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Baghdad occidentalizzata riscopre i suoi vizi

di Rod Nordland - 13/05/2009



Il vizio sta tornando in questa città un tempo famosa perché varietà di vizi ne aveva mille e una.

I coprifuoco notturni, gli estremisti religiosi, e i sequestratori in cerca di preda per lo più sono spariti. Così, inevitabilmente, alcuni si stanno dando ai piaceri illeciti, o almeno a piaceri un po' dubbi.

I locali notturni hanno riaperto, e in molti di essi le prostitute vanno in cerca di clienti. I negozi di alcolici, un tempo costretti a chiudere dai miliziani fondamentalisti, sono proliferati: in un isolato dell'affollata Sa'adun Street, ce ne sono più di dieci.

Il Parco Abu Nawas, prima deserto per timore di kamikaze in cerca di folle vulnerabili, adesso è diventato un luogo per appuntamenti galanti fra giovani. Non che nel parco ci siano posti adatti a nascondersi, dato che gli alberi sono piuttosto radi; è solo che le coppie fanno vinta di non poter essere viste, e i passanti collaborano.

Siamo lontani da Sodoma e Gomorra, ma è forse un ritorno parziale alla vecchia Baghdad. I ba'athisti, che qui hanno dominato dagli anni '60 fino all'invasione americana nel 2003, erano laici, e alquanto peccatori. Sotto Saddam Hussein, Baghdad era un posto piuttosto vivace, dove i caffè restavano aperti fino alle 2 o alle 3 del mattino, e le prostitute esercitavano la loro professione persino nella pista da bowling dell'Hotel Rashid.

“Tutto sta tornando al suo modo naturale”, dice Ahmed Assadee, un sceneggiatore che sta lavorando a una soap opera.

Gli uomini si riuniscono nei caffè per fumare il narghilè e giocare d'azzardo ai dadi o a domino. Nei fine settimana, la stanza sul retro del Caffè Mustansiriya è stipata di persone che stanno attorno a un ring di combattimento fra galli clandestino. Poco tempo fa, i 100 spettatori o giù di lì erano molto rumorosi mentre guardavano lo spettacolo cruento, ma facevano le loro scommesse in modo discreto.

Dopo tutto, il gioco d'azzardo è illegale.

Walid Brahim, 25 anni, esperto in disinnesco dell'esercito iracheno, e il fratello Farat, 20 anni, elettricista, di recente erano seduti fianco a fianco a un tavolo nel bar "Notti di Abu Musa", in uno dei vicoli di Sa'adun Street, indaffarati con un secchiello di ghiaccio e una bottiglia di Chavez Whiskey, un liquore fatto clandestinamente in Iraq.

“E' fantastico”, diceva Walid Brahim. “Compravamo l'alcol e ce lo bevevamo di nascosto solo a casa”.

Il bar è per soli uomini, come praticamente tutte le taverne rispettabili, ma i fratelli non vedono l'ora che arrivi un futuro anche più radioso.

“Se questa sicurezza continuerà”, diceva Farat Brahim, “entro un anno tutti i camerieri saranno ragazze”.

Da parte dei poliziotti locali, esausti dopo anni passati a schivare assassini e far pulizia dopo le autobomba, c'è nonchalance nei confronti di un po' di vizio.

“Oggi abbiamo a che fare con cose più normali. Tutto il mondo si trova a fronteggiare problemi di questo tipo”, dice il colonnello Abdel Jaber Qassim Sadir, vice capo della polizia a Karrada, un quartiere centrale di Baghdad.

“La prostituzione, questo tipo di comportamento non può essere impedito”, aggiunge. “E' assai difficile trovarlo in pubblico; va avanti in luoghi segreti, isolati”.

In realtà, non così segreti. A Karrada adesso ci sono una mezza dozzina di club dove l'ingresso costa 50 dollari. Dato che 150 dollari la settimana è considerato un buon stipendio, i clienti non pagherebbero tanto solo per il privilegio di bere.

Recentemente, una notte, nel club "Ahlan wa Sahlan", in Nidhal Street, la proprietaria, Tiba Jamal, stava tenendo banco, come fa di solito, sulla pedana nella parte anteriore di una stanza con una pista da ballo per lo più vuota e molti tavoli.

La Jamal si fa chiamare la "sceicca", il femminile di sceicco, un titolo onorifico che apparentemente ha adottato. E' vestita con un chador nero lungo dalla testa ai piedi, aderente, ed è adorna di parecchi chili fra bracciali, ciondoli, collane, orecchini, e anelli di oro massiccio, la sua reazione alla crisi finanziaria.

Le ragazze che lavorano nel nightclub erano assai meno vestite, ma niente che sarebbe considerato indecente per strada in Europa - nel mese di agosto. A un certo punto della serata erano più degli uomini, sedute in un gruppo numeroso fin quando non sono state convocate a uno dei tavoli dove erano seduti gli uomini.

“E' bello vedere gente che si diverte di nuovo", diceva la Jamal.

Un cliente abituale diceva: “Dopo, puoi avere una qualunque di queste ragazze per passarci la notte, per soli 100 dollari”. Prima, però, ci si aspetta che i clienti trascorrano alcune ore a comprare birre da 20 dollari, o anche whisky più costoso.

Una ragazza che diceva di avere 28 anni ma ne dimostrava 18 era seduta fumando, e trangugiava bibite, mentre il suo “compagno” beveva Scotch. Studentessa universitaria, come nome ha dato solo Baida, ma è stata franca riguardo alla sua professione notturna. Era successo qualcosa che l'aveva costretta a farlo? “No”, diceva. “Esco con gli uomini per poter guadagnare dei soldi.” Per mantenere la sua famiglia? Sembrava sorpresa dalla domanda. “No, per me”.

Un detective della polizia diceva che non si sognerebbe mai di imporre la legge contro le prostitute. “Sono le fonti migliori che abbiamo”, diceva il poliziotto, di cui non facciamo il nome per motivi di sicurezza. “Sanno tutto del JAM o dei membri di al Qaeda", affermava, utilizzando l'acronimo del Jaish al-Mahdi ovvero Esercito del Mahdi, una milizia sciita.

L'unico problema per i suoi uomini, aggiungeva il detective, stava nel fatto che i vicini si facevano un'idea sbagliata quando i poliziotti andavano nelle case dove si sa che abitano delle prostitute. Davvero vogliono solo parlare, diceva.

“Se dipendesse da me, distruggerei tutte le moschee e sparpaglierei un po' di più in giro le puttane”, diceva il detective. “Almeno non badano all'appartenenza confessionale”.

Altri sono imbarazzati per la presenza delle prostitute.

“E' terribile vedere che la prostituzione è aumentata fino a questo punto”, dice Hanaa Edwar, Segretario Generale di al-Amal, un gruppo iracheno per la difesa dei diritti umani. “Queste sono donne che provengono da famiglie di sfollati, gente povera, persone che devono vendersi per guadagnare denaro per le loro famiglie e i loro figli”.

Era furibonda dopo aver sollevato l'argomento di fronte al Parlamento iracheno. “Erano scioccati e non hanno accettato di aprire la discussione su questo tema”, dice. Lo shock, aggiunge, è stato che lei avesse osato menzionare il problema.

Lo scorso anno al-Amal ha commissionato un rapporto basato su una indagine sulle prostitute che lavorano per strada a Baghdad. Una era una ragazzina di 15 anni che era stata cacciata da scuola perché vestiva in modo non appropriato, e poi si era data alla prostituzione, diceva il rapporto. Un'altra era una diciottenne costretta a diventare la seconda moglie di un uomo più vecchio di lei; era fuggita, e non aveva nessun altro modo per mantenersi. Una delle ragazze aveva 12 anni.

Certamente, il vizio spesso ha un lato sgradevole. Nel corso di una recente operazione segreta a Karrada, che aveva come obiettivo un giro di trafficanti di esseri umani, un magnaccia ha offerto a un ufficiale in borghese l'opportunità di comprare una ragazza da portare in Siria, stando a un detective, che ha parlato a condizione di mantenere l'anonimato in quanto non autorizzato a discutere l'operazione.

L'abuso di droghe, almeno, è un problema che non si è presentato molto, o è rimasto nella clandestinità totale, a detta della polizia. “Gli unici problemi che vediamo sono ogni tanto delle pillole illegali”, dice il colonnello Sadir.

Cosa che non sorprende, la droga preferita degli abitanti di Baghdad è il Valium, aggiunge il colonnello.

La maggior parte della gente di eccitazione in questi ultimi sei anni ne ha avuta abbastanza semplicemente restando a casa.

Hanno contribuito alla raccolta di elementi Riyadh Mohammed, Suadad al-Salhy, e Muhammed al-Obaidi.

The New York Times
(Traduzione di Ornella Sangiovanni)