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La crisi arriva anche in Cina e il governo corre ai ripari

di Federico Rampini - 08/12/2008

 

Se sarà confermato dalle statistiche ufficiali - attese dopodomani - è un segnale che la recessione globale sta colpendo duramente l'economia cinese. Secondo l'anticipazione di un diffuso quotidiano di Guangzhou (Canton), a novembre si è verificato per la prima volta da sette anni un calo delle esportazioni made in China. Secondo il 21st Century Business Herald, il valore delle vendite cinesi nel resto del mondo sarebbe sceso il mese scorso a 100 miliardi di dollari, contro 128 miliardi a ottobre. Sarebbero in calo anche le importazioni, per effetto del rallentamento dell'attività economica. L'ultima volta che l'export cinese segnò una battuta d'arresto fu in occasione della mini-recessione americana del giugno 2001.

Senza aspettare conferme dai dati, comunque si stanno già muovendo i leader cinesi per aggiungere nuovi tasselli alla manovra di sostegno della crescita. Da oggi si riunisce per tre giorni a Pechino un vertice di alti dirigenti del governo e del partito comunista interamente dedicato all'economia. Tra i provvedimenti che potrebbero uscirne c'è una riduzione della pressione fiscale sui redditi delle persone fisiche. La soglia del reddito imponibile potrebbe essere alzata dagli attuali 2.000 yuan mensili fino a 3.000 yuan (circa 300 euro). La misura costerebbe allo Stato 50 miliardi di yuan di mancato gettito, ma si spera che abbia un effetto immediato di sostegno dei consumi, con l'aumento del potere d'acquisto delle fasce salariali più basse. L'attesa di questi sgravi fiscali, insieme con le altre manovre di spesa pubblica per rilanciare lo sviluppo, ha contribuito a sostenere le Borse asiatiche oggi.

Di altra natura è la riforma fiscale annunciata dalla Repubblica Popolare per i carburanti. Il governo ha deciso di approfittare del calo del prezzo del petrolio per modificare la struttura del prelievo fiscale su benzina e gasolio, inseguendo tre obiettivi contemporaneamente: incentivare il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, dare certezza alle compagnie petrolifere sui loro margini di utile, e infine aumentare il finanziamento della rete autostradale. Pechino passa da un regime di tariffe amministrate ad un nuovo sistema in cui i prezzi dei carburanti seguiranno più fedelmente l'andamento delle quotazioni del petrolio sui mercati internazionali. L'accisa sulla benzina viene quintuplicata (da 0,2 yuan al litro fino a un yuan al litro), quella sul gasolio per motori diesel viene moltiplicata per otto (da 0,1 a 0,8 yuan). Il gettito contribuirà a finanziare gli investimenti per la costruzione di autostrade. Nell'immediato la riforma fiscale dovrebbe ridurre i prezzi al dettaglio, perché Pechino aveva mantenuto ferme le tariffe amministrate negli ultimi mesi, senza trasferire sui consumatori il ribasso del greggio. In effetti oggi un automobilista cinese paga la benzina il doppio di un americano.

Ha sospeso i voli la prima compagnia aerea privata cinese. In gravi difficoltà finanziarie, la Okay Airways non effettuerà più alcun collegamento a partire dal 15 dicembre. Per ora la sospensione è stata annunciata per un mese, nella speranza che la compagnia aerea trovi un accordo con i suoi creditori. In diversi aeroporti cinesi ormai i fornitori di carburante avevano smesso di rifornire gli apparecchi della Okay Airways. Tutte le compagnie aeree cinesi stanno soffrendo per il rallentamento del traffico, iniziato subito dopo le Olimpiadi. Ma la maggioranza delle compagnie sono a partecipazione pubblica e quindi la loro solvibilità sembra assicurata. Okay Airways fu fondata nel 2005, oggi ha 11 apparecchi in servizio su 20 rotte domestiche. Non si hanno notizie di difficoltà per l'altra compagnia privata cinese, la Hainan Airlines, di cui è socio di minoranza George Soros.