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Tripura e Mizoram: lotta per la libertà nelle terre salgariane

di Fabrizio Legger - 22/06/2009

Nuovi combattimenti tra le truppe indiane e i guerriglieri separatisti

Le minoranze tibeto-mongolo-birmane contro l’oppressione hindu

Nuovi bagliori di guerra incendiano il Tripura e il Mizoram, nel Nord-Est indiano, in quelle terre di salgariana memoria, confinanti con l’Assam, dove il grande romanziere veronese ambientò molti dei suoi romanzi indiani (la bella Surama, sposa di Yanez De Gomera, compagno di Sandokan, era per l’appunto una principessa assamese), Si tratta di dure lotte per la libertà che si protraggono ormai da decenni. Infatti, gli stati del Tripura e del Mizoram, fanno parte dell’Unione Indiana, ma sono di fatto abitati da maggioranze etniche che nulla hanno a che vedere con gl’indù e con l’induismo. Questi popoli, diversi per etnia, lingua, religione, tradizioni, rivendicano il loro sacrosanto diritto all’indipendenza, ma non ottengono altro che repressione militare e recrudescenze di dominio centralistico da parte dei governatori hindi mandati da New Delhi con il ben preciso compito di annientare le spinte separatiste che animano queste terre, ricchissime di petrolio, legname e minerali preziosi, uranio e idrocarburi. Nel Tripura, stato in cui predominano etnie di origine mongolo-birmana, punta di diamante della resistenza all’oppressione indiana è il Fronte Nazionale di Liberazione del Tripura (NLFT), movimento politico-guerrigliero fondato il 12 marzo 1989 da Dhananjoy Reang, con il chiaro fine di conseguire la secessione dall’India. I ribelli dell’NLFT hanno da subito lanciato attacchi sanguinosi contro i simboli del potere hindu, in particolare le caserme di polizia e dell’esercito, ma anche gli odiati uffici governativi del fisco. La risposta delle truppe speciali antiguerriglia indiane è stata durissima sin dall’inizio, con tanto di bombardamenti delle aree rurali dove si nascondono le bande guerrigliere e rastrellamenti di villaggi accusati di appoggiare la resistenza tripurana. Dopo vent’anni di dura lotta, i ribelli dell’NLFT pare siano oggi circa 5.000: non un numero granché elevato ma comunque tale da tenere sotto scacco le truppe indiane nella regione, le quali, purtroppo, continuano a praticare una repressione assai spietata. Ovviamente, i governi indiani rifiutano di concedere a Reang e al suo movimento lo status di interlocutore politico, ragion per cui la guerriglia va avanti senza esclusione di colpi. Nell’ultimo decennio, in Tripura, sono nate altre organizzazioni guerrigliere minori, tutte in lotta contro la presenza indiana: tra queste ci sono la Forza delle Tigri Tripura e il Fronte dei Popoli Indigeni del Tripura, entrambi rappresentanti delle etnie tribali che abitano le terre maggiormente devastate dai lavori di trivellazione per il recupero del petrolio, gruppi ribelli attualmente molto impegnati nella lotta contro le compagnie petrolifere indiane. Nel Mizoram, piccolo stato abitato da etnie di origine mongolo-tibetana e birmana, sono attivi da anni diversi movimenti guerriglieri indipendentisti: primi tra  tutti il Fronte Nazionale Mizo (MNF) e il Fronte Nazionale Chin (CNF). I Mizo sono l’etnia maggioritaria, mentre i Chin sono una etnia di origine birmana, che costituiscono una minoranza anche in Birmania. Entrambi questi movimenti guerriglieri costringono da anni le truppe indiane presenti in Mizoram ad una lunga, snervante e continua guerriglia fatta di imboscate, agguati, attentati. Una guerra di logoramento che, nonostante la brutale repressione attuata dalla polizia e dalle forze di sicurezza indiane, non è riuscita a stroncare la guerriglia separatista, che gode di un forte appoggio popolare, non solo nelle aree rurali ma anche nelle città e nei sobborghi metropolitani. Una guerriglia, quella del MNF e del CNF, letale e insidiosa, che dissangua l’esercito indiano ma che, nonostante la sua tenace resistenza, continua a non essere riconosciuta come interlocutore politico dai governi che si succedono a Delhi. Così, Tripura e Mizoram continuano a bruciare sotto i furiosi incendi della guerra, incendi che sono sprigionati da una giusta e sacrosanta brama di indipendenza e di libertà che la violenza e la potenza dell’esercito indiano non riusciranno comunque mai a soffocare!