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Libertà di stampa: diffidare delle manifestazioni "ad personam"

di Andrea Carancini - 05/10/2009



Il sottoscritto non ha partecipato alla manifestazione di oggi 3 Ottobre a Piazza San Giovanni, a Roma, per la "libertà d'informazione".

Pur condividendo infatti le preoccupazioni largamente diffuse in Italia contro la detta libertà, ritengo mistificanti e fuorvianti le manifestazioni che, come quella di oggi, vengono indette essenzialmente contro la persona del Presidente del Consiglio.

E' vero: il conflitto d'interessi di Berlusconi è macroscopico e meglio sarebbe stato se la sinistra, nei lunghi anni in cui è stata al governo, l'avesse regolamentato con il giusto rigore. Tuttavia ritengo che le critiche a un Berlusconi siano credibili quando a farle è un grande giornalista come Massimo Fini: se invece vengono da un soggetto come il gruppo Repubblica-L'Espresso, è difficile sottrarsi all'impressione di una guerra per bande.

Insomma, per dirla con Gaber: "Io non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me" (
http://www.giorgiogaber.org/stampa/vediart.php?codArt=47 ) e di Berlusconi, nel centro-sinistra, ce n'è moltissimo. Un esempio, tra i tanti: ve la ricordate la RAI dei cosiddetti "professori" (quei consiglieri d'amministrazione che entrarono nella stanza dei bottoni di Viale Mazzini nel 1993, sotto la presidenza del consiglio di Carlo Azeglio Ciampi)?

Bene, furono proprio loro a liquidare tre delle quattro orchestre RAI dell'epoca
(http://archiviostorico.corriere.it/1994/febbraio/04/salviamo_orchestre_Rai__co_10_9402042219.shtml ).

In realtà, il pericolo principale per la libertà (e per la qualità ) dell'informazione, oggi, in Italia, è costituito da un meccanismo come AUDITEL, e non dalle miserie - peraltro innegabili - del Presidente del Consiglio: da questo punto di vista, è illuminante l'articolo sul tema in questione scritto qualche giorno fa da Marcello Veneziani (http://ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=28041 ).

Perchè una corazzata come Repubblica, in tutti questi anni, ha relegato la denuncia dei guasti prodotti da AUDITEL a qualche articolo di Giovanni Valentini?

La verità è che la classe dirigente del centro-sinistra odia Berlusconi ma non sa fare a meno del berlusconismo.

Quindi, in fondo, non ha tutti i torti proprio l'attuale Presidente del Consiglio quando afferma che la libertà di stampa, in Italia, è maggiore che in altri paesi: il sottoscritto concorda pienamente, e a ragion veduta. Nella mia veste di revisionista dell'Olocausto ritengo di essere un indicatore significativo della libertà di espressione tollerata dalla nostra società.

Ebbene, se dipendesse da fin troppi esponenti della nomenklatura che vedremo sfilare oggi a Roma, da un pezzo sarei finito dietro le sbarre: è stato proprio Beppe Giulietti, portavoce dell'Associazione Articolo 21 a scrivermi tempo fa di essere d'accordo con l'inasprimento della famigerata Legge Mancino proposto dai suoi colleghi di partito Emanuele Fiano e Khaled Fouam Allam (inasprimento che si propone appunto di chiudere i conti con il tanto vituperato "negazionismo").

Il tema della libertà di parola non può essere strumentalizzato contro una singola persona, in primis, e contro una sola parte politica: può e deve, invece, costituire una battaglia trasversale (perchè i nemici dell'articolo 21 della Costituzione si trovano in entrambi gli schieramenti oggi dominanti: a sinistra, soprattutto nel PD, e a destra, soprattutto nei membri dell'ex AN).

Il degrado dell'attuale sistema radiotelevisivo, poi, continuerebbe a rimanere intollerabile anche se Berlusconi uscisse di scena: per constatarlo basta acquistare in edicola i grandi sceneggiati della RAI ripubblicati proprio dal gruppo Repubblica-L'Espresso - e misurare il divario con quello che viene oggi imposto ai telespettatori dalla logica commerciale che è stata fatta propria, da almeno 20 anni, anche dalla RAI e dal centro-sinistra: da questo punto di vista la persona di Berlusconi è solo il più redditizio dei capri espiatori.