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Il beduino misericordioso

di Paolo Lezziero - 27/03/2006

Fonte: peacereporter.net

Il beduino misericordioso

Fayez – El- Ghossein

Guerini e Associati

 
 
La prima di copertinaLa Shoah degli ebrei coi suoi milioni di morti ha lasciato un segno profondo, una cicatrice storica che mai potrà rimarginarsi. Basta passare da Roma al Portico di Ottavia, vicino alla Sinagoga, e leggere i nomi dei 1900 deportati con la forza, ovviamente tutti, uomini, vecchi, donne e bambini.
Un altro genocidio però,  rischia di passare quasi inosservato. A metà della prima guerra mondiale, dal 1916 i Giovani Turchi, al potere a Istambul, nazionalisti fanatici alleati dei tedeschi, cominciano il massacro degli armeni, una dei tanti popoli dell’impero turco, quella più colta e più forte.
Anche adesso, come per gli ebrei, esistono i revisionisti turchi che negano tutto o tendono a sdrammatizzare e a ridurre il tutto a qualche scaramuccia.
C’è però il libro scritto da Fayez- el-Ghossein, “Il beduino misericordioso, testimonianze di un arabo musulmano sullo sterminio degli armeni, a ricostruire la storia vista in presa diretta. E’ un diario che produce un libro piccolo di dimensione ma con contenuti grandi e impressionanti, raccontati quasi con distacco, senza enfasi e con l’emozione del racconto ridotta ed essenziale.
 
Beduino musulmano dell’Hauran, alto funzionario arabo, condannato dai turchi prima a morte, come presunto capo di un movimento rivoluzionario e poi all’esilio, è proprio durante questi spostamenti che Fayez- el-Ghossein vede e raccoglie tutte le testimonianze delle barbarie commesse contro innocenti armeni, come al solito donne, vecchi e bambini, selezione tipica di tutti i massacratori del mondo.
“Penso che sia mia dovere  pubblicare questo libro per servire la verità e la nazione che è stata perseguitata dai turchi e specialmente per difendere la religione musulmana, affinchè  non venga accusato di fanatismo dall’Europa”, scrive nelle prime pagine del suo diario scritto a Bombay, India, nel 1916.
Capitoli agghiaccianti si susseguono dopo quello della storia degli Armeni, i quali vengono sistematicamente eliminati assieme a Protestanti, Caldei, Siriaci. Sembrano le sequenze di tutti i documentari dei campi di concentramento tedeschi. Le vittime hanno la stessa dignità di fronte alla morte sicura. Un capo di villaggio racconta all’autore di aver visto donne armene andare con coraggio verso il carnefice mangiando pezzi di pane e fumando sigarette. Un bambino di tre anni cadere morto dopo aver visto la madre sgozzata. Una bambina armena correre verso i suoi genitori già morti rifiutando si salvarsi dicendo “ mio padre e mia padre sono già morti, non voglio nessun’altro come genitore.”
 
“ Qual è dunque la ragione che spinse i turchi  allo sterminio di tutti gli armeni ?”, si chiede  Fayez – el- Ghossein, visto che qualche anno prima li consideravano sudditi fedeli che avevano combattuto al loro fianco nella guerra dei Balcani.
Una volta preso il potere contro l’autoritario Sultano Abdul Hamid, essi hanno capito che il dispotismo era l’unico mezzo per conservare quel potere assoluto per l’egemonia su tutte le altre razze. Quella Armena , superiore per istruzione e capacità ( ricorda molto gli ebrei in Europa), padrona dell’industria del paese, era  molto vicina ormai a impadronirsi dell’esercito ( quasi tutti gli ufficiali erano armeni). I Giovani Turchi passano allora all’eliminazione fisica, un’occasione facilitata anche dalla guerra in corso. E nemmeno la Germania di allora, alleata, non fa nulla per evitare tutto quanto sarebbe successo.
“ Di quali diritti si sono avvalsi i turchi  per sterminare tutta una nazione, se i suoi membri hanno pagato tutti i tributi e osservato le leggi dell’Impero e combattuto per esso?
E’ la domanda che ci poniamo ancora adesso sul nazismo e sulla Shoah. E solo di recente qualche storico turco ha ammesso la verità di quanto successo in quei lontani anni in Armenia.
Il volume è tutto un documento vero e reale di un uomo che ha scritto non per sentito dire ma per aver assistito direttamente o per essersi informato sul momento, essendo per fortuna ( della verità storica) dolorosamente presente.