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Morti per l'uranio impoverito, partono le denunce

di Gazzetta del Sud - 21/02/2006

Fonte: uruknet.info

 

 

 

L'Osservatorio Militare adirà le vie legali per tutti i casi di decessi e malattie legati agli armamenti nocivi

Morti per l'uranio impoverito, partono le denunce

ROMA – La "conta dei morti"' per l' uranio impoverito ha raggiunto quota 44, mentre i malati sono oltre 300. A fornire i numeri è l'Osservatorio Militare che ha deciso di depositare presso il tribunale di Roma le denunce penali per ogni militare morto e malato. E le patologie, secondo l' Osservatorio, cominciano ad affiorare anche tra i reduci dalla missione in Iraq.
«La documentazione raccolta durante il lavoro della Commissione d'inchiesta ed altre prove in nostro possesso – spiega il responsabile dell'Osservatorio, Domenico Leggiero – non lasciano dubbi: a prescindere dal modo in cui l'uranio impoverito provoca gravi patologie ed in molti casi la morte, vi erano direttive, chiare ed inequivocabili, alle quali i vertici militari italiani avrebbero dovuto attenersi e dotare i nostri ragazzi delle misure minime previste che avrebbero evitato la strage».
«La decisione di non dotare i nostri ragazzi delle misure minime di sicurezza – prosegue Leggiero – fu presa con consapevolezza e terrificante freddezza: dotare i militari di misure precauzionali avrebbe fatto "scoprire" l'utilizzo di armamento nocivo e proteggere solo i militari e non i civili sarebbe stato "politicamente scorretto"».
E le patologie, secondo il responsabile dell'Osservatorio, cominciano a manifestarsi anche tra i miliari che hanno partecipato alla missione Antica Babilonia in Iraq. «Si tratta – rileva Leggiero – di una decina di casi: spesso sono militari che prima di partire per l'Iraq avevano partecipato ad altre missioni all'estero, quindi non si può ancora dire con sicurezza che sono stati contaminati durante Antica babilonia». Ma in Iraq, sottolinea, «oltre al fosforo bianco è stato usato anche l'uranio impoverito e l'esperienza di Balcani non è servita a maturare le coscienze dei vertici militari: tumori ai testicoli, alla tiroide e linfomi di ogni tipo, sono l'eredità che l'impiego in Iraq ci sta lasciando».
L' uso dell'uranio impoverito da parte del contingente italiano in Iraq è stato invece smentito dal ministro della Difesa, Antonio Martino, ascoltato lo scorso anno dalla commissione d'inchiesta del Senato. «I nostri militari impegnati all'estero – spiegò il ministro in quell' occasione - non corrono alcun pericolo per l'uranio impoverito: non lo usano loro e neanche i militari di altri Paesi che collaborano con loro».
I dati ufficiali – che si riferiscono al periodo tra il 1996 e l'agosto scorso – riportati nella quinta Relazione al Parlamento sullo stato di salute del personale impiegato nell' ex Jugoslavia, predisposta dal Comitato scientifico costituito dai ministeri della Difesa e della Salute, parlano di 132 neoplasie insorte tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo, con 25 morti.