeva l’obbligo di registrarli presso il “ROC”, Registro degli Operatori di Comunicazione, presso lo Stato, di avere un giornalista come responsabile, ecc. Lo scopo piuttosto evidente era quello di impedire al singolo utente della rete di aprire una finestra di informazione indipendente, legandolo ad un Registro statale e comunque all’Ordine dei Giornalisti. Fortunatamente, il governo Prodi si è suicidato, ma la voglia di stoppare la voce del Popolo non si ferma, e Berlusconi ha già annunciato che vorrà regolamentare Internet, come lo si può intuire: bloccando la libertà di informazione. Siamo alle solite, chi realmente governa il Paese non è il politico di turno, ma i poteri forti, e questi se ne fregano se a governare c’è Berlusconi o Veltroni.
Ma gli scenari sono ancora più foschi. Infatti le multinazionali stanno allungando le mani sulla rete, grazie ai loro servi seduti sugli scranni parlamentari.
Per esempio, in Canada la Telus e la Bell Canada, le due principali aziende fornitrici di telefonia del paese, hanno elaborato un progetto che dovrebbe entrare in vigore nel 2010(*) , grazie al quale Internet diverrebbe a pagamento. In pratica, verranno venduti dei pacchetti di siti in abbonamento, contenenti quelli più visitati, e per gli altri gli utenti saranno costretti a pagare degli extra per poterli consultare. Ora, a parte i paurosi guadagni derivanti da questa operazione, è chiaro che i siti minori, per non parlare di blog, verranno esclusi dagli abbonamenti, col risultato che per consultarli si dovrà pagare, quindi pochissime persone decideranno di consultarli, col risultato che le notizie verranno diffusi solo dai siti controllati dalle multinazionali.
Altro caso interessante riguarda l’Italia, per l’esattezza l’acquisto delle frequenze del WiMax (il sistema che consente di usare Internet senza fili ed alta velocità, prima di proprietà del Ministero della Difesa ed ora svenduto ai privati) da parte della Ariadsl. Questa piccola società, ha comprato frequenze che le permettono di coprire l’intero territorio nazionale, Sicilia esclusa, spendendo 47 milioni di Euro, e prevedendo un investimento totale di 250 milioni. Sembrano cifre enormi per una piccola società umbra, ma c’è un retroscena interessante. Il socio di maggioranza della Ariadsl è un certo miliardario americano, David Gilo, ma cosa ancora più interessante, tra i soci figura la Goldman Sachs, che opera attraverso due suoi fondi: : Elq Investors e Goldman Sachs Investment Partners Holdings Offshore.
Il fatto si fa ancora più interessante, quando si scopre che per trovare i fondi necessari all’acquisizione delle frequenze, è stata necessaria una ricapitolarizzazione sociale, che ha portato nelle mani della Goldman Sachs azioni di “classe C”, che le consente una forte governance sull’azienda, tale da deciderne tutte le scelte strategiche.

Insomma, da un lato si ostacola la piccola imprenditoria editoriale ed i piccoli blog privati, dall’altro si svendono gli spazi e le frequenze della rete alle multinazionali, intanto la nostra patetica opposizione si straccia le vesti per il miliardario Murdoch…povera Italia!!!