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Sulla vicenda di Eluana

di Guido Dalla Casa - 12/02/2009

Il mondo politico e i mezzi di comunicazione hanno dato uno spettacolo ben poco edificante sulla vicenda di una ragazza in coma profondo da 17 anni. Non c’è nessun rispetto per la tragedia di una famiglia, durata per un tempo così lungo.
   I politici stanno facendo una vergognosa gara per ottenere i favori della Chiesa Cattolica, che mantiene una posizione quanto mai drastica e intransigente. E anche i gruppetti di fanatici si sono divisi in due fazioni contrapposte e si sono insultati davanti a un luogo di sofferenza, con uno spettacolo penoso.
   C’è però da chiedersi quali sono i veri motivi per cui la Chiesa mantiene posizioni così rigide. Dice che vuole difendere la vita, ma non si è mai interessata molto della Vita, che è il complesso dei viventi e delle loro interrelazioni. Non gliene importa nulla. E allora, perché tanta intransigenza?
   Sotto ci sono questioni filosofiche, anche se non viene mai detto. C’è il concetto di anima come definito dalle tradizioni giudaico-cristiana e mussulmana. La Chiesa ha bisogno di precisare in modo esatto il momento della morte, perché ha sempre considerato l’anima come un’entità autonoma e permanente, qualcosa che c’è o non c’è, ma comunque resta unito, per andare in Paradiso o all’Inferno: premio o punizione eterni. Altrimenti, dove va a finire la paura della dannazione, su cui si è sempre basato il suo potere?
 Un ragionamento logico ci dice che la mente-psiche-spirito di Eluana se n’era andata 17 anni fa per il 90%: era andata altrove, presso i suoi cari, le sue emozioni, i suoi luoghi del cuore, forse con qualche altro essere senziente. L’altro 10% se n’è andato qualche giorno fa. (Naturalmente i numeri non hanno senso, servono solo per intendersi). Ma niente sparisce. Senza il concetto di “anima permanente” e quindi senza la necessità di chiedersi in quale momento “si distacca dal corpo”, diventa difficile sostenere il Paradiso e l’Inferno come visti dalle tradizioni citate. Mi domando se dobbiamo ancora tenerci queste idee rigide e oggi piuttosto insostenibili, che venivano raccontate ai bambini fin dalla prima infanzia: non sono mai state smentite da alcuna autorità religiosa di tradizione giudaico-cristiana o islamica.
   Gli scienziati meccanicisti-materialisti non sono da meno e difendono con intransigenza l’idea che la mente-psiche è una specie di secrezione del cervello: a loro non importa nulla di ciò che continua a vivere con la mente-cellulare-sistemica, né delle relazioni anche mentali che si manifestano in un sistema complesso.
   Così si perpetuano le contrapposizioni più assurde, i soliti dualismi intransigenti.
   Un’ultima considerazione. La vera causa della lunga tragedia è stato un incidente stradale di 17 anni fa: qualche dannata automobile, il mezzo che ha certamente causato molto più dolore e sofferenza di quanto non abbia portato “benessere”. Settemila morti all’anno, solo in Italia, oltre ai feriti e agli invalidi, non sono sufficienti: si continua ad inneggiare alla velocità e a questo mezzo-simbolo, anche se probabilmente la sua epoca volge al termine.
  Ma i bollettini del regime, subito dopo le notizie sulla tragedia di Eluana e della sua famiglia, passano a spiegare a lungo tutti i provvedimenti che vengono presi per ottenere il “rilancio dell’auto”, per continuare a vendere sempre più macchine, senza accennare minimamente almeno a imporre qualche limite di velocità in fase di costruzione, e sarebbe solo un timido palliativo. E ripetono, di fatto, il solito ritornello. Non dobbiamo cercare la pace dell’animo, dobbiamo continuare a produrre-vendere-consumare in una spirale di follia.