Di fronte alle catastrofi naturali, maggiori o minori, tutte dolorosissime, che hanno colpito la terra negli ultimi giorni, Italia compresa, si è letto e sentito spesso un avvertimento inquietante: la natura è cattiva, la natura è matrigna. Nulla di nuovo. Il grande Giacomo Leopardi era dello stesso avviso, il marchese De Sade, da cui prese nome la perversione nota come sadismo, la pensava così: la natura è cattiva, per vincerla l’uomo deve essere più cattivo di lei. I suoi insegnamenti, però non ci hanno portato fortuna, o felicità.
Per questo sarebbe grave riproporli proprio oggi, quando la noncuranza verso la natura e i suoi misteriosi equilibri ci presenta il suo conto, per noi fallimentare.
Uno degli aspetti più evidenti della crisi contemporanea è, infatti, proprio il fallimento del tentativo paranoico dell’uomo di sottomettere la natura, fantasia maturata nell’Illuminismo (di cui Sade fu bizzarro ma significativo esponente), e nelle successive correnti scientiste, all’alba della modernità e della rivoluzione industriale. Rivoluzionari e nuova borghesia pensarono che decapitare la natura (sfruttandola a man bassa, inquinandola, avvelenandola), non sarebbe stato più difficile che decapitare il Re di Francia, che disponeva pur sempre di un esercito, mentre l’ambiente naturale non aveva armi e difensori visibili.
Iniziarono così una serie di interventi profondamente alteranti gli elementi naturali (la terra, l’acqua, l’aria), i cui effetti furono (per limitarci agli ultimi anni) la crescita esponenziale dei tumori per inquinamento, il riscaldamento atmosferico, e il forte accorciamento della vita media nelle regioni più affrettatamente industrializzate, come la Russia sovietica.
Oggi, gli «attacchi della natura matrigna», come le bombe d’acqua che hanno sconvolto pochi giorni fa l’entroterra di Messina, sono solo il risultato dell’incuria e del disprezzo che l’uomo ha mostrato verso l’ambiente in cui abita, che lo nutre e lo fa respirare.
Alla base di questo disprezzo c’è una scissione psicologica, sviluppatasi nella modernità fino ad arrivare a quelle contemporanee malattie della passione settimanalmente segnalate da questa rubrica, e per certi versi annunciate e celebrate proprio da Sade, con i suoi corpi sottomessi al potere della mente, delle idee.
Il fatto è che la natura non è altro, diverso da noi; noi stessi siamo, anche, natura. La manipolazione e sottomissione dei corpi, desiderata e praticata dalla filosofia sadiana, è una delle forme della manipolazione e sottomissione della natura praticata dalla modernità. Lo comprese perfettamente Pasolini, che denunciò la «scomparsa delle lucciole» nella natura avvelenata, e (nel suo Salò, o le 120 giornate di Sodoma), la manipolazione e sfruttamento dei corpi da parte del potere delle ideologie.
La natura è il corpo della terra vivente, così come il nostro corpo è il luogo in cui si sviluppa la natura umana, coi suoi affetti, i suoi desideri, le sue sensibilità. Che, certo, come quelle della natura, possono essere distorte, manipolate, però a prezzi altissimi, pagati da tutti.
Tutti i grandi disturbi psicologici di oggi, dalle tossicomanie ai disturbi alimentari, a quelli della libido e della sessualità partono da una qualche violenza al corpo ed ai suoi bisogni naturali: la fame, l’amore, la ricerca di protezione. E si curano ricostruendo quell’originario ambiente naturale, che è stato devastato.
Uno sviluppo umano dominato da fantasie di onnipotenza sulla materia ci ha reso incapaci di dialogare col corpo della natura e col nostro. Meglio smettere di voler dominare l’una, e l’altro, e ricominciare invece ad ascoltarli.