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Alcune glosse al documento di Obama per uscire dalla crisi

di Paolo De Gregorio - 24/03/2009



Tradotto da Rita Baldassarre, traggo alcune frasi dallo scritto di Obama:

-“gli Stati Uniti sono pronti a rimettersi alla guida e chiamiamo a raccolta
i nostri partner per fare uno sforzo comune per un obbiettivo comune”
(dunque questa fissa di nazione egemone non scompare, anche se la realtà ha
dimostrato che l’America è il paese più indebitato del mondo, i suoi eserciti
costano una enormità e non vincono un bel niente, gli americani vivono al
disopra della loro possibilità, il loro sistema finanziario era in mano a
truffatori professionali che hanno “solato” mezzo mondo, e per questo non sono
in grado di guidare nessuno).

-“il G20 deve rafforzare con contributi sostanziosi le riserve di emergenza
del FMI, fondo monetario internazionale” (significa che l’Europa deve cacciare
soldi per un organismo, che è controllato dagli USA, che deve evitare la
bancarotta ai paesi dell’Est Europa che altrimenti si allontanerebbero dalla
politica USA e dalla Nato)

-“Una forte struttura di regole per il capitale ci proteggerà da future
crisi” (Sbagliato! Tutti gli organismi di controllo che esistevano negli USA
non hanno funzionato e i nuovi in breve tempo farebbero la stessa fine. Il
governo deve controllare la maggioranza del pacchetto azionario di tutte le
banche fallite, i soldi ricevuti da queste banche sono soldi pubblici ed è
giusto che il governo abbia il potere di indirizzo e di cambiare dirigenti
quando lo ritiene opportuno. Ciò significa rivalutare il potere della politica
e far pesare al capitalismo il suo fallimento.

-“So benissimo che l’America ha le sue responsabilità per il caos in cui ci
dibattiamo” (solo alla fine Obama ammette responsabilità che invece dovevano
essere la premessa di tutto il discorso. L’origine della crisi è colpa SOLO
degli americani e della loro truffa finanziaria che ha coinvolto con titoli
fasulli, senza valore, inesigibili, tutto il sistema finanziario globalizzato,
e fino ad oggi non sappiamo neppure a quanto ammonta l’esposizione delle
principali banche.