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Inventiamo di tutto pur di esorcizzare la paura della morte

di Massimo Fini - 15/01/2009

Caro Fini, nel suo libro «Ragazzo. Storia di una vecchiaia», citando Epicuro, dice che sbaglia sostenendo che non bisogna avere paura della morte perchè, «quando c’è lui
non c’è lei, quando c’è lei non c’è lui», io dico che ha ragione Epicuro perché la
«saggezza» della gente comune è tutta lì. Le persone semplici, che costituiscono le
gran parte della popolazione del nostro mondo, non proiettano un bel niente nel
futuro e il pensiero di dover morire non le sfiora nemmeno».
Giancarlo Maini, Pontecchio Marconi (Bo)


Se l’uomo non avesse paura della morte non si sarebbero inventate religioni, cosmogenie, ipotesi metafisiche, paligenesi, fedi, a cui la gente, anche, e forse soprattutto, la gente semplice (Epicuro, se mi permette, era un intellettuale) si è affidata
per lenire questa angoscia. Ma direi che la paura della morte, anzi un obbietto terrore
della morte, è presente soprattutto oggi, nella società industriale. in quella agricola, dal
tempo ciclico, l’uomo consapevole, attraverso il calcio seme-pianta-seme, che la morte non è solo la conclusione inevitabile della vita, ma è la precondizione della vita.
Inoltre aveva il senso di un destino collettivo, della famiglia allargata, della comunità di villaggio, della specie e anche dell’eterno gioco del passaggio di testimone fra i vecchi e i giovani. E in questo modo riusciva, in qualche modo, a metabolizzare la morte. Noi invece non viviamo a contatto con la natura ma con oggetti, che non si riproducono ma caso mai di sostituiscono, alla cui sorte ci sentiamo sinistramente omologhi, inoltre abbiamo perso ogni senso di un destino collettivo e quindi la nostra morte ci appare come esclusivamente individuale, definitiva, assoluta. E perciò inaccettabile. E poi, mi scusi, se l’uomo moderno non avesse il terrore della morte perchè Berlusconi, che è un prototipo, non starebbe trafficando per vivere fino a 120 anni e nei necrologi c’è scritto di tutto tranne che la verità: «è morto»?
Massimo Fini