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Italia l’è morta

di Eugenio Orso - 12/02/2009

 

“Gridiamo a tutta forza Pietà l’è morta”, era il verso conclusivo di una nota canzone della guerra partigiana, scritta da Nuto Revelli.

“Un dio che è morto ai bordi delle strade/ Dio è morto nelle auto prese a rate” cantava il poeta Francesco Guccini nel 1968.

Oggi dobbiamo invece constatare che l’Italia è morta, con l’osceno DDl noto come il pacchetto sicurezza, con la morte di Eluana Englaro, ostaggio negli ultimi giorni di non vita della politica degenere e dei suoi giochi perversi, con l’espulsione di migliaia di precari dal mondo del lavoro e la cassa integrazione quale anticamera della perdita del posto di lavoro, con la legge fondamentale dello stato ridotta strumentalmente a un totem oppure, per contro, a un rotolo di carta igienica, con la scomparsa dello stato di diritto, con l’attacco al contratto nazionale dei lavoratori per evitare incrementi salariali, complici i sindacati gialli, con la trimurti dell’intontimento di massa Nazionale-Milan-Ferrari, con l’audience riservata dagli italiani, in odor di essere il moderno prototipo del popolo bue, al programma simbolo dell’immondizia mediatica, il Grande Fratello.

La nostra non è soltanto “una stanca civiltà”, per usare le parole di Guccini, avviata da tempo sul viale del tramonto e non ci sono più combattenti che calcano il patrio suolo, mossi da un qualche ideale, disposti ad affrontare “fatica, freddo e fame”, come scrisse Revelli nel testo della sua canzone, ma l’intera Italia sembra essere un malato terminale in preda ad una lunga agonia – popolata da incubi mediatico-berlusconiani e attraversata da spettri tardo-sinistroidi – prossimo ormai all’estinzione.

Alle ore 19.35 di lunedì 9 febbraio 2009 moriva in una clinica di Udine per arresto cardio-circolatorio dovuto a disidratazione una povera inferma, da diciassette anni tenuta in vita artificialmente, grazie a prolungati interventi terapeutici, e priva di coscienza.

Nonostante l’evento, nonostante il valore simbolico che negli ultimi giorni era stato attribuito alla vicenda della sfortunata Eluana Englaro, a causa dell’inedito scontro istituzionale fra la presidenza della repubblica e l’esecutivo di Berlusconi su un simile tema, se da un lato le indegne cagnare fra opposti schieramenti sono continuate in parlamento, dall’altro all’esterno della clinica La Quiete di Udine ci sono stati tensioni e accenni di rissa fra fanatici radicali e bigotti locali, creando situazioni in cui il rispetto per il dolore altrui, per il lutto dei congiunti, la stessa umana pietà erano e sono completamente assenti.

Per Berlusconi e i suoi il vero obiettivo non era e non è certo quello di difendere la vita umana, simboleggiata in quel drammatico caso dalla Englaro – come richiesto dalla Chiesa, la quale, facendo il suo mestiere, non può che metterne le sorti dell’uomo in mani divine – ma, bensì, quello di lanciare un attacco all’ospite del Quirinale, iniziando l’assedio del Colle per insediarvi in futuro il cavaliere, e naturalmente di accontentare la parte più intransigente e meno informata dell’elettorato cattolico, per il quale l’accanimento terapeutico non esiste e l’eutanasia è sempre e comunque sinonimo di omicidio.

Come se non bastasse, quella stessa sera ben otto milioni di italiani assistevano all’indecorosa kermesse del Grande Fratello incollati allo schermo televisivo, sotto gli auspici di Mediaset e indifferenti a tutto il resto, tanto da far credere che il lavaggio collettivo del cervello è ormai arrivato a buon punto.

Intanto procede spedito l’iter del DDl n° 733 che si rivelerà, a causa della sua insensata durezza da caccia alle streghe per compiacere l’elettorato leghista più tribale e più ringhiante.

I grandi filosofi e le grandi intelligenze oggi sembrano definitivamente scomparsi, su questa penisola, ma in compenso c’è Maroni agli interni, che dichiara di voler essere duro e determinato, particolarmente con i più deboli, primi fra tutti gli immigrati e meglio se clandestini.

Forti con i deboli e deboli con i forti [ad esempio con il cartello bancario e la grande finanza internazionale]  sembra essere il motto di maggior successo in questo paese esausto e lacerato.

Nel citato DDL si va dal reato di clandestinità, stabilito a prescindere dalle azioni commesse dall’immigrato non in posizione regolare, al meccanismo del permesso di soggiorno a punti, come se si trattasse di una semplice patente di guida, fino alla legalizzazione delle ronde private – per ora non armate, a dispetto delle intenzioni dei bottegai bossiani – spacciate per associazioni volontarie di cittadini, ma che saranno alimentate a nord dalle peggiori milizie leghiste.

Si schedano i senza tetto registrandoli su un apposito registro, nuovo di zecca, ma non certo per assisterli nella loro sfortunata condizione, non per evitare che muoiano di freddo per le strade – come è accaduto alla fine di dicembre del 2008 a Genova o all’inizio di questa settimana a Milano – bensì per la volontà di controllare, discriminandolo, chi è già disgraziato di suo e nella gran parte dei casi non rappresenta un pericolo per alcuno.

Tutte queste misure rivelano l’abisso di ignoranza, bieco opportunismo e viltà che si cela dietro alle logiche discriminatorie che animano questo capolavoro dell’esecutivo in carica, fino a giungere ad indurre i medici, i quali hanno il dovere di assistere tutti, a varcare la soglia della delazione, denunciando i clandestini che ricorrono alle loro cure.

Questa ultima misura è particolarmente grave, perché in stridente contrasto con l’articolo 32 di quella vigente costituzione che tutto l’agone della politica di sistema dice di voler rispettare, il quale testualmente recita: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

E’ chiaro che questo esecutivo non è incline a riconoscere la salute come fondamentale diritto dell’individuo, di tutti gli individui, non soltanto di coloro che hanno cittadinanza o altro titolo formale per stare nel paese, né tanto meno brilla per rispetto della persona umana, ed esercita con il decreto una sorta di pressione sui medici – che dovrebbero essere soggetti in ogni angolo del pianeta al ben più importante giuramento di Ippocrate e ad un codice deontologico stringente – tale da spingerli a fare la spia, come è stato già rilevato da più parti.

Di più: leggendo il giuramento di Ippocrate nella sua versione antica, si scopre che “In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.”

Fin dalla notte dei tempi, dunque, il medico deve evitare di cagionare offesa e danno volontario a chi necessita delle sue cure.

Mi sembra evidente che denunciare gli immigrati irregolari bisognosi di assistenza è un atto che, per il medico, va contro lo stesso giuramento di Ippocrate …

Eluana Englaro è morta, moriranno molti immigrati non formalmente in regola i quali, pur afflitti da gravi problemi di salute, sfideranno la sorte non ricorrendo al medico per timore di essere denunciati, i senza tetto, schedati su apposito registro, continueranno a morire come prima, sulle panchine e per strada, a causa del freddo e dell’assenza di cure.

Anche il contratto nazionale di lavoro – unica vera fonte di garanzia per il lavoro dipendente – sta per morire, lasciando libero il campo agli interessi di un capitalismo cialtrone e parassita, a nuove forme di schiavitù che non riguarderanno soltanto gli immigrati.

Con loro se ne va anche il nostro futuro.

Italia l’è morta.