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60 anni di Nato: salvati o condannati?

di Giuseppe Zaccagni - 11/05/2009

 

Tutti insieme, appassionatamente, questa mattina al Senato per la “Giornata celebrativa dedicata al 60mo anniversario dell’Alleanza atlantica”. Cose in grande, con diretta da Sky e un ovvio intervento del presidente del Senato Schifani. Hanno preso la parola (dopo il saluto di Sergio De Gregorio, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare Nato e la relazione di Enrico La Loggia, presidente del Comitato Atlantico italiano) personaggi come Bruce George e Karl A. Lamers. Sul podio della “Giornata” (una vera manifestazione d’impotenza) c’erano il presidente del comitato militare della Nato, ammiraglio Giampaolo Di Paola, con Giulio Andreotti, Massimo D'Alema, Piero Fassino, Franco Frattini, Paolo Guzzanti, Giorgio La Malfa, Franco Marini, Lech Walesa. L’occasione, si è detto, è quella di un bilancio di sessant'anni di storia e una riflessione sui nuovi scenari. Con una certa Italia che “fa festa” e che cerca, ovviamente, di far dimenticare le tante realtà storiche dell’avventura atlantica.

Ma la storia della "scelta di campo" non si cancella e non va in archivio. Per anni ed anni si è parlato - a sinistra - della Nato come di un "nemico in casa". Con i retori ufficiali dell'atlantismo sempre impegnati a celebrare le ricorrenze del caso: il 4 aprile la firma e il 4 agosto l'entrata in vigore. Tutti pronti ad evidenziare il ruolo della Nato come organismo di difesa (dove sentirsi partner privilegiati) da quella che era definita come la minaccia di aggressione sovietica all'Europa occidentale. Uno spauracchio agitato dagli atlantici in ogni occasione. Tutto senza far cenno al fatto che la Nato aveva avuto i suoi natali prima del famigerato Patto di Varsavia. Ma non è questo il punto. Le domande che avanzano sono ben altre.

C'è da chiedersi cosa sia stato in questi anni il Patto atlantico. Prima di tutto è un Patto che - in un intreccio di ricatti planetari - ha come base istituzionale quella del progressivo scardinamento dei principi della cooperazione tra paesi a diverso sistema sociale in Europa e per la sostituzione ad essi di interessi particolari, che coincidono con quelli delle maggiori potenze imperialistiche e con l'ordinamento capitalistico degli Stati membri. Alla formula della cooperazione il Patto ha opposto, infatti, quella della supremazia statunitense; all'azione per il disarmo, la corsa agli armamenti; e soprattutto (ricordiamolo sempre…) alla sicurezza europea, il riarmo - in anni duri - della Germania occidentale.

E così la storia, che col passare del tempo si è fatta sempre più varia e sfaccettata, ci dice ancora che l'Alleanza è diventata non già lo strumento per "far fronte alle crisi", ma un meccanismo al servizio delle forze più interessate a provocarle. E le vicende della Yugoslavia stanno a ricordarcelo anche oggi… C'è poi l'aggravante dovuta al fatto che il trattato dell'Alleanza ha offerto, se non la base legale, l'avallo per una "integrazione" delle forze armate e per la creazione della NATO, organizzazione centralizzata e sovranazionale, dominata dagli Stati Uniti, irta di organismi politico-militari autonomi, che sottraggono ai governi e ai parlamenti parte dei loro poteri di decisione.

Si è aperta così la via alla proliferazione delle basi militari, dei presìdi stranieri e delle unità speciali multinazionali, destinate a coinvolgere le responsabilità di tutti dappertutto, anche al di fuori dell'area geografica coperta dal trattato. Ricordiamo, tra l'altro, le continue pressioni esercitate dagli Stati Uniti per associare gli "atlantici" all'intervento diretto nel Vietnam e a quello indiretto nel Medio Oriente… Tutto sta a testimoniare con dati di fatto il funzionamento della formula.

Terzo, e non ultimo aspetto: la deformazione che i concetti di "indipendenza politica" e di sicurezza hanno subìto e subiscono a favore di una pratica d'intervento negli affari interni dei paesi membri. Il caso della Grecia, dove un gruppo di militari oltranzisti riuscì ad insediarsi e a liquidare le istituzioni democratiche applicando un piano elaborato dagli organismi speciali della NATO è ancora un esempio addirittura clamoroso. La verità é che né il Patto Atlantico né la NATO hanno servito la pace e la libertà dei paesi membri. La pace è stata mantenuta, in questi anni in Europa, malgrado la loro esistenza. Ma non è questo quanto risuonato oggi nell'aula del Senato.