Venti di protezionismo
di Lovanio Belardinelli - 19/02/2009
Fonte: clarissa
Si sa che quando le cose vanno male gli stati riscoprono il nazionalismo economico. Un'arma con due immediati benefici: accontentare la pubblica opinione spaventata dalla perdita di posti di lavoro, assicurare nel breve termine una maggiore produzione in loco. Ma siccome è la ricetta perseguita da tutti, a lungo andare questa politica non paga. Così ci dicono i manuali di economia. Queste argomentazioni, sembrava, dovessero divenire vecchi e desueti strumenti teorici, conosciuti dagli addetti al mestiere ma di fatto relegati nella soffitta delle teorie economiche sempre più risucchiate dal vortice della globalizzazione. Che succederà nel futuro? Forse si creeranno delle fortezze continentali: USA e nord America, Europa; un probabile rafforzamento dell'ASEAN sotto la leadership cinese. Leggendo il libro di Giulio Tremonti "La paura e la speranza", si nota lo spirito anti-globalizzazione che caratterizza l'intero pensiero dell'autore ed il bisogno di sganciare la politica dall'economia o quanto meno di renderla meno acquiescente a quest'ultima. Si parla di Europa Federale in contrapposizione alla attuale Unione Europea. Forse l'attuale crisi fomenterà la rinascita di vecchi e superati localismi nazionali mandando in crisi le attuali strutture comunitarie o, forse, potrebbe nascere una Europa politica che dia al Continente l'autorevolezza morale in grado di riprendere la guida per tutti gli altri popoli. Chissà quali eventi ci attendono nel futuro... Personalmente, la prospettiva dell'omogeneizzazione e della standardizzazione a livello planetario non mi ha mai attratto. Preferisco che le carte vengano rimescolate... |