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Sovranità violata

di Antonella Vicini - 17/03/2006

Fonte: Rinascita

 

Di fronte al crimine che diventa un diritto distorto all’autodifesa; di fronte all’illegalità che si trasforma in norma acquista e indiscussa; di fronte all’alleanza sionista-statunitense e all’ombrello aperto da Washington per riparare Tel Aviv da ogni possibile attacco da parte della comunità internazionale, anche se solo verbale e formale, rimane ben poco da fare. Il senso di impotenza vince. Le parole restano l’unico mezzo, inutile, di espressione. Parole di critica e di condanna sono state quelle che ha utilizzato ieri il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas definendo un “crimine imperdonabile” il vergognoso raid compiuto martedì dalle truppe israeliane al carcere di Gerico, in Cisgiordania, al termine del quale sono stati arrestati sei militanti palestinesi, tra cui l’ex segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), Ahmed Saadat, obiettivo principale di tutto l’assalto.
Alla luce degli ultimi gravi fatti avvenuti nella West Bank, che hanno confermato il grave stato di cose nei Territori palestinesi, terra di nessuno in balia dei colpi di mano sionisti, il leader palestinese ha interrotto il suo viaggio in Europa, rinunciando all’intervento di ieri davanti all’Assemblea di Strasburgo in sessione plenaria. Un intervento che, a dire il vero, si sarebbe rivelato poco opportuno, vista l’evidente complicità di una Paese membro dell’Unione, come la Gran Bretagna, nel raid che ha permesso ai militari sionisti di imporre la propria legge.
Rientrato nei Territori per seguire gli ultimi sviluppi della nuova crisi, Abbas ha visitato il carcere distrutto e ha affermato che l’assedio della prigione cisgiordana è stato “un affronto al popolo palestinese”. Anche egli ha sposato la tesi, piuttosto evidente, dell’azione coordinata tra gli osservatori britannici e americani della prigione e le forze israeliane. “Questi sono i fatti : gli osservatori hanno lasciato il carcere alle 9:20 del mattino, e gli israeliani sono arrivati alle 9:30. Come possiamo spiegare tutto ciò?”, si è chiesto.
Evidentemente l’Anp non ha accolto come valide le risposte date sia da Londra che Washington, subito dopo l’assedio, per motivare l’assenza delle truppe britanniche e statunitensi dal luogo del raid. Riguardo alla lettera inviata dai consoli dei due Paesi, l’otto marzo scorso, per annunciare la prossima fine della missione, il presidente palestinese ha ammesso infatti di essere stato avvertito della possibilità di un ritiro degli osservatori dal carcere di Gerico, precisando che tuttavia non erano state indicate date precise.
“Britannici ed americani ci avevano detto una settimana fa che intendevano lasciare, ma non si sono coordinati con noi e ci hanno colti di sorpresa per quanto riguarda la data della loro partenza”, ha dichiarato Abbas dopo aver incontrato il premier giordano Maarouf Bakhit ad Amman.
“Persino il ministro degli Esteri britannico Jack Straw ha detto di non aver informato i palestinesi sui tempi”, ha aggiunto. Troppe coincidenze per non far pensare, anche alla mente meno scaltra, che gli israeliani fossero stati messi a conoscenza del ritiro delle guardie.
“È evidente per il fatto che i tank israeliani erano pronti ad intervenire immediatamente dopo la partenza degli osservatori”, ha continuato.
Anche il portavoce del ministero degli Interni palestinese ha puntato il dito contro Stati Uniti e Gran Bretagna: “Sappiamo che i soldati americani e britannici responsabili della difesa del carcere si sono ritirati 15 minuti prima dell’assalto - ha affermato il funzionario - Hanno quindi una responsabilità morale e giuridica per le vittime di questo attacco, perché loro sono in contatto continuo con i soldati israeliani e quindi sapevano cosa stava accadendo”. Una posizione decisa su più fronti che, nonostante le diversità di fondo e le problematiche che hanno impedito ad al Fatah di giungere ad un accordo governativo con Hamas, accomuna l’Autorità con il partito al governo.
Il movimento di resistenza islamico ha infatti definito gli episodi di martedì “evidente attacco” alla sovranità palestinese. “Questo attacco è avvenuto nel contesto di un piano sionista in preparazione da anni”, ha denunciato Farahat Asad, leader del gruppo in Cisigiordania, tuonando contro “la mentalità agressiva dei sionisti contro il potere legislativo e la sovranità palestinese”.