Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il coraggio di pubblicare i documenti

Il coraggio di pubblicare i documenti

di Michele Altamura - 25/02/2009


La UBS Bank è stata tra le prime Banche a subire in maniera così evidente la crisi speculativa dei subprimes, proprio perché eccessivamente esposta con il suo portafoglio di titoli, ed oggi sta crollando in una voragine che trascinerà con essa anche il famoso segreto bancario svizzero. Il lento ed inesorabile affondamento della UBS sembra sia divenuto ufficiale all'indomani dalla vicenda legale negli Stati Uniti, che si conclude con un arbitrato extra-giudiziale che obbliga il gruppo a rivelare alle autorità fiscale i nomi di 300 clienti americani titolari di conti correnti coinvolti in un procedimento per frode fiscale.

La crisi globale sta facendo cadere, pian piano, tutti gli antichi "templi" dell'economia capitalista, considerati fino a poco tempo fa dogmi dell'investitore perfetto. Eppure, più di un anno fa, le nostre ricerche avevano cercato di rivelare almeno una parte dei meccanismi che tengono le fila di un assurdo sistema che, già allora, dava i primi segnali di cedimento . Abbiamo pubblicato molti documenti che mostrano alcune "banali" operazioni poste in essere dalla UBS Bank per creare capitale fittizio all'interno delle società, mediante operazioni di Trading, broker e fiduciarie. Un giro vizioso di documenti e denaro virtuale che ha consentito per anni al sistema finanziario di produrre capitale dal nulla, grazie al totale assenteismo delle istituzioni finanziarie. Oggi, che la situazione è divenuta insostenibile, chiedono di nazionalizzare le banche logorate dai debiti, di rifondare i Paradisi fiscali e con esso le regole del segreto bancario. In realtà i Governi e le Banche Centrali conoscevano cosa facevano i grandi gruppi bancari, e in questi mesi abbiamo provato che il Crimine invisibile esiste, che il denaro viene creato dal nulla, e spesso le capitalizzazioni sono solo l'accumulo di cifre sul terminale, ben nascosto in un caveau di una Banca svizzera.


Non sono che documenti falsi, di operazioni montate ad hoc con la complicità di fiduciari e grandi entità economiche, che hanno volutamente fatto fallire i loro fornitori, per utilizzarli come teste di legno in operazioni invisibili ed illecite che dovevano servire solo ed esclusivamente per riciclare denaro. Molti dei documenti da noi pubblicati mostrano che UBS Bank accetta titoli Petrobras, imputandoli in conto titoli nel proprio bilancio, definiti in una comunicazione ufficiale del Dipartimento per le Relazioni con gli investitori che i titoli obbligazionari al portatore emessi il 3 ottobre del 1959 e dichiarati non convertibili nel 1964, tale che non hanno alcun valore di mercato, e pertanto sono e restano titoli infruttiferi, né saranno riconosciuti da Petrobras come titoli garantiti da un rimborso o da capitale. Ciò implica che, se UBS Bank li ha imputati in conto deposito si presume che venga accertato la bontà dei titoli stessi, e dunque UBS Bank consapevolmente imputa a bilancio dei titoli non esigibili, che non possono costituire garanzia per una capitalizzazione.

Non a caso la UBS è stata tra le prime Banche a subire in maniera così evidente la crisi speculativa dei subprimes, proprio perché eccessivamente esposta con il suo portafoglio di titoli, ed oggi sta crollando in una voragine che trascinerà con essa anche il famoso segreto bancario svizzero. Il lento ed inesorabile affondamento della UBS sembra sia divenuto ufficiale all'indomani dalla vicenda legale negli Stati Uniti, che si conclude con un arbitrato extra-giudiziale che obbliga il gruppo a rivelare alle autorità fiscale i nomi di 300 clienti americani titolari di conti correnti coinvolti in un procedimento per frode fiscale. La scorsa settimana, infatti, l'Autorità federale svizzera dei mercati finanziari (Finma) ha accettato così l'accordo con il Ministro di Giustizia americano, nel tentativo di evitare un procedimento penale contro la banca di Zurigo, che avrebbe messo il pericolo la sopravvivenza della stessa Ubs. Il dipartimento di Giustizia americano ha chiesto però che la banca svizzera UBS riveli all'Internal Revenue Service anche l'identità di altri 52 mila clienti americani, titolari di conti segreti illegali per circa 14,8 miliardi di dollari, e in caso contrario inizierà l'azione legale per costringere Ubs a rivelare i conti. Il Ministro delle Finanze svizzero, Hans-Rudolf Merz, ha tuttavia precisato che il segreto bancario resta intatto in quanto la normativa svizzera non copre coloro che si macchiano di frode fiscale (penale) considerato reato, a differenza dell'evasione. UBS cerca di riparare i danni, e afferma che la concessione dei dati è stata legittima ed autorizzata, in quanto i casi oggetti di controversia riguardavano proprio un caso di frode fiscale, e che i clienti americani avevano rilasciato false dichiarazioni.

 

Bond Petrobras emessi nel 1959
Anche se gli esperti affermando che la solidità e la liquidità dell'istituto di credito resterà intatta, occorre considerare che dopo la grande crisi bancaria dei subprimes e le relative svalutazioni, tutto ciò che era rimasto alla UBS Bank era proprio la sua inattaccabile figura di "forziere" bancario. Immagine che, tuttavia, è destinata al declino, in quanto un'eventuale sentenza positiva per le autorità statunitensi - sempre più a caccia di colpevoli e giustizialismo - potrebbe far perdere alla UBS Bank la sua storica attrattività, come garante della privacy dei propri clienti i quali hanno scelto l'istituto bancario svizzero, proprio per questo particolare "vantaggio competitivo". Il caso americano rischia poi di essere un grave precedente, al punto da spingere anche altri Paesi ad avanzare le stesse richieste, dopo che per anni la cassaforte svizzera non si era mai scucita più di tanto dinanzi alle istanze e alle rogatorie dei "piccoli" procuratori locali, che indagavano su reati di riciclaggio e finanziamento al terrorismo. Ovviamente la voce grossa degli Stati Uniti ha fatto tremare l'intera Svizzera, che potrebbe veder cancellare la legge bancaria sul segreto bancario che risale al 1934, con il quale lo Stato "neutrale" per eccellenza, è riuscito ad accumulare in 70 anni il 27% di tutti i conti offshore nel mondo. Il destino di UBS Bank non è un caso isolato, in quanto i dati diffusi dalle autorità elvetiche evidenziano che il denaro depositato nelle banche svizzere si è ridotto di oltre il 27 per cento, e non solo a causa della crisi di liquidità, in quanto grandi somme sono state ritirate dopo che si è diffuso il panico delle inchieste sulle banche offshore. Oltre 1.410 miliardi di franchi, circa 951 miliardi di euro, sono stati ritirati, mentre restano solo 3.820 miliardi di franchi, pari a 2.576 miliardi di euro nelle casse bancarie, il più basso livello dall'agosto del 2005.

La fuga dei capitali della Svizzera è un ulteriore segnale della crisi "globale" che sta pian piano riscrivendo le regole del mercato e dell'economia: cambiano i paradisi fiscali, cambia la collocazione dei capitali, cambia il concetto stesso di banca. Dinanzi al panico depressione, mentre gli Stati Uniti vanno a caccia dei propri colpevoli, l'Unione Europea avanza la possibilità di nazionalizzare le banche colpite dalla crisi, che si affiancherà al progetto delle "bad bank" per la gestione degli asset tossici e pericolosi per il mercato bancario. Infatti la Commissione pianifica un piano di "piena trasparenza ex-ante" con la rivelazione degli asset deteriorati delle banche scelte che otterranno il finanziamento dello Stato, sulla base di un'adeguata valutazione, certificata da esperti indipendenti. Una volta isolate le insolvenze insorgerti, la banca dovrebbe essere messa in amministrazione controllata e liquidata, o in alternativa potrebbe godere di garanzie per titolari di bond, o di aiuti "sotto forma di garanzia o di acquisto di asset limitato allo stretto necessario per continuare ad operare per il periodo necessario a trovare un piano o per la ristrutturazione o per la liquidazione". Anche se detto in maniera democratica, si cerca di attuare una sorta di nazionalizzazione, il cui fantasma da tempo aleggia intorno alla nostra economia, mentre i banchieri si sono impossessati dei soldi. Cosa dunque ci ha portato fino a questo punto? Sicuramente tutto è stato pianificato per dare un nuovo assetto al sistema finanziario, facendo pagare alle economie più deboli e ai Governi il costo delle frodi di oltre un secolo di Storia.