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Sempre e comunque zero

di Stefano Montanari - 08/12/2008

    
 
 

 

 

Egregio Dott. Montanari,

ho lavorato per anni per una ditta che fa installazioni e manutenzioni di analizzatori di gas comprese le nanoparticelle. Il lavoro è molto interessante ed a me piaceva molto ma il disgusto nel verificare che le priorità sono indirizzate al risparmio e non al corretto funzionamento delle macchine mi ha fatto desistere dal continuare questo lavoro. Quasi nessuno fa le tarature giornaliere degli strumenti tramite le bombole di gas noto, quasi nessuno ha il gas divider o si fa fare le curve di taratura degli strumenti. Spesso le analisi vengono falsate da diluizioni con azoto o altro gas equivalente a zero. Chi dovrebbe controllare che gli strumenti siano controllati? C'è un'azienda che immette in aria un gas che scioglie l'acciaio ma le centraline che inviano i dati alla ASL in tempo reale sono "taroccate"....è scandaloso So che lei non ne è responsabile di tutto ciò però vista la sensibilità e la cultura ho posto a lei queste domande. La ringrazio per l'attenzione 

Distinti Saluti 

Davide 

Ecco: questa è una mail che mi è arrivata oggi. Fa il paio con un’altra che mi racconta di come siano legalmente taroccati i contatori di fibre d’amianto.

 

Queste non sono

cose piccole: ne va della nostra salute, della nostra vita e del futuro della generazione che ci seguirà.

Ormai, però, ci siamo assuefatti: chi noi paghiamo profumatamente per controllare non fa altro che “tranquillizzarci”, il che significa mentirci per farci crepare in beata serenità.

 

L’inceneritore di Piatrasanta smascherato nei suoi fin troppo ovvi veleni solo perché chi ha comprato l’impianto si è accorto che forse l’hanno bidonato, la diossina sotto il tappeto della De Longhi, lo sketch tragico di Veronesi, quello grottesco di Pizzini, l’inno alla morte di Vespa, La comicità sconcertante della Prestigiacomo, gl’insulti ricevuti a Venezia perché mostravo come chi mi ascoltava può accoppare il prossimo a norma di legge e di “scienza”… L’ARPA, le unità sanitarie locali comunque ora si chiamino, l’Istituto Superiore di Sanità, il CNR, le università, la magistratura sono diventati enti le cui funzioni sono avvolte nel mistero. Chi sa dirci a che cosa servano davvero? E i politici? E il capo dello stato?

Chi fino a ieri pareva battersi per difendere quel che resta della biosfera da cui nessuno di noi può emigrare oggi è “moderatamente a favore” del falò dei rifiuti. Ciò che il gregge belava qualche mese fa è venuto a noia, è passato di moda, e la moda, si sa, è talmente intollerabile che dobbiamo cambiarla continuamente. La strategia sta funzionando alla grande.

 

Le pochissime voci che hanno ancora la forza, la pazienza e l’abnegazione necessarie per levarsi sono sempre meno numerose e sempre più flebili e tutto scivola nella rassegnazione: di qualcosa dovremo pur morire. In fondo è vero. E, allora, perché non morire per i nostri rapinatori, per i nostri aguzzini, per chi ci toglie perfino la dignità di possedere una cultura, una logica e un po’ di senso comune? E perché, visto che è così che dobbiamo morire, non farlo con macchinette e centraline di controllo tutte rigorosamente silenziose e ferme su di un più che tranquillizzante zero?