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L’11 Settembre, otto anni dopo

di Paolo Emiliani - 11/09/2009

 

L’11 Settembre, otto anni dopo

Sono passati otto anni da quell’11 settembre 2001, un giorno che ha cambiato la storia, anche se la vera storia di quel giorno non è mai stata completamente chiarita.
Esiste una verità ufficiale, sposata dai media addomesticati di tutto il mondo, immutabile come un postulato, trasformata in totem, come l’olocausto. Una verità utilissima per giustificare ogni successivo crimine dei buoni, di coloro che quella verità descrive come vittime del più feroce attentato della storia. In questa storia c’era una volta il feroce Osama bin Ladin che con la sua organizzazione di cattivi, l’allora sconosciuta al Qaida, ha scatenato quattro attacchi suicidi, facendo schiantare due aeroplani di linea dirottati sulle Torri Gemelle di New York, un altro sul Pentagono, mentre un quarto, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca sarebbe precipitato in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell’equipaggio ebbero tentato di riprendere il controllo del velivolo. Questa storia ufficiale è in realtà piena di incongruenze e di palesi falsificazioni che qui sarebbe lungo elencare e che i lettori di Rinascita ben conoscono, perché la nostra è stata sempre una delle pochissime voci fuori dal coro. Basti dire che l’aereo contro il Pentagono non c’è mai stato (infatti non esistono immagini) ed il secondo aereo sulle torri era privo di finestrini.
In realtà le 2974 vittime ufficiali degli “attentati” sono ben lungi da rappresentare un record, pensate solamente alle stragi, che non hanno nulla di bellico, perpetrate proprio dagli Usa contro la popolazione civile di Dresda o di Hiroshima o di Nagasaki.
L’11 settembre ha però alcune peculiarità che lo hanno reso unico. Intanto sono stati coinvolti cittadini di 90 nazionalità diverse, facendolo diventare il primo attentato globale, poi il secondo aereo è giunto sulle Torri con un perfetto ritardo sul primo, in modo che l’impatto fosse ripreso in diretta dalle Tv di tutto il pianeta, il primo attentato “live” della storia.
L’impatto mediatico è stato senza precedenti e senza ancora conoscere né i veri responsabili né, tanto meno, i veri mandanti, l’11 settembre è diventato il pretesto per una campagna contro il terrorismo che fu subito definita di polizia internazionale.
Gli Usa avevano già nel cassetto i piani di invasione contro Iraq e Afghanistan, ma senza l’11 settembre sarebbe stato difficile attuarli e soprattutto sarebbe stato difficile coinvolgere nell’invasione tante altre nazioni.
I veri obiettivi statunitensi erano di natura geopolitica, strategico-militare e soprattutto economica e certo nemmeno il più stupido degli uomini avrebbe potuto credere che l’integralista religioso Osama bin Ladin potesse trovare rifugio nel laico e progressista Iraq di Saddam Hussein, ma i governi paracoloniali europei, come il nostro, ci hanno creduto o fatto finta di crederci. Quelli, otto anni fa, erano gli Stati canaglia per eccellenza: Iraq ed Afghanistan. Oggi le cose sono cambiate e per Washington i nuovi Satana sono Hugo Chavez e Ahmadinejad. Il fatto è che ora sarebbe impossibile coinvolgerli nei fatti dell’11 settembre e Washington dovrà pensare a qualcosa di nuovo per trovare un pretesto per rivolgere le sue possenti armate contro Venezuela e Iran.
Un altro 11 settembre? Perché no?
In fondo si è scoperto recentemente che già nei primi anni ‘60 gli Usa avevano progettato attentati autolesionisti per far ricadere la colpa su Fidel Castro e giustificare l’invasione di Cuba. Una macchinazione quindi ben rodata, che potrebbe funzionare ancora grazie al controllo mediatico mondiale. Buon 11 settembre.