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Meeting di filantropi ? No, poteri forti globali all’attacco

di Paola Baiocchi, Andrea Montella - 24/05/2009

 
 
Il sito della comunità irlandese irishcentral.com l'ha pubblicata il 18 maggio. I media tradizionali, invece, non hanno considerato la notizia. Ma non capita tutti i giorni che un ristretto numero dei personaggi più ricchi e potenti del mondo si vedano in un summit senza giornalisti e al di fuori delle grandi passerelle come il Forum di Davos o i meeting della Trilateral.
L'incontro è stato convocato il 5 maggio scorso nella President's Room della Rockefeller University di New York, da Warren Buffet il finanziere noto per essere un grande anticipatore grazie al suo intuito negli affari, con un patrimonio personale stimato da Forbes in 37 miliardi di dollari. Alle tre di quel martedì pomeriggio erano presenti - secondo il sito irlandese - Bill Gates (57 miliardi di dollari), Oprah Winfrey l'influente conduttrice televisiva schierata con Obama e padrona di un impero editoriale da 2,7 mld; George Soros (11 mld) rivale di Buffet in Borsa e speculatore per conto dei Rothschild; c'era David Rockefeller Jr. rampollo di una delle famiglie che più hanno condizionato e condizionano l'economia mondiale. E poi Ted Turner (20 mld) fondatore della Cnn, con Michael Bloomberg editore-sindaco di New York (20 mld). C'era Peter Peterson, presidente del Blackstone Group il colosso dei private equity , gestore di 50 società con 357 mila dipendenti, che recentemente - tanto per far capire chi comanda - ha rifiutato di relazionare alla Sec (la Consob degli Usa) sui rendimenti dei suoi fondi. Era presente anche Julian Robertson, fondatore dell' hedge fund Tiger Management Corporation.

Non succedeva da 102 anni
«L'ultima volta che qualcosa del genere è avvenuto risale al 1907 quando il banchiere John Pierpont Morgan riunì nel suo studio privato di Manhattan i maggiori finanzieri degli albori di Wall Street» commentava Maurizio Molinari da New York, su La Stampa del 21 maggio.
Allora era in corso una crisi da sovrapproduzione a livello globale, spinta dalla speculazione sul rame che aveva fatto crollare i prezzi, provocando il crack di una banca Usa troppo esposta nelle miniere e si era estesa ad altri settori industriali statunitensi ed europei, provocando fallimenti a catena. Le cause più profonde della crisi stavano nelle contraddizioni degli opposti nazionalismi economici del capitalismo mondiale, che avrebbero trovato la soluzione alle loro contraddizioni nella Prima guerra mondiale e negli equilibri politici che ne sarebbero scaturiti.
John Pierpont Morgan fu uno dei banchieri più influenti della nascente industria americana, assieme ai Taylor, ai Rothschild, ai Belmont, ai Seligman e ai Morton. Contribuì a far nascere compagnie come la General Electric, l'acciaieria U.S. Steel e ad estendere la rete ferroviaria. Fu Morgan a risollevare le finanze degli Stati Uniti, indebitati dalla Guerra di secessione. Quello che era un bene per lui, Morgan sosteneva si trasformasse in ricchezza per il Paese. Dicevano di lui: «Il mondo fu creato da Dio nel 4004 avanti Cristo e riorganizzato da J. P. Morgan nel 1901».
Alla sua morte (Roma, 1913) la banca fu presa in mano dal figlio John Pierpont Morgan Jr., che finanziò economicamente l'intervento americano nella Prima guerra mondiale; appoggiò le riforme monetarie del dopoguerra e nel 1926 con il suo principale associato, Thomas William Lamont, finanziò con 100 milioni di dollari Mussolini. Il prestito aveva lo scopo di stabilizzare la lira e con essa il regime fascista. Per questi banchieri finanziare il fascismo ha rappresentato un investimento a lungo termine per uscire da quella crisi economica che avrebbe avuto il suo apice nel 1929 e da cui il sistema capitalistico sarebbe parzialmente uscito solo con il secondo conflitto mondiale, completando lo spostamento dell'epicentro dell'imperialismo verso gli Stati Uniti, iniziato nei primi decenni del Novecento.

Cosa si sono detti?
Come per l'incontro del 1907 non è trapelato nulla su quanto si sono detti durante la riunione del 5 maggio; una spiegazione è stata fornita da Stacy Palmer, direttore del Chronicle of Philantropy il giornale del fundraising, la raccolta fondi organizzata da fondazioni ed enti non profit: «L'incontro è avvenuto per stabilire un nuovo approccio alla filantropia globale».
Ma quella che si è svolta nella Rockefeller University il 5 maggio può essere considerata a pieno titolo la riunione organizzativa dell'annuale meeting del Bilderberg Group, che si è tenuto nove giorni dopo, anch'esso senza i riflettori della stampa ufficiale, dal 14 al 17 maggio vicino ad Atene. Il Bilderberg è uno dei gruppi di potere più esclusivi e meno trasparenti del mondo: è partita dai suoi vertici nel 1973 l'esigenza di creare la Trilateral, organismo esecutivo e di controllo della politica dei governi nei tre continenti Asia, Europa, America.
Nella Trilateral viene portato avanti il progetto neoliberista che inizia con l'attacco al Cile di Salvador Allende (11 settembre 1973) continuato poi con Thatcher e Reagan negli anni '80.
Di questo disegno, teso a smantellare tutte le conquiste sociali avvenute dal dopoguerra in poi da parte dei lavoratori, aveva capito la portata reazionaria Enrico Berlinguer, nelle sue riflessioni sul Cile pubblicate da Rinascita nel 1973.
La diluizione della critica nei confronti del capitalismo e il parallelo aumento della concentrazione di potere e denaro nelle mani di pochi moderni "pirati" sta mettendo, come non mai, in pericolo ogni forma di democrazia sul nostro pianeta. La battaglia nei confronti di queste strutture private sovranazionali, che intendono decidere le politiche al posto dei Parlamenti, deve ripartire in forma organizzata dai partiti che fanno riferimento al proletariato: il vero Palazzo del potere sono questi centri, diciamogli di smettere.

Riorganizzazione mondiale

Sembra che nel meeting 2009 del Bilderberg sia stata programmata una riorganizzazione globale che trasformerà l'Oms in un Dipartimento per la Sanità e il Fmi in un Dipartimento del Tesoro da porre sotto il controllo dell'Onu. Questo intervento dei poteri forti sull'Onu non è casuale, perché l'Organizzazione delle Nazioni Unite è una struttura non democratica dove esiste la prevaricazione dei cinque Stati più potenti che godono, rispetto a tutti gli altri, di un assurdo diritto di veto.
Jim Tucker, giornalista che dal ‘75 segue il Bilderberg, ha dichiarato in una trasmissione radio che «tali manovre rappresenterebbero dei passi enormi verso il governo mondiale che il Bilderberg si sta accingendo a realizzare ma il cui completamento, negli ultimi 10 anni, è sempre fallito».
Con la scusa della crisi, in cui i poteri forti e i loro portaborse invocano un governo mondiale, il processo di svuotamento delle più democratiche Costituzioni nazionali (come quella italiana) potrebbe subire un'ulteriore accelerazione.
In questa direzione va il Trattato di Lisbona, operazione verticistica in parallelo con l'imposizione dei sistemi elettorali maggioritari e il bipartitismo. Secondo Tucker il Bilderberg per far approvare il Trattato di Lisbona, bocciato dai cittadini irlandesi lo scorso anno, sta pensando di inviare in segreto dei suoi rappresentanti in Irlanda per parlare con i leader politici locali. Per far recedere gli irlandesi dalle decisioni prese meno di un anno fa.
In cambio i "filantropi" vedranno cosa fare per aiutare l'Irlanda ad uscire dalla crisi economica. Come suggerisce il sito irishcentral.com: "Buy Ireland".
Che tradotto dal politichese vuol dire: «Ci siamo comprati l'Irlanda».