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Questioni morali e ossessioni da uguaglianza

di Massimiliano Viviani - 19/10/2009

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Quando si intende criticare l'operato di governanti o potenti in genere, al fine di individuare delle azioni criminose di cui un normale cittadino si debba indignare, io credo che non siano da mettere in primo piano quelle considerazioni puramente morali che tanto accendono gli animi nell'Italia (ma non solo) degli ultimi anni, siano esse, per fare un esempio, in relazione a tangenti ricevute da un uomo politico, o a leggi che determinati uomini politici promulgano per salvare propri amici o se stessi -cosiddette leggi "ad personam". Non che esse non siano importanti o non vadano denunciate, ma a mio parere non rivestono un ruolo prioritario, giacchè spesso si riducono a pure questioni di principio. Si può obiettare che esse possono costituire un esempio per simili comportamenti in futuro, ma il loro reale danno per il comune cittadino solitamente è minimo, e un'eccessiva insistenza alla loro denuncia può finire addirittura per sviare da problemi più gravi. Si possono infatti concepire -e in alcuni casi per esempio è accaduto- governanti non corrotti, ma incapaci, negligenti, ottusi, o in ogni caso in qualunque modo dannosi e nocivi per le persone. O addirittura, all'inverso, politici competenti possono in linea di principio essere coinvolti in fenomeni di corruzione senza che in questo modo le loro capacità vengano oscurate. In questi casi, considerazioni puramente morali rischiano di essere addirittura nocive per i cittadini.
Più importanti sono quegli atti, leggi o decisioni che incoraggiano comportamenti realmente dannosi, come per esempio leggi che favoriscono corruzione e tangenti, e che quindi per esempio vanno a determinare un esborso da parte dell'erario statale. Ma anche in questo caso la corruzione finisce spesso per perdersi nel calderone delle spese, degli sprechi, delle inefficienze e dei malfunzionamenti, che a dire il vero -nel nostro Paese per esempio- non hanno un'origine unica o individuabile in modo preciso. Sarebbe inoltre da discutere che gli esborsi derivanti dalla corruzione siano più elevati rispetto per esempio a quelli derivanti dagli sprechi. Se così non fosse, sarebbero questi ultimi ad avere la priorità assoluta per il bene dello Stato. Purtroppo l'elefantiaca macchina statale moderna non consente a noi comuni cittadini di fare queste valutazioni in modo chiaro, sicchè spesso si finisce per credere che casi di piccole tangenti rovinino lo Stato quando invece tutt'altre potrebbero essere le considerazioni da dover fare. In tutti questi casi, si tratta pur sempre di danni più gravi rispetto alla questione puramente morale, ma che probabilmente non rivestono ancora un'importanza prioritaria.
Priorità assoluta invece dovrebbero avere innanzi tutto quegli atti le cui conseguenze nuocciono in modo diretto, grave, inequivocabile e irrimediabile alle singole persone. Possiamo citare, tra questi, gli errori giudiziari, l'usura bancaria, le morti sul lavoro, la criminalità comune, solo per nominare le prime che ci vengono in mente, le più banali. Di questi temi -paradossalmente- si parla sottovoce.
Ironia della sorte invece, tutti, dall'uomo della strada al blogger fintamente controcorrente -ossia di fatto un conformista mascherato- sono trascinati dall'indignazione quasi esclusivamente per questioni morali. O quantomeno tale indignazione è sempre la più forte. Il cosiddetto "rispetto delle regole" -o culto della legalità- la venerazione quasi sacrale della Costituzione, l'indignazione per la corruzione sono spesso questioni assai lontane dalla vita di tutti i giorni, e altri sarebbero i motivi di indignazione. Eppure esse dominano le menti degli oppositori del "regime" fino ad offuscarle, tanto da far sorgere il sospetto di trattarsi di forme nemmeno tanto velate di faziosità politica o in certi casi addirittura di invidia per chi -come per esempio Berlusconi, ma ovviamente non solo- è riuscito a fare in pochi anni quello che altri avrebbero desiderato fare -invano- per decenni (escort comprese). Invidia da cui, per quello che vedo quotidianamente, in molti casi credo non sia immune nemmeno l'uomo della strada.
Sia ben chiaro che chi scrive non nutre certo tendenze di indulgenza verso i corrotti nè particolari simpatie verso uomini che di corruzione, favori e clientele fanno il loro metro di vita. Ma altre sono le priorità, in relazione a fatti molto peggiori. I favori perpetrati dal Premier Berlusconi ai suoi amici sono certamente motivo di indignazione, ma ci sono ben altri reati per i quali migliaia di famiglie italiane sono rovinate per sempre. Basti pensare per esempio ai ben noti casi Parmalat, Cirio e titoli argentini, elargiti con somma generosità dalle banche a migliaia di poveri cittadini ignari, in complicità con chi quelle aziende aveva fatto fallire. Eppure un corrotto impunito desta sempre molto più scalpore.