Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Trent'anni dopo Pol Pot il genocidio va alla sbarra

Trent'anni dopo Pol Pot il genocidio va alla sbarra

di Livio Caputo - 18/02/2009

 


Sembra di essere saliti su una macchina del tempo e di tornare indietro di una generazione: ieri, davanti alle "Camere straordinarie dei tribunali cambogiani" è finalmente comparso Kaing Guek Eav, 66 anni, già professore di matematica, il primo di cinque dirigenti dei Khmer rossi chiamati a rispondere di crimini contro l`umanità commessi oltre trent`anni orsono. I delitti di cui è accusato risalgono infatti al periodo 1975-1979 e la sua detenzione dura già da 10 anni, ma i tempi dei tribunali internazionali - come queste "Camere" istituite dopo un voto dell`Assemblea generale dell`Onu del 2003 - non hanno nulla da invidiare a quelli della giustizia italiana. Rispetto a Pol Pot, il leader massimo che ha sulla coscienza lo sterminio di circa 2 milioni di persone, e ad altri big del regime che hanno cambiato bandiera per tempo e altri che sono morti prima di essere perseguiti, Kaing è un pesce relativamente piccolo: era il direttore del famigerato campo di concentramento S-21 in cui furono rinchiuse, torturate e uccise circa 15mila persone, comprese molte donne e bambini, e da cui solo una decina uscirono vive. Al tribunale saranno esibite 12.380 sentenze capitali firmate da lui, comprese quelle di 17 bimbi fucilati solo perché "figli di spie». L`uomo, che un anno fa, durante l`istrutto- ria, fu condotto sul luogo dei delitti evi scoppiò in un pianto dirotto ha riconosciuto le sue colpe, ha chiesto perdono alle sue vittime e sulla sua condanna non ci dovrebbero essere dubbi. Tuttavia, poiché il tribunale dell`Onu non prevede la pena di morte, egli rischia al massimo di passare i pochi anni che gli restano in una confortevole prigione. Ma più della sorte di Kaing, interessa costatare quanto è mutato il clima in cui si svolge il processo rispetto al periodo in cui egli commetteva i suoi misfatti. A metà degli anni Settanta, infatti, quando nell`S-21 erano già state massacrate migliaia di persone, molti maitre à penser della sinistra europea, compresi scrittori illustri come Tiziano Terzani, consideravano ancora Pol Pot e i suoi khmer rossi avanguardie della rivoluzione ed eroi della guerra contro gli "imperialisti americani". Quando il sottoscritto, allora direttore di Epoca, pubblicò nella primavera del 1976 con il titolo »Un massacro per la rivoluzione» il primo servizio fotografico che documentava i crimini del regime cambogiano, fu duramente contestato dal comitato di redazione e alla fine ci rimise addirittura il posto. Per quella sacrosanta rivoluzione - era la tesi dei compagni - non si potevano commettere massacri, al massimo si eliminava qualche traditore, e le immagini che dimostravano il contrario dovevano essere falsi prodotti dalla Cia. Ci vollero diver- si anni, e innumerevoli quanto inconfutabili testimonianze, prima che anche i comunisti occidentali si decidessero ad ammettere che Pol Pot era solo un grande criminale che, in nome di un folle progetto di "purificazione" della Cambogia, aveva costruito una mostruosa macchina della morte degna di Hitler e di Stalin. Ancora oggi passa di tanto in tanto in tv Urla del silenzio, uno dei più impressionanti film mai realizzati sulla storia moderna, che grazie alla collaborazione di uno dei pochi superstiti della strage ha inchiodato definitivamente i khmer rossi alle loro responsabilità di fronte all`opinione pubblica. Il processo a Kaing, detto "Duch", non aggiungerà molto a quel che già sappiamo degli orrori della Cambogia degli anni Settanta. Ma, ammesso che i media continuino a seguirlo, può essere utile per ricordare ai giovani che ancora sventolano bandiere rosse con falce e martello quanti crimini furono commessi in nome del comunismo, non solo nella versione europea, ma anche in quella asiatica, e quanto tempo i compagni di allora impiegarono a prenderne atto. Con questo Eichmann orientale sarà idealmente alla sbarra tutto un regime, che ha sulla coscienza il genocidio di centinaia di migliaia di persone e i cui capi, per un complesso di ragioni, non hanno pagato abbastanza per le loro colpe. Ma, dopo tanto tempo, Giustizia con la G maiuscola non potrà essere più fatta.