Ronde virtuali e la Linea Maginot dei democratici
di Miguel Martinez - 24/02/2009
1978 circa, Borgata Alessandrina, Roma.
Scendono da una macchina i giovani venditori dell'Euroclub, una tipica impresa che non definiremo truffaldina, solo perché non ci va di prendere una denuncia. Comunque andavano di casa in casa, dicendo di fare un "sondaggio di opinione" ("dove passate le vacanze? al mare in montagna?") che non si sa come, alla fine ti trovavi a firmare un foglio che ti obbligava a comprare un sacco di libri e se dopo non pagavi, ti trovavi una lettera cortese ma ferma di uno studio di avvocati.
I giovani venditori, col nasino all'insù, scendono dalla macchina e vengono immediatamente circondati da un gruppo di ragazzi del quartiere.
Come sapete, questo è un blog antimaginotista. Con riferimento al poco fantasioso e baffuto funzionario francese, André Maginot, che organizzò tutte le difese della Francia pensando che la guerra a venire avrebbe avuto lo stesso volto della Grande Guerra.
Il maginotista insomma è colui che combatte la guerra attuale, rifacendosi rigorosamente alle regole della guerra precedente.
Credo che ci sia molto maginotismo nelle critiche che tanti amici fanno a ciò che chiamano l'introduzione per legge delle "ronde" anticriminalità.
Il primo errore, ovviamente, sta tra i sostenitori stessi delle ronde, che hanno la curiosa idea che la violenza sia aumentata nel nostro paese. Un'illusione che lascia attonito chi, come me, è vissuto negli anni Settanta e Ottanta. Che non erano solo gli anni delle Brigate Rosse, ma delle decine di migliaia di episodi di violenza politica diffusa. E la stessa violenza politica non era nulla rispetto a una più generale violenza, di cui Giulio Salierno ci ha lasciato alcune fondamentali analisi.
Una generale violenza che ha raggiunto il culmine in anni in cui centomila tossicodipendenti si svegliavano ogni mattina chiedendosi a spesa di chi sarebbero riusciti a conquistarsi la loro dose quotidiana. Il tutto in un mondo senza telecamere, dove si trovava sempre un amico dietro l'angolo bravo a falsare carte d'identità, e dove i carabinieri che fermavano uno a Padova, faticavano parecchio prima di scoprire che avesse precedenti a Reggio Calabria.
Accanto a questo provincialismo cronologico dei rondisti, c'è il provincialismo però anche degli antirondisti.[1]
Paniscus ha scritto un post, in cui analizza - per quello che possiamo sapere, in assenza del testo del decreto legge - in cosa consistono le "ronde" che il governo avrebbe appena legalizzato: in pratica, sembra che non cambi nulla rispetto a ciò che è già legale (o illegale).
Le ronde, in sostanza non esistono. E' la destra a far finta di averle create, per dare l'impressione di fare qualcosa in difesa delle anziane che rischiano lo scippo della pensione; e la sinistra si fa complice della finzione, per denunciare un immaginario pericolo paramilitare o golpista.
Il governo fa una legge che serve solo per fare notizia. Altro che deriva autoritaria: ciò che resta dello Stato sta semplicemente rincorrendo i media.
E cosa dicono i media?
Alessandro Robecchi ci presenta un interessante dato di fatto:
Ma soprattutto, credo che Robecchi, come tanti antiberlusconiani, metta il carro davanti ai buoi. Certo che dal clima di paura, il partito di Berlusconi ha guadagnato ampiamente.
Ma ha fatto lui il lavaggio del cervello agli italiani?
Robecchi dimentica che esiste il telecomando. Il teledipendente medio sceglie di vedersi i telegiornali di Berlusconi, proprio perché riducono al minimo notizie sulla borsa - indifferenti alla maggioranza degli italiani -, sulle elezioni in paesi in cui gli italiani non vanno in vacanza, sul centenario di Darwin, sul noioso Medio Oriente, nonché le boriose passerelle dei politici. E si concentrano su cose che la gente normale capisce: tette, culi, scippi, stupri. E lo fanno confermando quello che già pensano gli italiani, che scippi e stupri (a differenza di tette e culi) sono colpa degli stranieri.
E perché lo pensano? Perché gli italiani sono europei. E lo pensano gli europei, o la maggior parte degli europei. Ci sono innumerevoli libri scritti in altri paesi che sottolineano questo fenomeno e non accennano nemmeno all'Italia.
Le ronde sono forse un "regime" che avanza, magari con proprie "forze paramilitari"? Credo che sia una visione - maginotiana - del Palazzo come sede del potere, che si conquista con le armi. Che già era sbagliata trent'anni fa, quando Adriano Sofri strillava in piazza che il Golpe era Vicino e che il proletariato doveva "prendersi la città" (con le ronde). Figuriamoci oggi.
Ogni giorno, ciascuno stato europeo - tra cui l'Italia - cede sovranità all'organismo Europa. Che sia un bene o un male, nessun governo europeo oggi ha più sovranità di quanta ne avesse trent'anni fa un sindaco: lo si è già visto nell'isolamento imposto alcuni anni fa all'Austria di Haider.
I critici confondono le ronde virtuali con le squadre fasciste, che peraltro agirono quando il signor Maginot non aveva ancora cominciato a costruire la sua Linea.
E' chiaro che chi vuole cercare analogie, le può trovare. Probabilmente anche qualche esaltato di destra le trova. Il problema è se queste analogie hanno, complessivamente, senso. Io ritengo di no, per due motivi.
Il primo è che il periodo del primo dopoguerra ha visto scatenarsi su questo paese decine e decine di migliaia di giovani disoccupati che si erano formati, professionalmente e psicologicamente, nelle trincee. Sparando e agendo in gruppo.
Oggi invece la militanza di qualunque tipo è quasi scomparsa. Se andate alle manifestazioni di sinistra, troverete che ogni anno, l'età media dei partecipanti si alza proprio di un anno. E anche a destra, i tanto mitizzati giovani di Forza Nuova sono qualche decina, in tutta Italia. Solo i leghisti hanno ancora un seguito di militanti, nulla però che un gruppo di vigili urbani non saprebbe mettere in fuga in pochi minuti.
Certo, esiste un vasto mondo del volontariato in Italia; ma i donatori di sangue o i raccoglitori di fondi per le missioni hanno uno spirito assolutamente non violento: non è un complimento, ma una constatazione.
Il secondo motivo è che gli squadristi furono lanciati contro quello che all'epoca era un reale pericolo per l'ordine economico e sociale italiano: masse di lavoratori in sciopero o che avevano occupato fabbriche e latifondi, una fitta rete di sedi, cooperative, case del popolo e sindacati e rivendicazioni forti e incessanti.
Oggi nessuno minaccia l'ordine economico e sociale, che viene quasi universalmente accettato, o almeno subito. Dire che i fascisti erano servi dei padroni, è una semplificazione grottesca. Ma dimenticarlo, come si fa oggi, significa perdere ogni senso della storia.
Nei fatti, è facile prevedere come andrà la storia, cioè come è già andata, visto che la legge sembra che non cambi quasi nulla.
Politici di destra di terza fila cercheranno un giorno di gloria a TeleCaggiatediSotto, facendosi vedere pronti a uscire dalla sede assieme a cinque aspiranti politici di destra di quarta fila, magari con tanto di berretti in testa. Poi andranno in pizzeria, facendosi servire dal cameriere bengalese che lavora in nero.
Tutto questo non vuol dire che la faccenda sia da prendere alla leggera. Rendersi conto che Maginot aveva sbagliato tutto, non vuol dire che la Germania non costituisse un pericolo per la Francia, anzi. E' solo che si sarebbe dovuto affrontare questo pericolo in una maniera nuova.
Personalmente, trovo preoccupante l'ulteriore mediatizzazione dello stato.
Trovo preoccupante la diffusione sempre maggiore delle paure individuali, della solitudine e dell'impotenza di una popolazione sempre più anziana, che si proietta sui sintomi - i migranti - e non sulle cause profonde, che alla fine si riconducono, in sostanza, al capitalismo.
Un altro elemento è lo slittamento del concetto di democrazia, concetto che nel suo senso moderno è inseparabile dallo stato-nazione.
Il mercato globale, l'Europa, la NATO, la WTO e le infinite altre servitù internazionali aboliscono lo stato nazionale.
La democrazia si rifugia, quindi a livello locale - più di quartiere che di comune. Non è certo possibile risolvere problemi globali a livello più che locale, ma la situazione genera una caterva di politici locali che si agitano per ottenere il possibile, che in tempi di magra di fondi statali significa di solito mandare gli zingari nel quartiere confinante. Ecco che le ronde virtuali diventano in qualche modo l'espressione di questo residuo di democrazia. Siamo ben lontani dallo stato prefettizio di Mussolini.
Non mi preoccupano certamente ronde di leghisti, ma potrei fantasticare uno sviluppo diverso della faccenda. Per dire, e solo come esempio, la creazione di gruppi apolitici di guardie giurate di second'ordine, magari finanziati da associazioni locali di commercianti, con divise appariscenti, che si piazzino davanti ai negozi, o la sera si facciano vedere davanti ai localini, per dare l'illusione che "qui sei al sicuro".
Un passo ulteriore verso la privatizzazione della sicurezza, o dell'apparenza della sicurezza, che è giusto contrastare per quello che è. Ma anche qui mi preoccupano molto di più le ditte private che hanno in appalto le telecamere (con i loro contenuti), le guardie private armate e gli esperti di ogni forma di sicurezza informatica, la banda armata israeliana che controlla la metropolitana di Roma. Solo che lì la "politica" - cioè la polemica con Berlusconi - non c'entra, e la cosa non preoccupa nessuno.
Nota:
[1] Che in piccolo è anch'esso cronologico. Quanti cinquantenni che oggi sostengono che la violenza va riservata allo stato, a vent'anni facevano parte di qualche servizio d'ordine di quelli duri, che giravano mascherati, con i manici di piccone avvolti in striminzite bandiere, o con la chiave inglese, invocando il "contropotere territoriale"? Probabilmente non pochi, visto che i gruppetti di sinistra di allora sono stati il luogo di allevamento di buona parte della casta dirigente di oggi.
Personalmente, non demonizzo chi in quegli anni faceva così, ma forse non sono i più indicati a sacralizzare la Legalità e santificare lo Stato Serio.
Scendono da una macchina i giovani venditori dell'Euroclub, una tipica impresa che non definiremo truffaldina, solo perché non ci va di prendere una denuncia. Comunque andavano di casa in casa, dicendo di fare un "sondaggio di opinione" ("dove passate le vacanze? al mare in montagna?") che non si sa come, alla fine ti trovavi a firmare un foglio che ti obbligava a comprare un sacco di libri e se dopo non pagavi, ti trovavi una lettera cortese ma ferma di uno studio di avvocati.
I giovani venditori, col nasino all'insù, scendono dalla macchina e vengono immediatamente circondati da un gruppo di ragazzi del quartiere.
"Che ce state a'ffa qua?"Il che dimostra, uno che le ronde non le hanno inventate oggi. E due, che non tutte le ronde vengono per nuocere.
"Buongiorno, siamo dell'Euroclub, e stiamo conducendo un sondaggio d'opinione".
"C'avete cinque minuti p'annavvene".
Come sapete, questo è un blog antimaginotista. Con riferimento al poco fantasioso e baffuto funzionario francese, André Maginot, che organizzò tutte le difese della Francia pensando che la guerra a venire avrebbe avuto lo stesso volto della Grande Guerra.
Il maginotista insomma è colui che combatte la guerra attuale, rifacendosi rigorosamente alle regole della guerra precedente.
Credo che ci sia molto maginotismo nelle critiche che tanti amici fanno a ciò che chiamano l'introduzione per legge delle "ronde" anticriminalità.
Il primo errore, ovviamente, sta tra i sostenitori stessi delle ronde, che hanno la curiosa idea che la violenza sia aumentata nel nostro paese. Un'illusione che lascia attonito chi, come me, è vissuto negli anni Settanta e Ottanta. Che non erano solo gli anni delle Brigate Rosse, ma delle decine di migliaia di episodi di violenza politica diffusa. E la stessa violenza politica non era nulla rispetto a una più generale violenza, di cui Giulio Salierno ci ha lasciato alcune fondamentali analisi.
A proposito di ronde... visto ieri al Carnevale multietnico di Firenze
Una generale violenza che ha raggiunto il culmine in anni in cui centomila tossicodipendenti si svegliavano ogni mattina chiedendosi a spesa di chi sarebbero riusciti a conquistarsi la loro dose quotidiana. Il tutto in un mondo senza telecamere, dove si trovava sempre un amico dietro l'angolo bravo a falsare carte d'identità, e dove i carabinieri che fermavano uno a Padova, faticavano parecchio prima di scoprire che avesse precedenti a Reggio Calabria.
Accanto a questo provincialismo cronologico dei rondisti, c'è il provincialismo però anche degli antirondisti.[1]
Paniscus ha scritto un post, in cui analizza - per quello che possiamo sapere, in assenza del testo del decreto legge - in cosa consistono le "ronde" che il governo avrebbe appena legalizzato: in pratica, sembra che non cambi nulla rispetto a ciò che è già legale (o illegale).
Le ronde, in sostanza non esistono. E' la destra a far finta di averle create, per dare l'impressione di fare qualcosa in difesa delle anziane che rischiano lo scippo della pensione; e la sinistra si fa complice della finzione, per denunciare un immaginario pericolo paramilitare o golpista.
Il governo fa una legge che serve solo per fare notizia. Altro che deriva autoritaria: ciò che resta dello Stato sta semplicemente rincorrendo i media.
E cosa dicono i media?
Alessandro Robecchi ci presenta un interessante dato di fatto:
"Tanto per gradire (fonte: Centro d’Ascolto sull’Informazione Radiotelevisiva), ecco qualche numero. Nel 2007 hanno aperto il loro notiziario con la cronaca nera, creando apprensione e paura nel paese, i seguenti telegiornali. Tg1, 36 volte, Tg2, 62 volte, Tg3 32 volte, Tg4 70 volte, Tg5 64 volte e Studio Aperto (record! Il tg tette&culi non delude mai) 197 volte. Se ne deduce che durante la scorsa campagna elettorale le televisioni di proprietà del candidato Silvio Berlusconi hanno pompato sulla paura molto più delle altre (insieme al fedele Tg2)."La differenza certamente c'è, ma non sembra gigantesca. Comunque Rebecchi la analizza maginotianamente:
"Impaurito a dovere il paese, creato quel “clamore” che oggi si denuncia, si è passati all’incasso vincendo le elezioni e preparando il terreno per il razzismo applicato e la pulizia etnica di questi giorni."Innanzitutto, non c'è alcuna "pulizia etnica" in corso, perché l'immigrazione, assieme alla camorra e al falso in bilancio, è uno dei pilastri dell'Azienda Italia. Casomai, l'economia ha bisogno di tenere i migranti in uno stato di perenne paura, in modo che non si trasformino in una nuova classe antagonista, ma questo è un altro discorso.
Ma soprattutto, credo che Robecchi, come tanti antiberlusconiani, metta il carro davanti ai buoi. Certo che dal clima di paura, il partito di Berlusconi ha guadagnato ampiamente.
Ma ha fatto lui il lavaggio del cervello agli italiani?
Robecchi dimentica che esiste il telecomando. Il teledipendente medio sceglie di vedersi i telegiornali di Berlusconi, proprio perché riducono al minimo notizie sulla borsa - indifferenti alla maggioranza degli italiani -, sulle elezioni in paesi in cui gli italiani non vanno in vacanza, sul centenario di Darwin, sul noioso Medio Oriente, nonché le boriose passerelle dei politici. E si concentrano su cose che la gente normale capisce: tette, culi, scippi, stupri. E lo fanno confermando quello che già pensano gli italiani, che scippi e stupri (a differenza di tette e culi) sono colpa degli stranieri.
E perché lo pensano? Perché gli italiani sono europei. E lo pensano gli europei, o la maggior parte degli europei. Ci sono innumerevoli libri scritti in altri paesi che sottolineano questo fenomeno e non accennano nemmeno all'Italia.
Le ronde sono forse un "regime" che avanza, magari con proprie "forze paramilitari"? Credo che sia una visione - maginotiana - del Palazzo come sede del potere, che si conquista con le armi. Che già era sbagliata trent'anni fa, quando Adriano Sofri strillava in piazza che il Golpe era Vicino e che il proletariato doveva "prendersi la città" (con le ronde). Figuriamoci oggi.
Ogni giorno, ciascuno stato europeo - tra cui l'Italia - cede sovranità all'organismo Europa. Che sia un bene o un male, nessun governo europeo oggi ha più sovranità di quanta ne avesse trent'anni fa un sindaco: lo si è già visto nell'isolamento imposto alcuni anni fa all'Austria di Haider.
I critici confondono le ronde virtuali con le squadre fasciste, che peraltro agirono quando il signor Maginot non aveva ancora cominciato a costruire la sua Linea.
E' chiaro che chi vuole cercare analogie, le può trovare. Probabilmente anche qualche esaltato di destra le trova. Il problema è se queste analogie hanno, complessivamente, senso. Io ritengo di no, per due motivi.
Il primo è che il periodo del primo dopoguerra ha visto scatenarsi su questo paese decine e decine di migliaia di giovani disoccupati che si erano formati, professionalmente e psicologicamente, nelle trincee. Sparando e agendo in gruppo.
Oggi invece la militanza di qualunque tipo è quasi scomparsa. Se andate alle manifestazioni di sinistra, troverete che ogni anno, l'età media dei partecipanti si alza proprio di un anno. E anche a destra, i tanto mitizzati giovani di Forza Nuova sono qualche decina, in tutta Italia. Solo i leghisti hanno ancora un seguito di militanti, nulla però che un gruppo di vigili urbani non saprebbe mettere in fuga in pochi minuti.
Certo, esiste un vasto mondo del volontariato in Italia; ma i donatori di sangue o i raccoglitori di fondi per le missioni hanno uno spirito assolutamente non violento: non è un complimento, ma una constatazione.
Il secondo motivo è che gli squadristi furono lanciati contro quello che all'epoca era un reale pericolo per l'ordine economico e sociale italiano: masse di lavoratori in sciopero o che avevano occupato fabbriche e latifondi, una fitta rete di sedi, cooperative, case del popolo e sindacati e rivendicazioni forti e incessanti.
Oggi nessuno minaccia l'ordine economico e sociale, che viene quasi universalmente accettato, o almeno subito. Dire che i fascisti erano servi dei padroni, è una semplificazione grottesca. Ma dimenticarlo, come si fa oggi, significa perdere ogni senso della storia.
Nei fatti, è facile prevedere come andrà la storia, cioè come è già andata, visto che la legge sembra che non cambi quasi nulla.
Politici di destra di terza fila cercheranno un giorno di gloria a TeleCaggiatediSotto, facendosi vedere pronti a uscire dalla sede assieme a cinque aspiranti politici di destra di quarta fila, magari con tanto di berretti in testa. Poi andranno in pizzeria, facendosi servire dal cameriere bengalese che lavora in nero.
Tutto questo non vuol dire che la faccenda sia da prendere alla leggera. Rendersi conto che Maginot aveva sbagliato tutto, non vuol dire che la Germania non costituisse un pericolo per la Francia, anzi. E' solo che si sarebbe dovuto affrontare questo pericolo in una maniera nuova.
Personalmente, trovo preoccupante l'ulteriore mediatizzazione dello stato.
Trovo preoccupante la diffusione sempre maggiore delle paure individuali, della solitudine e dell'impotenza di una popolazione sempre più anziana, che si proietta sui sintomi - i migranti - e non sulle cause profonde, che alla fine si riconducono, in sostanza, al capitalismo.
Un altro elemento è lo slittamento del concetto di democrazia, concetto che nel suo senso moderno è inseparabile dallo stato-nazione.
Il mercato globale, l'Europa, la NATO, la WTO e le infinite altre servitù internazionali aboliscono lo stato nazionale.
La democrazia si rifugia, quindi a livello locale - più di quartiere che di comune. Non è certo possibile risolvere problemi globali a livello più che locale, ma la situazione genera una caterva di politici locali che si agitano per ottenere il possibile, che in tempi di magra di fondi statali significa di solito mandare gli zingari nel quartiere confinante. Ecco che le ronde virtuali diventano in qualche modo l'espressione di questo residuo di democrazia. Siamo ben lontani dallo stato prefettizio di Mussolini.
Non mi preoccupano certamente ronde di leghisti, ma potrei fantasticare uno sviluppo diverso della faccenda. Per dire, e solo come esempio, la creazione di gruppi apolitici di guardie giurate di second'ordine, magari finanziati da associazioni locali di commercianti, con divise appariscenti, che si piazzino davanti ai negozi, o la sera si facciano vedere davanti ai localini, per dare l'illusione che "qui sei al sicuro".
Un passo ulteriore verso la privatizzazione della sicurezza, o dell'apparenza della sicurezza, che è giusto contrastare per quello che è. Ma anche qui mi preoccupano molto di più le ditte private che hanno in appalto le telecamere (con i loro contenuti), le guardie private armate e gli esperti di ogni forma di sicurezza informatica, la banda armata israeliana che controlla la metropolitana di Roma. Solo che lì la "politica" - cioè la polemica con Berlusconi - non c'entra, e la cosa non preoccupa nessuno.
Nota:
[1] Che in piccolo è anch'esso cronologico. Quanti cinquantenni che oggi sostengono che la violenza va riservata allo stato, a vent'anni facevano parte di qualche servizio d'ordine di quelli duri, che giravano mascherati, con i manici di piccone avvolti in striminzite bandiere, o con la chiave inglese, invocando il "contropotere territoriale"? Probabilmente non pochi, visto che i gruppetti di sinistra di allora sono stati il luogo di allevamento di buona parte della casta dirigente di oggi.
Personalmente, non demonizzo chi in quegli anni faceva così, ma forse non sono i più indicati a sacralizzare la Legalità e santificare lo Stato Serio.