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L’Islam moderato e noi “altri”

di Massimo Fini - 01/03/2006

Fonte: lineaquotidiano.it

 


Èesasperante assistere
alla trasmissione di
Bruno Vespa, che
ha, di fatto, il monopolio
dell’approfondimento politico
in Tv. Sempre gli stessi
politici, gli stessi giornalisti,
la stessa compagnia di giro,
che ascoltiamo ormai da un
decennio, e quindi sempre
gli stessi luoghi comuni.
L’altra sera c’erano Fassino,
Casini, Giuliano Ferrara e
l’onesto direttore del Sole 24
ore Ferruccio De Bortoli.
Tema: il rapporto con l’Islam.
A parte Ferrara, schierato
su posizioni apertamente
guerrafondaie, di cui un
giorno dovrà rispondere
quante volte li abbiamo
visti all’opera, in Italia,
questi muscolari, professionisti
dell’armiamoci e partite?),
gli altri si dichiaravano
per il dialogo con l’Islam
moderato’ che si vuole
avviare sulla strada della
democrazia, della laicità
dello Stato, dei diritti delle
donne, isolando quello radicale.
A favore di quest’Islam
moderato dovremmo fare
una campagna diplomatica,
di pressione ideologica e
finanziarlo.
Invece è esattamente ciò che
non dobbiamo fare.
Segue dalla prima
(…) Perché è sbagliato praticamente
e concettualmente.
È proprio questa continua
ingerenza ideologica
(per non parlare, naturalmente
di quella militare)
dell’Occidente nel mondo
islamico che esaspera le genti
musulmane e favorisce il
radicalismo facendo diventare
integralista anche chi
non lo è.
È come se gli ayatollah pretendessero
che il mondo
occidentale si islamizzasse:
anche chi, qui da noi, è contrario
a ogni guerra ideologica
all’Islam si irrigidirebbe.
Dialogare è sempre utile. Ma
bisogna farlo con tutti e in
particolare proprio con l’Islam
radicale (nella misura
in cui, naturalmente, non ci
aggredisca, ma attualmente
- vedi Afghanistan, Iran e
Iran - è vero il contrario). È
troppo facile mostrarsi tolleranti
col ‘diverso’ solo se si
omologa a noi e ai nostri
valori. Il ‘diverso’ va rispettato
nella sua diversità. Se
l’Islam, nella sua stragrande
maggioranza, non è democratico
ma teocratico, se non
concepisce la separazione
fra Stato e religione, se ha
una certa concezione del
ruolo della donna nella
società, è perché ciò fa parte
della sua storia, delle sue
tradizioni, della sua cultura
che sono molto diverse dalle
nostre. È quest’Islam che noi
dobbiamo cercare di comprendere
e accettare se e
quando non cerca di imporre
a noi i suoi valori, ma si
limiti ad agirli all’interno
della propria società. Così
come quest’Islam integralista
deve capire che da noi la
libertà di espressione è un
pilastro della nostra cultura
cui non possiamo in alcun
modo rinunciare, così come
loro non rinunciano alla
loro concezione teocratica. Il
dialogo è fecondo se si fa fra
‘diversi’ non fra simili, pretendendo
che il ‘diverso’ non
sia più tale e si omologhi
all’altro, magari con qualche
colpo di Stato come suggerisce,
per l’Iran, il consigliere
di Bush, Marvin
Cetron, o con attacchi missilistici,
con contorno di sommergibili
e B52, come medita
di fare, secondo le rivelazioni
del ‘Daily Telegraph’, lo
stesso presidente americano.
Ci sarebbe anche piaciuto
che in quella trasmissione
qualcuno avesse ricordato
che proprio quel giorno il
ministro degli Esteri iraniano
era stato l’unico rappresentate
governativo dell’area
islamica a condannare
le violenze contro i consolati
occidentali e a invitare le
folle mussulmane, del suo e
degli altri Paesi, a non ripetersi.
Purtroppo l’Occidente è
diventato, concettualmente,
così totalitario, nella sua
convinzione di essere “il
migliore dei mondi’ possibili’,
da non essere più in grado
non solo di accettare, ma
nemmeno di concepire l’altro
da sé’.
Io sono un onesto pagano,
ma non capisco questo orrore
per le teocrazie. L’Europa
preilluminista è stata
teocratica per molti secoli e
non si può certo dire che siano
stati i peggiori della sua
storia. Gli islamici sono
rimasti teocratici, non vedo
perché dovremmo impedire
loro di essere tali assumendo
la nostra storia invece che la
loro.