Per mantenere un certo filo logico, possiamo continuare ad occuparci di apparato digerente - anche se, naturalmente, rimango aperto a cambiare argomenti non appena i lettori me lo chiedano.
1) la dentatura umana prevede non già la possibilità di strappare fibre carnee (i canini sono poco appuntiti), bensì il prolungato sminuzzamento di semi, frutti e granaglie (i molari sono forti e numerosi).
2) l’acidità dello stomaco umano è meno pronunciata rispetto a quella di falchi, lupi e altri predatori (che possono permettersi di letteralmente sciogliere le loro prede, lasciando poche o punte scorie).
3) la lunghezza dell’intestino è tale da permettere il lento assorbimento delle proteine vegetali, mentre mal sopporta la presenza delle fibre carnee animali che vanno incontro a putrefazione.

Queste (e altre più complesse) motivazioni ci fanno capire che la dieta carnea, seppur praticabile, è comunque una forzatura. E’ vero, grazie a quelle proteine siamo diventati - nei secoli - più forti e intelligenti, ma ciascuno di noi ne ha anche accumulato un’importante quota di tossine, che si depositano nei tessuti provocando le patologie più disparate.
Se soffriamo di dolori reumatologici, alterazioni dei grassi o dell’acido urico nel sangue, depressione o irritabilità (e molto altro ancora), prima di iniziare una lunga e costosa serie di indagini e di terapie medicamentose possiamo tentare di riconvertire la nostra dieta da animale a vegetale, scegliendo tra:
-legumi (fagioli ceci soia lenticchie cicerchie…)
-semi oleosi (noci nocciole pistacchi anacardi arachidi…) o, per allontanarci un po’ di più dalle nostre tradizioni mediterranee,
-alghe
-prodotti derivati: tofu , dalla soia; seitan, dai cereali.
Nei negozi di alimenti naturali si possono trovare ottimi manuali di preparazione per questi nuovi (per noi) alimenti, che ben si adattano anche ai più capricciosi cultori della dieta nostrana. Certi “wurstel di soia”, per esempio, sono così ben realizzati da ingannare il palato, convinto di ingoiare carne di maiale!
L’inconveniente del gonfiore provocato dai legumi è facilmente risolvibile con una tisana di semi di finocchio da assumere a fine pasto.

Sostituendo cinque pasti animali su sette con quelli sopra elencati, in capo a un mese potremo notare un importante cambiamento nel nostro stato di salute.

Ormai sappiamo che produrre proteine animali richiede superfici coltivabili molto maggiori rispetto alla stessa quantità di proteine vegetali. Questo è un blog sulla decrescita largamente intesa, e considerando che io sono anche il referente provinciale dell’associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) ho un motivo di soddisfazione in più per consigliare questo approccio: dalla dieta vegetale trarrà vantaggio la salute non solo di noi umani, ma anche quella del pianeta che ci ospita.

Mario Frusi, medico esperto in medicine complementari, referente per Cuneo dell’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia (International Society of Doctors for the Environment)