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Iran, l’eversione via sms

di Ugo Gaudenzi - 22/06/2009

 

 
Iran, l’eversione via sms
 

“Che cosa hanno in comune Michael Ledeen (il neo-con Usa, antenna anti-Craxi a Sigonella), Mir-Hossein Mussavi (il candidato specchio della mafia dell’ex presidente Rafsanjani sconfitto alle elezioni del 24 giugno in Iran) e Adnan Khashoggi (il plutocrate saudita)?”.
Se lo chiede Reza Fiyuzat, analista e docente iraniano, e così risponde: “Sono tutti buoni amici di Manuchehr Ghorbanifar, un presunto agente doppio del Mossad, mercante d’armi nonché figura chiave dell’affaire Irangate”, ovvero gli scandalosi accordi per la vendita di armi Usa a Teheran i cui proventi furono utilizzati dall’amministrazione Reagan per finanziare la controguerriglia dei Contras contro il legittimo governo sandinista nicaraguegno nel biennio 1985-86 (ndd).
Di qui una logica addizione: dietro Mussavi, il cosiddetto “riformista”, protagonista delle manifestazioni “verdi” a Teheran, radicalmente sconfitto dal riconfermato presidente Mahmud Ahmadinejad, “forse” c’è la mano del Mossad, di certo quella della Cia e quella del denaro collaborazionista saudita.
Fatto sta che in Iran il 61,6% dei consensi è stato raccolto da Ahmadinejad e il 35,9 da Mussavi: con uno scarto di oltre 10 milioni di voti. L’operazione segreta atlantica è così fallita.
Washington è adusa a intervenire, in Iran. Come notano i commentatori liberi di mezzo mondo, da Robert Fisk a Thierry Meyssan di “Reseau Voltaire,” o noi di “Rinascita”, lo aveva fatto alla fine della seconda guerra mondiale, lo aveva ripetuto nel 1953 per rovesciare il premier nazionalista Mohamar Mossadeq, colpevole di aver nazionalizzato le risorse petrolifere, aveva armato Saddam contro l’Iran, e anche ora, con il tentativo fallito di “rivoluzione colorata”.
Questa volta l’Iran è diventato il campo di sperimentazione di metodi innovativi di sovversione. La Cia si è appoggiata nel 2009 su una nuova arma: il controllo dei telefoni portatili e di internet. Dalla “globalizzazione” dei cellulari e delle reti in poi, i servizi segreti anglosassoni hanno moltiplicato le loro possibilità di interferenza e influenza. Da “Echelon” a Skype si può captare tutto, diffondere e deviare tutto. La National Security Agency (NSA) - la stessa Autorità manovratrice dell’Iran-Contras - ha ottenuto dai fornitori “privati” delle reti di connessione la massima collaborazione. Ed hanno compiuto, nel caso della campagna per le presidenziali in Iran, una capillare opera di identificazione dei possibili “focolai di resistenza o di dissidio” contro il governo legittimo di Teheran o, al contrario, dei gruppi o delle persone filogovernative.
Hanno così ottenuto una “mappa” su cui manovrare la destabilizzazione, senza oscurare nulla.
Come il Mossad. Che si è guardato bene di ordinare il bombardamento o l’oscuramento delle reti di comunicazione durante l’atroce operazione “Piombo fuso” a Gaza, a cavallo degli inizi di quest’anno.
Attraverso gli sms e le messaggerie così monitorate, i signori del pianeta hanno potuto lanciare decine, centinaia di migliaia di inviti “robotici” alla “resistenza” pro-occidentale. Come il Mossad ha insegnato nel luglio e nell’ottobre del 2008 lanciando messaggi robotici alla popolazione libanese e siriana contro gli Hizbollah e il Baa’th.
Lo stesso metodo impiegato a Teheran per drogare la popolazione. Già ad appena due ore dalla fine delle votazioni una sventagliata di sms eteroinviati avevano “informato” destinatari iraniani selezionati che le Guardie della Costituzione avevano reso nota a Mussavi la sua vittoria e l’uomo di Rafsanjani - lo stesso che tre giorni prima aveva dichiarato “scontata la vittoria di Ahmadinejad”, anche sulla scorta di indicazioni statistiche Usa che alla vigilia conteggiavano in “almeno il 20%” lo svantaggio a favore del presidente uscente - ha così potuto chiamare a raccolta la sua rivoluzione colorata. più tardi un’altra sventagliata di sms informava gli “iraniani selezionati” (indirizzo: twitter@stopAhmadi) sulla necessità di seguire Facebook o i lanci Twitter sulle proteste della dissidenza.
“Sfortunatamente” per i manovratori, la società Twitter però ha fermato nella notte le sue linee di comunicazioni per la “normale manutenzione dei suoi server”.
Subito il Dipartimento di Stato Usa allertava la Twitter per sospendere tale manutenzione. Ne ha dato notizia il New York Times, commentando come tali “operazioni hanno contribuito a seminare la sfida del dissenso” e come fosse impossibile, con questa tattica individuare messaggi veri e messaggi lanciati da Langley (sede Cia).
“Destabilizzare, destabilizzare, destabilizzare. Qualcosa rimarrà.” Questo è quanto accaduto a Teheran e dintorni.
Per adesso il piano atlantico, però, è miseramente fallito. Ma lo scacchiere medio-orientale resta la prima linea dell’attacco atlantico all’Europa.