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Crisi vera, disoccupati reali: così finisce l'era postmoderna

di Francesco Alberoni - 09/03/2009

 


Negli ultimi vent`anni molti sociologi  erano convinti di aver identificato  la tendenza evolutiva della nostra  società. Questa da agricola è diventata  industriale, poi post-industriale e, infine,  post-moderna. Nella società postmoderna,  ci spiegavano, spariscono  non solo le ideologie ma tutte le certezze  e lo stesso «principio di non contraddizione»  per cui non dobbiamo più decidere  se è vero questo o quello, sono  veri tutti e dite. Realtà ed illusione si  confondono, non conta la realtà oggettiva  ma solo l`immagine, l`apparenza.  Perde di importanza lo Stato nazionale  come fonte di certezze, non c`è più  bisogno del Welfare State. La gente si  raggruppa in tribù, attorno ad una  squadra di calcio, ad un blog, ad una  marca. Secondo alcuni non si deve neppure  più parlare di cittadini, ma di consumatori. Non si guarda al futuro,  l`azienda vuole risultati a breve. Non  ci si arricchisce facendo buoni prodotti,  ma con astute operazioni finanziare.  Tutto è provvisorio, liquido. Si cerca  il successo subito, la notorietà subito,  il piacere immediato, non importa  come. Dominano l`individualismo e  l`edonismo. Questa diagnosi su cosa  sia e dove stia andando la nostra società  è stata insegnata come dogma nelle  università, nei master, nei seminari fino  all`estate scorsa. Solo oggi incominciamo  a renderci conto che quella che  veniva descritta come tendenza storica  era, in realtà, il sintomo di una malattia.  Sono state proprio l`indifferenza  al futuro, l`incapacità di prevedere,  la ricerca del profitto a breve termine,  le spregiudicatezza nelle operazioni finanziare  tanto ammirate a scatenare   la crisi mondiale. No, il postmoderno  non rappresentava il domani.  Oggi ci rendiamo conto che continua  ad esserci differenza fra reale e immaginario,  fra realtà e apparenza. Ci sono  banche e imprese che falliscono realmente,  ci sono disoccupati veri, poveri  veri, e occorrono investimenti veri,  non immaginari. Il principio di non  contraddizione non è scomparso perché  bisogna fare davvero delle scelte,  prendere davvero delle decisioni. Il consumatore  non è più il re capriccioso di  ieri, deve fare i conti con precisione. E  tutti tornano a guardare allo Stato, a  chiedere aiuti e certezze allo Stato, per  prime le orgogliose banche e le grandi  imprese.  Ciascuno di noi torna a progettare  con accortezza, con vigilanza. E non  sopportiamo più il lassismo, il press`a  poco, le chiacchiere. Chiediamo realismo,  precisione, rigore, concretezza.