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Prato di montagna, né Enel né petrolio

di Stefania Persico - 15/03/2006

Fonte: carta.org

 

ACQUA, LEGNO, VENTO E PERSINO LETAME: A PRATO ALLO STELVIO,
PROVINCIA DI BOLZANO, LUCE E CALORE SONO AUTOPRODOTTI

SETTANT’ANNI FA, i cittadini di Prato allo
Stelvio hanno dovuto ricorrere a metodi
alternativi per procurarsi l’energia
di cui altrimenti sarebbero rimasti sprovvisti.
Oggi proprio questo piccolo comune in provincia
di Bolzano, nel cuore del Parco nazionale
dello Stelvio è, per molti, un modello innovativo
di produzione energetica.
Tutto è cominciato negli anni venti. «Prato
era un paese piccolo, periferico, con pochi abitanti
e piuttosto poveri - racconta Georg Wunderer
- L’Enel non aveva alcun interesse a far arrivare
le sue reti elettriche fin su da noi. Di qui
l’idea di autoprodurre energia con materie di
cui Prato abbonda tutt’oggi».
Acqua, legno, vento e persino letame [bruciato]
sono gli elementi usati per rifornire di
energia elettrica e di calore una popolazione di
3.300 abitanti. A gestire il tutto non è una multinazionale,
ma la Energie-Werk-Prad, una cooperativa
fondata nel 1927 da sei cittadini di Prato.
Da allora la cooperativa ha costruito quattro
piccole centrali idroelettriche: la Rio Cerin nel
1927, la Rio Mulino uno nel 1986, la Rio Mulino
due nel 1990 e nel 1998 la Rio Trafoi. Le centrali
funzionano sfruttando parte
delle acque del fiume Rio
Solda e dei ruscelli limitrofi,
dai quali si ricavano 1.400 forniture
di energia elettrica.
Negli ultimi anni, alle
idroelettriche si sono affiancate
le biogas che producono
il 35 per cento dell’energia
elettrica e il 90 per cento del
calore distribuiti nelle case di
Prato. L’impianto, attivo dal
1999, per produrre calore utilizza
una base fermentata
formata da liquami, letame e
in parte da scarti di lavorazione della frutta. Sono
i contadini e gli allevatori del comune, come
spiega Georg Wunderer, presidente della cooperativa,
a fornire la centrale della materia prima.
In alcuni casi il biorecupero dei rifiuti solidi
degli animali rappresenta un’alternativa per lo
smaltimento dei reflui in eccesso. In Alto Adige
vige infatti una legge provinciale che stabilisce
la quantità limite di materiale spandibile nel terreno
come fertilizzante. Di recente la cooperativa
ha cominciato a esplorare anche le potenzialità
dell’energia eolica. Nel 2003 ha stipulato
una convenzione con comuni locali e ulteriori
partner dei dintorni per servirsi del Marein,
località particolarmente ventosa.
«Con questo sistema riusciamo a coprire il
fabbisogno energetico di tutti gli abitanti, che
è di circa dieci milioni di kw», dice Wunderer. La
produzione totale di energia ammonta sui venti
milioni di kw, i restanti dieci vengono rivenduti
ad altre cooperative: in particolare, la Energie
Werk Prad ha stretto una collaborazione
con il vicino comune di Stelvio. Solo la frazione
di Montechiaro, con i suoi 500 abitanti, non è
ancora servita dalla cooperativa perché manca
la rete elettrica che dovrebbe distribuirla. «Si sta
studiando il modo per raggiungere anche Monte
Chiaro - aggiunge il sindaco Hubert Pinguera
- bisognerebbe appoggiarsi ai pali dell’Enel,
evitando così nuove costruzioni».
«I cittadini hanno accolto bene questo sistema,
innanzitutto perché consente loro un
notevole risparmio», dice Wunderer. Il costo al
consumo è del 30 per cento inferiore a quello
dell’Enel. Di tale agevolazione possono però beneficiare
solamente i soci della cooperativa che
ad oggi sono quasi mille, nel 1927 se ne contavano
46. I soci all’atto dell’iscrizione versano
una quota che dipende dalla potenza consumata,
mentre i non associati, circa il 10 per cento
degli abitanti, pagano secondo le tariffe stabilite
dall’Autorità dell’Energia.