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Barack Obama. Premio Nobel per le buone intenzioni

di miro renzaglia - 12/10/2009

st-obama-of-assisi_fondo-magazineOnestà vuole sia riferito che alla comunicazione dell’assegnazione alla sua persona del premio Nobel per la Pace, il Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, sorpreso abbia esclamato: «Wow! Non so se lo merito…». Ecco, a dire il vero, pure noi ci chiediamo cosa abbia fatto mai per meritare tanto.  Ha forse ritirato le sue truppe nei due paesi invasi dalla precedente amministrazione Bush, dove si muore e si continuerà a morire per le mire egemoniche degli Us? Macché, manco gli è venuto in mente. Anzi, a volerla dire tutta, con uno dei suoi primi provvedimenti presidenziali ha rafforzato con 21000 unità il contingente militare in Afghanistan. E allora?

Leggiamo la motivazione: il Comitato del Nobel «ha dato grande importanza all’impostazione di Obama ed ai suoi sforzi per un mondo senza armi nucleari [si fa riferimento al recente discorso tenuto all'Onu sul tema]. Obama  da presidente ha creato un nuovo clima nelle relazioni internazionali. La diplomazia multilaterale ha riguadagnato centralità, evidenziando il ruolo che le Nazioni Unite ed altre istituzioni internazionali possono svolgere. Il dialogo ed i negoziati sono preferiti come strumenti per risolvere i conflitti, anche quelli più complessi. L’immagine di un mondo libero dalle armi nucleari ha fortemente stimolato il disarmo ed i negoziati sul controllo degli armamenti».

Che: «Il dialogo ed i negoziati sono preferiti come strumenti per risolvere i conflitti…» è una bella intenzione, non c’è che dire. Ma i fatti? Con la stessa logica, avrebbero potuto conferirgli il premio Nobel per l’Economia: non ha forse ratificato il più robusto intervento dello stato in soccorso delle banche che con le loro scelleratezze hanno determinato la più grave  crisi economica della storia moderna? E se, di conseguenza, gli americani (per limitare il discorso agli americani, è vero…) hanno visto crescere la percentuale di disoccupazione che, a febbraio di quest’anno, è salita all’8,1%, il dato più alto mai registrato dal dicembre 1983, poco male: Obama c’è, vigila e promette di provvedere: «Durante questa recessione sono stati persi 4,4 milioni di posti di lavoro: una cifra sbalorditiva. Abbiamo la responsabilità di agire ed è quello che faremo. Non accetto un futuro di disoccupazione per questo Paese». Ancora buone intenzioni, insomma. E pazienza se per i fatti c’è da aspettare.

E peccato che non esista il Premio Nobel per l’ Ambiente, altrimenti  Obama avrebbe vinto pure quello. Infatti, al prossimo (dicembre 2009) vertice ambientale di Copenhagen, chiederà di calcolare i tagli delle emissioni di anidride carbonica - il principale gas dell’effetto serra - in base a un meccanismo di sua invenzione, non ancora reso noto, e di rottamare i criteri del Protocollo di Kyoto, del resto mai ratificato ed osservato dagli Usa. In quella sede (di Copenaghen), secondo il Guardian «Obama si impunterà su una cosa: non vuole tagli obbligatori alle emissioni, ma solo tagli subordinati alla legislazione interna di ogni Paese». Però, anche qui, le buone intenzioni non mancano: non è suo forse l’impegno di creare nel giro di dieci anni 5 milioni di posti di lavoro nel settore dell’energia pulita e di arrivare a un taglio delle emissioni di C02 dell’80% entro il 2050? Certo che sì: anche qui, basta aspettare…

Infine, forzando appena un po’ la mano ai criteri di assegnazione del Nobel per la Medicina, gli si potrebbe assegnare pure questo. Sbandieratissima in campagna elettorale e già una volta bocciata dal Senato americano, la riforma delle riforme, quella sanitaria, continua ad agitare il pensiero della Nuova America sognata da Obama. Certo che un Presidente che non riuscisse a far passare una riforma, anzi, lo ripeto: LA SUA riforma,  dovrebbe cominciare a prendere seriamente in considerazione di non essere esattamente quel deus ex machina che la propaganda dell’impero ci rimanda in continuazione. Fosse bocciata definitivamente la sua proposta, 46 milioni di americani (cioè un numero pari quasi all’intera popolazione italiana) continuerebbero a restare fuori da qualsiasi protezione sanitaria. Però, potranno comunque consolarsi con le buone intenzioni del loro presidente…

…ma con cosa si diceva fosse lastricata la strada che porta all’inferno?

 

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