L'anomia oligarchica
di Francesco Petrone - 20/05/2025
Fonte: Francesco Petrone
Oggi tutti i concetti che erano ritenuti sacri dai tempi della Rivoluzione e che furono apprezzati insieme alle idee democratiche, vengono avversati e demonizzati con una programmazione mentale quasi orwelliana. Quando ebbe termine quel periodo storico che fu denominato Ancien Régime, un sistema di assolutismo che aveva preceduto la rivoluzione stessa, venne valorizzato il concetto di popolo, il quale assunse un nuovo significato e divenne unico sovrano riconosciuto. Ci fu infatti la riscoperta della nazione, cioè di quel gruppo di individui che ora, era divenuto cosciente della propria peculiarità e autonomia culturale e storica e su questa premessa che da quel momento si bastarono i concetti di unità e di sovranità politica. Da qui, il dovere della difesa dei sacri confini. Con la Rivoluzione venne messo l’accento sulla sovranità che già esisteva e che apparteneva allo Stato, ma che da quel momento solo il popolo verrà investito da questa responsabilità. Il concetto di sovranità appartenente unicamente al popolo era una concezione di Jean Jacques Rousseau. Nella scienza politica la sovranità è il potere supremo, un potere originario e non derivato da alcun potere superiore e indipendente da ogni altro potere. Il limite, ogni Stato, se lo può dare solo in relazione a rapporti con altri Stati sovrani riconosciuti. Un principio cardine della sovranità è la inalienabilità perché la sovranità non può essere ceduta ad altre entità per nessuna ragione. Se la sovranità appartiene al popolo che la esercita attraverso i rappresentanti eletti, chiaro che in un sistema globalizzato in cui le decisioni vengono prese unicamente dai mercati internazionali e dove lo Stato viene emarginato non essendo più protagonista, la democrazia e la sovranità ne vengono a essere depresse in modo significativo se non soppresse. Il popolo in questo caso verrebbe emarginato. Il sovranismo, termine nato in Francia e attualmente tanto vituperato, non è altro che la posizione di coloro che propugnano la riconquista della sovranità in contrapposizione alle dinamiche della globalizzazione che possono invalidare la democrazia. Questo perché sappiamo che la sovranità è fondamentale per la democrazia. Infatti se un popolo non è sovrano non può esercitare la democrazia in modo indipendente. Ogni popolo privo di totale sovranità non può infatti esercitare i propri diritti. In un eventuale mondo della globalizzazione realizzata, una utopia da molti caldeggiata, quella che chiamiamo volontà popolare sarebbe molto più difficile da realizzare. Questo perché per una vera democrazia occorre una cultura comune e un linguaggio politico con una logica comune , altrimenti sarebbe la torre di Babele. Esistono utopisti globalisti che parlano di consapevolezza planetaria e propongono la collaborazione delle ONG per realizzare una democrazia globalizzata. Non occorre molto per comprendere che senza sovranità, senza Stati, confini, ideologie, nazioni, non solo non sarebbe possibile definire ogni volontà popolare ma anche ogni potere politico che non fosse rappresentato da un’oligarchia e non potrebbe esistere una volontà popolare univoca e coerente. In assenza di un vero Stato, come molti irresponsabili ventilano, e con uno scenario senza confini, sarebbe impossibile stabilire qualsiasi tipo di volontà popolare e forse proprio a una situazione del genere, vogliono arrivare certe oligarchie finanziarie speculative. Occorre ricordare, a questo proposito, che l’80% del capitale azionario globale è controllato dal 2% degli azionisti. Questo sarebbe già una oligarchia di fatto che tenderebbe ad essere legalizzata. Questa oligarchia finanziaria spesso utilizza anche velleità di certe utopie di Sinistra favorevoli alla limitazione delle sovranità col mito della proliferazione delle istituzioni internazionali e di trattati limitativi. Inoltre, con la globalizzazione, gli eventuali parlamentari che utilità avrebbero e soprattutto chi li eleggerebbe e con quali poteri? Inoltre, con la completa assenza di ideologie, la volontà popolare, sarebbe solo un aggregazione di interessi individuali, senza alcun riferimento a valori e obiettivi condivisi. In questo coacervo di proposte e utopie fuori da ogni ragionevolezza, anche certi cardinali si cimentano coi falsi miti che piacciono alle folle irragionevoli per loro natura. Un noto Cardinale, in una recente esternazione si è unito al coro di coloro che attaccano il sovranismo, ma non si è limitato a questo, è arrivato a denunciare la troppa importanza che viene data ai confini nazionali e la necessità di una maggiore apertura ai migranti. Questo religioso, forse ignora che dopo l’avvento del cristianesimo furono proprio i padri della Chiesa, da Paolo di Tarso a Sant'Agostino a sostenere il principio della sovranità e in seguito fu teorizzata anche da Tommaso d’Aquino. La grande utopia del nostro millennio, fatta propria delle nuove Sinistre individualiste e dal mondo delle banche, dalla grande finanza e da una grossa parte della casta politica occidentale, è l’utopia del mondo visto come un “Non luogo”, il superamento degli Stati, delle culture. Oggi i “non luoghi” si vanno moltiplicando, basti pensare alle autostrade, aeroporti e tutte le aree anonime e prive di anima. È la fine dell’idea di patria ottocentesca. La patria è stata la scoperta culturale e il frutto delle idee democratiche, illuministe e con gli apporti del Romanticismo che fece opera di ricerca dei miti, delle fiabe, del folklore e della profonda saggezza popolare. Quella della patria era un’idea giacobina portata dai soldati francesi in tutta Europa e che ora vediamo scomparire vittima di poteri economici emergenti. Insieme al mito della patria, tramontano l’Istituto della famiglia e tutte le culture comunitarie. I mercati, divenuti protagonisti assoluti e chi sta dietro questi interessi lottano per distruggere tutte le barriere, non solo confini delle nazioni ma anche leggi e norme, ogni tipo di paletto. Fra questi agenti demolitori, vediamo i poteri transnazionali, come le imprese multinazionali, attori economici che influenzano ogni decisione degli Stati attentando alla loro sovranità. Chiaramente in assenza di Stati, di autorità, del primato della politica, non è possibile realizzare il sogno democratico e tutto si trasformerebbe in business. Anche l’impero Romano aveva una visione universalista, anzi si può dire che fu la prima applicazione dell’universalismo su cui lo stesso cattolicesimo si sovrappose con la sua idea romanocentrica. Però l’universalismo Romano si basava sull'autorità assoluta dello Stato e non sulla sua negazione, altrimenti sarebbe stata una forma di feudalesimo dove il diritto Romano veniva dimenticato e dove l’unico diritto diventava la forza. Oggi il nuovo “feudalesimo” finanziario e bancario, per legittimarsi e per distruggere gli Stati, caldeggia società che vorrebbero essere di sogno e invece sono da incubo. Società cantante per adolescenti sognanti come quella di Imagine di John Lennon in cui si aspira a un mondo senza religione, popolato da individui che vivono solo il presente, senza patria, e che non hanno alcuna ragione per cui morire e forse nemmeno per vivere e in cui nessuno sia proprietario di niente. Sembra descrivere il canto dell’Odissea dove i compagni di Ulisse si fermano nella terra dei mangiatori dei fiori di loto, pianta che aveva un effetto narcotico. In questo Paese i compagni di Ulisse dimenticarono tutto, la patria, il loro scopo finale, la loro ragion d’essere, mentre inebetiti gustavano il frutto dell’oblio. Quella odierna, per tornare coi piedi per terra, è la lotta tra capitalismo e Stati, la lotta fra libertà di mercato e regolamentazione. Fra comunità di persone organizzate e speculatori. Le scuole economiche che propugnano l'anarco capitalismo, stanno diventando sempre più influenti, sia nelle due Americhe, come anche in Europa. Queste scuole propongono una società basata esclusivamente sulla proprietà privata, contratti privati e senza un governo centrale. I servizi gestiti dallo Stato potrebbero essere gestiti da società private. Naturalmente per arrivare a questo parlano di protezione dei diritti individuali. Inoltre la giustizia non dovrebbe essere monopolio dello Stato perché ciò sarebbe un attentato alle libertà individuali. Sembra un mondo di sogni ma è una tirannia finanziaria. Nessuno avrebbe mai pensato che gli ideali di democrazia, di popolo, di nazione, di Stato, di sovranità, di volontà generale, di contratto sociale, potessero essere destinati a una fine tanto miserevole uccisi dall’individualismo egoista. Due individualismi, quello più plebeo, di cui diffidava lo stesso Marx e quello dei componenti dell’oligarchia finanziaria.